di TOMMASO VERGA
FdI, MAGGIORANZA NELLA REGIONE LAZIO CANCELLA GLI “EGATO”; «Enti di governo dell’ambito territoriale ottimale» quanto a rifiuti (monnezza a Roma). 29 i voti a favore, 13 i contrari. La Città e il Comune di Roma, sentitamente ringraziano. Perché Francesco Rocca, Fratelli d’Italia, presidente della Regione Lazio, ha messo a conoscenza Roberto Gualtieri, Pd, sindaco della Capitale e della Città metropolitana di Roma, di essere d’accordo con lui sulla costruzione del termovalorizzatore di Santa Palomba.

Striscione contro il termovalorizzatore di Pratica di Mare

E che, con la sua delibera «AntiEgato» del 7 novembre, il Campidoglio non sarà più costretto a misurarsi con gli obblighi fissati dalla legge regionale abolita («ogni Egato tratterà i rifiuti in impianti propri»). Esempio: non c’è un impianto TMB funzionante a Roma? Manlio Cerroni ne costruisce uno a Guidonia Montecelio, nel Parco dell’Inviolata.
In vigore l’Egato, ovvero la legge abrogata dal presidente Rocca e dai suoi, l’impianto TMB poteva essere ugualmente costruito ma funzionare nell’area del Comune di Roma.
Così l’elemento forte (non il solo), vincolante e innovativo cancellato. Poi, conseguenza di indubbia pesantezza, il Lazio sarà privo di ogni autorità in tema di rifiuti. Che significa affrontare la transizione chissà fino a quando, sicuramente qualche anno, in attesa del nuovo piano dei rifiuti regionale. Quindi, sin d’ora, la gestione della monnezza viene affidata ai privati ed alle province (norma inserita nella delibera regionale di scioglimento degli Egato). Alla Provincia di Roma, oggi Città metropolitana, salvo improbabili rettifiche, provvederà comunque lo stesso Roberto Gualtieri, che avrà così le credenziali per trasferire ovunque la monnezza capitolina.
Tempo perso dire alla destra al governo del Lazio, che gli Egato in funzione avrebbero rappresentato la prima vera decisione politico-organizzativa sulla gestione dei rifiuti dalla nascita delle Regioni a questa parte.

A sinistra, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, insieme con il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca

Infatti, la discussione che ha accompagnato la cancellazione e le “veline” giornalistiche funzionali allo scopo, confermano la tesi che l’abolizione doveva rispondere a una scelta di schieramento e non alla riforma del settore.“Politiche” che per essere affrontate avrebbero avuto bisogno di conoscenza e competenze, che a sentire i Fratelli in aula troveranno ristoro nella redazione dell’ennesimo piano-rifiuti-copia-e-incolla-gli-altri.
Non a caso, il 16 ottobre, la Commissione rifiuti della Pisana, presieduta da Laura Corrotti, Fratelli d’Italia, ha scelto di rinviare all’aula la decisione sull’abolizione degli «Enti di governo dell’ambito territoriale ottimale». Come differenziarsi altrimenti dall’indicazione di partito pregiudizialmente contro un organismo che avrebbe con moltissime probabilità messo ordine nella gestione dei rifiuti del Lazio?
Nella legge regionale 14 del 2022, le strategie, le indicazioni  e le innovazioni tra le necessarie e le indispensabili c’erano tutte, non fosse che gli enti (6 il totale, uno per ogni provincia della regione più i due per Roma città distinta dalla sua area metropolitana) avevano una offensiva dotazione di compensi per i presidenti e per i consigli di amministrazione da far gridare allo scandalo anche i promotori. I 6 presidenti avrebbero percepito 14 mila € ogni mese, all’esercito di 36 consiglieri, di euro ne sarebbero andati 7.000 (al mese; e la 13a? e la 14?).
Il consueto comunicato dell’Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio riporta parte degli interventi nel dibattito d’aula. Valerio Novelli del Movimento 5 stelle, «si è chiesto cosa verrà dopo questa abolizione, visto che il lavoro per modificare il piano rifiuti non vedrà presumibilmente la luce prima di due o tre anni» (a leggere la premessa che accompagna la  lenzuolata in bozza sul futuro piano-rifiuti a firma Fabrizio Ghera ex missino-Fratelli d’Italia, si ha l’impressione che di tempo ne occorrerà molto di più: «Basta con province pattumiera della regione» ha dichiarato l’assessore ai Rifiuti. Ragione chiarissima sul perché fosse contro gli Egato.
Per Daniele Maura, Fratelli d’Italia – nel Lazio i rifiuti sono monopolio dei Fratelli d’Italia –, aver cancellato gli Egato «si tratta di un provvedimento molto positivo, visto che questi enti, introdotti in conclusione della scorsa legislatura, non hanno prodotto risultati apprezzabili nel frattempo, anzi solo uno ha visto la luce, quello di Frosinone».

Daniele Leodori, ex presidente del Consiglio regionale, eletto segretario PD del Lazio

Per mostrare la propria competenza in materia, il consigliere meloniano non ha aggiunto né precisato che la nascita degli enti venne soffocata in culla da Daniele Leodori (oggi segretario regionale del PD) proprio in risposta alle giustificate polemiche e proteste sollevate alla vigilia della messa in opera. Atto che certo non prefigurava la chiusura ma la correzione delle parti ritenute all’unanimità avverse ai progetti sulla necessità e la funzionalità degli Egato.
Averli abrogati è come dire che l’automobile dev’essere vietata a causa degli incidenti stradali.
Nel dibattito, il partito di Elly Schlein insieme con il resto dell’opposizione, ha presentato una proposta di sospensiva dell’abrogazione, indicazione motivata dal fatto che in mancanza dell’autorità pubblica preposta, l’assenza di alternative, il libero intervento dei privati, provocano un vuoto normativo-gestionale pericoloso in un settore particolarmente delicato come quello dei rifiuti: «Si abroga la legge regionale che disciplina gli Egato senza aver modificato il piano dei rifiuti».
Infine, la libera stampa, quella che ha qualificato la decisione di Rocca come reazione al blitz di Nicola Zingaretti, ex presidente della giunta regionale. Un blitz decisamente originale, approvato dall’aula con 26 voti favorevoli e 10 contrari.
Numeri che hanno consentito a Mauro Buschini di essere eletto presidente con 63 voti su 86 comuni dell’unico Egato in funzione, quello di Frosinone. Sottraendosi così a quanto concordato nella contemporanea interpartitica sulle nomine.  Motivo del rinvio dell’assemblea dei sindaci di ogni ATO (ai quali la legge abolita delegava l’elezione dei presidenti e dei CdA degli Egato) che avrebbe dovuto provvedere alla nomina di Marco Vincenzi (Pd, presidente Egato Roma provincia) e di Giuseppe Simeone (Fi, presidente Egato Latina).
Un blitz multipartitico come si vede, nel quale inoltre doveva essere confermato l’accordo raggiunto per le sei presidenze: 4 alla maggioranza (centrosinistra), 2 all’opposizione (destra). © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb