La delibera n. 23 del Consiglio comunale del 16 maggio 2007; sindaco Filippo Lippiello; ICI a 54,75 € mq

di TOMMASO VERGA
CRONACA D’UN RICORSO AL TAR. Dei padroni delle cave e di altri. Infatti, a sottoscrivere hanno provveduto il CVTR (Centro per la valorizzazione del travertino romano) e la “Li.Fi. srl”, la non particolarmente misteriosa sigla d’una società dell’area, risalente al gruppo di Lippiello Filippo, a sua volta presidente del CVTR (ente nato il 17 luglio 1989 a iniziativa della Regione Lazio con l’approvazione della legge n. 47). Assistenza delle avvocatesse Elisabetta Pistis ed Elenia Cerchi per Lippiello, mentre Antonella Auciello ha difeso la città di Guidonia Montecelio e Luigi Bocanelli la Tre Esse Italia srl.
Come ben si può dedurre, con questo ricorso al TAR, l’ente regionale è stato schierato contro Guidonia Montecelio, socio fondatore del CVTR. Non soltanto un grossolano paradosso.
Oggetto del ricorso (risalente a metà marzo si presume), la mancata messa in atto dei provvedimenti conseguenti alla «rideterminazione del valore venale delle aree estrattive ai fini delle imposte ICI e IMU» la rivendicazione. Sì, come si vede, anche l’ICI
In sostanza, i padroni delle cave hanno chiesto ai giudici amministrativi di obbligare il Comune ad applicare le tariffe risalenti alle stime sul valore venale dei terreni dell’architetto Roberto Marongiu – dal curriculum: presidente del Consiglio comunale di Santa Marinella, cittadina amministrata da Pietro Tidei, genitore della renziana consigliera regionale Marietta – a seguito dell’incarico affidato il 17 dicembre 2020 da parte dell’amministrazione cittadina. Compito retribuito per l’importo di € 25mila, liquidati il 20 ottobre 2021. Per i padroni delle cave la nuova tariffa (l’importo non è mai stato reso pubblico) comporterebbe un risparmio di circa il 50 per cento rispetto a quanto stabilì il Consiglio comunale del 16 maggio 2007 approvando la delibera proposta dal sindaco Filippo Lippiello.

Filippo Lippiello, ex sindaco di Guidonia Montecelio

Invece, anche il ricorso al TAR s’è rivelato un ennesimo appuntamento senza effetti soddisfacenti per i padroni del travertino. I quali, tutto compreso, dovranno continuare a versare l’“antica” cifra di 54,75 € a metro quadro. Cresce la somma pretesa dall’ente locale.
Si tratta ora di individuare un amministratore pubblico – un sindaco, un assessore – che pretenderà il rispetto della legge. A portata di mano, il 12 giugno, si tratterà di individuare un amministratore che imporrà ai padroni delle cave ciò che subisce ogni comune mortale in casi analoghi.
Non bastasse, dal dettaglio appare un altro motivo controverso, certamente sgradito ai padroni delle cave. In caso contrario non avrebbero puntato le loro attese anche all’Ici. La quale nell’invocata “rideterminazione” non è entrata né poteva. E la persegùita transazione sul debito arretrato, il contenzioso che ha caratterizzato il rapporto padroni delle cave-amministrazione comunale nel quinquennio passato?
Bastava leggere la “determinazione 185” del 20 ottobre 2021 a firma del dirigente Egidio Santamaria: la «liquidazione della fattura» a Roberto Marongiu riguarda esclusivamente «la determinazione del valore di aree edificabili ai fini IMU classificate dal Prg». Per cui, ci si domanda, come i padroni delle cave possono attendersi il ricalcolo delle loro presunte spettanze arretrate derivanti da un’ICI mai presa in considerazione, mai modificata, successivamente alla delibera numero 23 del 16 maggio 2007 a firma Filippo Lippiello sindaco della Margherita (altresì titolare del gruppo «STR spa»), contenente l’importo di € 54,75 al mq.

Roberto Marongiu, presidente del Consiglio comunale di Santa Marinella

Un’ambizione – quella di ottenere il calcolo degli arretrati ICI a tariffa ridotta onde avanzare la richiesta di rimborso – confermata dalla citazione in giudizio della «Tre Esse Italia srl», la concessionaria per il servizio di accertamento e riscossione del Comune di Guidonia Montecelio, tirata in ballo proprio per tale eventualità.
Ma perché le multiple versioni giudiziarie di Filippo Lippiello hanno ricevuto un secco diniego, sintetizzato dalla formula «in diritto, il ricorso è inammissibile»?
Secondo i giudici del Tribunale amministrativo, gli esiti fissati nella determinazione oggetto dell’incarico a Roberto Marongiu del 17 dicembre 2020 potevano essere accolti soltanto così come appaiono, numeri illustrativi di una delibera di indirizzo, che non si traducono automaticamente «nella determinazione del valore di aree edificabili ai fini IMU classificate dal Prg». Ovvero, hanno sentenziato i giudici, l’esame del valore venale dei terreni non doveva essere obbligatoriamente seguito da attuazione pratica formalizzata da delibera consiliare.
Non c’è normativa in proposito scrivono i giudici, per cui (sintesi delle motivazioni):
1) ne consegue che il silenzio-inadempimento censurato dalle ricorrenti ha ad oggetto il mancato esercizio di un potere regolamentare e, quindi, normativo;
2) la giurisprudenza, in più occasioni, ha escluso, argomentando dall’art. 7 comma 1 c.p.a., la possibilità di sindacare, con lo speciale rito del silenzio, la mancata adozione, da parte degli organi titolari del relativo potere, di atti normativi (leggi, atti aventi forza di legge, regolamenti) in quanto, in relazione a tali atti, non è configurabile un obbligo giuridico di provvedere a fronte del quale possa maturare un silenzio-inadempimento suscettibile di sindacato giurisdizionale;
3) contrariamente a quanto dedotto dalle ricorrenti, poi, con la deliberazione n. 130 del 24/11/21 la Giunta comunale non si è autovincolata alla conclusione del procedimento in esame;
4) pertanto, la Giunta ha solo autorizzato il conferimento dell’incarico al professionista ma non si è impegnata a recepirne i risultati e, a monte, a concludere il procedimento di revisione con un provvedimento espresso dal momento che anche la mancata adozione di un atto finale costituisce legittima espressione dell’ampia discrezionalità che caratterizza la potestà normativa

LA POLITICA / L’opposizione della vicesindaca grillina Elisa Strani & della consigliera della destra multitasking Arianna Cacioni. Obiettivo, la transazione dei debiti delle cave

Arianna Cacioni con Silvio Berlusconi

AVREBBERO DOVUTO rilasciare il “via libera” alla proposta dell’architetto Roberto Marongiu. Appositamente convocati da una mozione dell’opposizione. Non è andata così. Perché su iniziativa di Mario Lomuscio, capogruppo del Pd nel Consiglio comunale di Guidonia Montecelio, la maggioranza degli eletti ha deciso di approfondire, rinviando il tutto. Inaspettata, la doglianza per la mancata approvazione, della vicesindaca Elisa Strani, anche assessora alle cave, mentre il suo partito ha votato a favore del superamento dell’argomento. Analogamente alla prima, Arianna Cacioni (Forza Italia, Lega per Salvini, Fratelli d’Italia, eccetera, ha lamentato la «mancata accelerazione concreta alla rideterminazione dei valori dell’imposizione IMU con un evidente fine prioritario alla soluzione del contenzioso storico tra il Comune e le imprese delle cave». In sostanza, se si vuole che i padroni saldino i buffi con il Comune dobbiamo far pagare minori imposte.

«RIDURRE LE IMPOSTE ai padroni delle cave? Ma perché? Ammesso e non concesso, dimmi come impiegherebbero il risparmio concesso dal Comune»; “Affari loro, i soldi sono loro”; «E no! parliamo di tributi destinati alla collettività, a impieghi sociali, non debbo indicare a te – che ne sai certamente più di me – le finalità del fisco. Come questi signori hanno utilizzato l’ICI e l’IMU non versate al Comune per decenni?: sono aumentati gli investimenti? i salari? l’occupazione? hanno adottato misure per proteggere l’ambiente sul quale intervengono nei modi che sono sotto gli occhi di tutti? Oppure tutto è molto più semplice, con il motivo che risiede nell’incremento dei profitti, diminuire le tasse perché i padroni possano accrescere l’accumulazione del loro capitale? In tempi in cui si è tornati a mettere insieme con difficoltà il pranzo con la cena? Mi dai una risposta?».
“Calma, non serve ricorrere alle ideologie del secolo scorso. Il tema effettivamente è molto semplice: ridurre le imposte cosicché gli imprenditori le paghino, è l’unica possibilità che abbiamo di abbattere il contenzioso”.
«A parte che gradirei sapere dove sta la garanzia del detto-fatto, non mi sembra che la delibera sulla rateizzazione di inizio marzo 2020 voluta dal sindaco Barbet abbia partorito chissà quanti frutti. E’ esattamente quanto da fronti simili sostengono la vicesindaca grillina Elisa Strani e Arianna Cacioni, della destra… fautrici del condono insomma… Oltretutto non consentito ai Comuni da una legge dello Stato. Ma perché un beneficio riservato esclusivamente ai padroni delle cave? e gli altri cittadini? e le altre aziende?». Silenzio e sguardo sulle scarpe. Il colloquio finisce qui. Il resto ai giudici del TAR. © RIPRODUZIONE RISERVATA