DI PASTROCCHI nella terza città del Lazio ne sono stati fatti in questi anni sul fronte della gestione del personale, sicuramente all’insaputa del commissario prefettizio che intanto all’indomani del suo insediamento, lo scorso 15 giugno, poteva dare un segnale rimuovendo l’attuale vertice burocratico. A difesa del principio della continuità amministrativa, Giuseppe Marani ha invece scelto (ancora) le competenze del segretario generale Rosa Mariani, da 10 anni continuativi al timone dell’ente.
Val la pena ricordare che conseguenza della sua gestione sono giusto le tracce di errori, sottovalutazioni, errate interpretazioni di legge così ben rimarcate (e conservate) in Rete: dai 100 contrattisti (Rup) ultilizzati alla stregua dei dipendenti fino a coprire un terzo del fabbisogno lavoro del Comune, agli stagisti figli, amici di consiglieri comunali di maggioranza impiegati anch’essi negli uffici a tempo pieno come raccontato in un servizio del Tg3 nazionale andato in onda nel settembre del 2014, lo scandalo dei dirigenti fiduciari, appunto.
La Rete conserva tutto – a conferma, basta andarsi a rivedere la seduta del Consiglio comunale del 17 febbraio 2015 nella quale, con grande determinazione, la segretaria generale, d’accordo i 16 presenti, voleva si deliberasse il “diritto all’oblio” sugli atti del Comune – e non c’è sito specializzato che non faccia di Guidonia Montecelio un caso ‘nazionale’, riportando sentenze e pareri di volta in volta richiesti dalle opposizioni e dai sindacati alle istituzioni competenti, giustizia amministrativa e contabile, Anac (agenzia nazionale anticorruzione): la gestione del personale soprattutto nei ruoli verticistici è stata in questi anni molto più che discrezionale, lacunosa e niente affatto trasparente. Per di più, l’ente ha pagato emolumenti non dovuti, è ormai accertato, a fronte di contratti palesemente illegittimi e determinativi di un pesante passivo per le casse pubbliche, laddove vi fosse la volontà di accertarlo, sicuramente di un danno erariale. I casi Ferrucci e De Paolis non sono stati i soli a tenere banco nel settennato.
Guidonia Montecelio, un caso emblematico
Dal “servizio” del Tg3 nazionale a quello di “Italia Oggi”
Esemplare una vicenda come quella del dirigente alle Finanze Gilberto Pucci che avrebbe dovuto essere destinato ad altro incarico all’indomani del suo rinvio a giudizio in un procedimento penale per reati contro la pubblica amministrazione. Rotazione, a garanzia del buon andamento della struttura burocratica, condizione che avrebbe dovuto riguardare obbligatoriamente anche i funzionari, le cosiddette posizioni organizzative, alcune – è il caso ad esempio di Salvatore Mazza all’ufficio cimiteriale e di Massimo Agosti agli affari generali – inamovibili da quelle stanze da almeno un quindicennio, nonostante le leggi anticorruzione impongano il contrario.
A proposito di dirigenti a chiamata diretta e corruzione, scrive Luigi Olivieri su Italia Oggi dello scorso 2 marzo: “Incarichi a contratto a rischio”, rilevando proprio le vicende guidoniane finite a più riprese nelle pagine (anche online) dell’Agenzia nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone. “La vicenda è estremamente intricata – scrive il giornalista sul quotidiano economico giuridico – le delibere dell’Anac notano come nei confronti di un funzionario architetto dell’ente siano stati assegnati in modo confuso e misto incarichi sia di capo di gabinetto del sindaco e, dunque, in staff nell’organo di governo, sia incarichi dirigenziali operativi, ai sensi dell’articolo 110, commi 1 (dotazionali) e 2 (extradotazionali) del decreto legislativo 267/2000, successivamente alle modifiche apportate a tale norma dal decreto legislativo 90 del 2014.
“Gli incarichi sono stati conferiti in una prima fase con decreti sindacali, in una seconda con decreti del vicesindaco e in una terza modificati con deliberazione di giunta – prosegue l’articolo –. L’Anac rileva una serie di possibili vizi di legittimità. Infatti, il rinnovo o modifica degli incarichi dirigenziali al destinatario, da ultimo definiti dal vicesindaco sono stati fondati sull’articolo 109, comma 2, del dlgs 267/2000, che consente di assegnare incarichi dirigenziali a personale privo della relativa qualifica, ma solo negli enti nei quali non siano presenti dirigenti, mentre nel Comune di Guidonia le qualifiche dirigenziali sono previste. In particolare, comunque, l’Anac contesta al Comune l’utilizzo delle norme sugli incarichi a contratto, senza avere dato corso a una procedura selettiva, nonostante fosse già vigente l’obbligo in tal senso imposto dal decreto legislativo 90 del 2014. La delibera Anac, dunque, contesta al Comune le numerose illegittimità riscontrate, invitandolo a porvi rimedio e, in particolare, osserva come il piano triennale anticorruzione dell’ente non abbia previsto rischio alcuno di corruzione, connesso al processo di reclutamento dei dirigenti a contratto.
Conclusione: “Secondo l’Anac si tratta di un vizio molto rilevante, in contrasto aperto con le indicazioni del Piano nazionale anticorruzione del 2013. In particolare una delibera dell’Anac, ingiunge al Comune di integrare il piano triennale anticorruzione, considerando espressamente nella mappatura dei rischi proprio i conferimenti di incarichi dirigenziali, di funzioni dirigenziali, di posizioni organizzative con o senza funzioni dirigenziali, indicando le misure necessarie per scongiurare il pericolo di abusi nel relativo processo di individuazione e/o selezione del personale”. Pastrocchi, appunto. Che si sono tradotti in innumerevoli violazioni di legge.
2) fine (il precedente articolo è stato pubblicato l’8 luglio)