(gi.gi.) COLPO DI scena nel processo “mafia capitale”. Nell’udienza del 15 settembre, chiamato a testimoniare dalla difesa di Salvatore Buzzi, Daniele Leodori, presidente del consiglio regionale del Lazio, in quanto indagato per reato connesso, s’è avvalso della facoltà di non rispondere. Tutto in pochi minuti: a dibattimento appena avviato, il sostituto Luca Tescaroli ha informato l’uomo politico, precisando che la Procura aveva chiesto l’archiviazione delle accuse ma di essere in attesa della decisione del gip, aggiungendo infine che si sarebbe potuto avvalere della facoltà di non rispondere. Così è stato.
Secondo quanto emerso, Leodori ha appreso nella circostanza che l’accusa riguardava il concorso in turbativa d’asta relativamente all’appalto del “Cup” (il centro unico regionale di prenotazione delle prestazioni sanitarie), la stessa formulata contro Maurizio Venafro – il dimesso capo di gabinetto di Nicola Zingaretti –, assolto in primo grado il 18 luglio scorso “per non aver commesso il fatto”. Così, dopo un breve colloquio con il legale, Leodori ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Il nome di Daniele Leodori era emerso dalle intercettazioni quando Buzzi e i suoi, alla ricerca di una sponda politica, si interrogavano sulle modalità di partecipazione alla gara del Cup – 58 milioni 443mila euro –, non sapendo se entrare in quota con la maggioranza o con l’opposizione. Il 5 maggio 2014 Buzzi ne parla con i collaboratori: «siccome sappiamo benissimo che tutte le gare, in Regione, in Comune, c’è la quota della maggioranza e la quota dell’opposizione, siamo andati, eh, da Luca Gramazio per chiedere se ci poteva aiutare nella nostra aspettativa, di essere rispettati». «No D’Amato… allora è D’Amato, mo bisogna capì se gli hanno dato un’azienda… capito? Se gli hanno dato un’azienda loro». Risposta: «C’ha detto che Astorre pure se sta a muove Leodori, che sarebbe contro Marotta (titolare della coop Capodarco che vincerà un lotto della gara, ndr), tutta la banda Astorre, Leodori. Quindi, nel caso se dovessimo decide de anda’ con Solco (la coop di Mario Monge, invece condannato l’11 luglio a un anno e quattro mesi, ndr), ce potremmo aggregà, oppure quell’altra strada sarebbe de anda’ all’opposizione… sceglie una strada all’opposizione».
Un altro collaboratore di Buzzi commenta: «All’opposizione devi far fare l’interrogazione… ste’ cose…». «No bè… li fai chiama’, ma dobbiamo sceglie la strada politica pure… capito… le strade politiche so’ due… o dentro il Pd, che sarebbe questa de Leodori, sì è certo ma è la parte nostra». «Il problema – commenta un altro – è che lì c’è un lotto che è l’Nta che se lo vuole mantenè». E’ Buzzi a chiedere di cosa si tratti: «E’ un’altra società che sta… sta dentro la Asl, sta già dentro, già sta dentro. C’ha lo Spallanzani, me pare».
Comunque, almeno sotto il profilo giudiziario, un problema risolto per Daniele Leodori. Mentre resta aperto quello politico, della “vicinanza” con gli ambienti riassunti in “mafia capitale”. Decisamente più complicato da risolvere.