di TOMMASO VERGA
COME SAREBBE ANDATA DUE ANNI FA se l’appena eletto sindaco, il “civico” Mauro Lombardo, avesse dato retta all’impeto che lo spingeva ad obbedire all’appartenenza e quindi all’osservanza delle regole di partito?
Risposte, ovviamente nessuna. Diversamente dall’impressione provocata da fatti e “movimenti”, chissà quanto per effetto di una tensione repressa, ragion per cui si immagina che Lombardo – in tempi diversi – abbia obbedito a scelte fondate sull’equilibrio, a volte su sollecitazioni fornite da unità di misura opposte. In attesa di tempi e orientamenti collettivi propensi, più adatti. Arrivati. Con i risultati delle elezioni europee. Necessita ora la messa in opera.
Che richiede, però, precedendo ogni altro possibile, l’illustrazione della figura del personaggio, poiché l’intera “versione politica” di Mauro Lombardo, ormai sindaco da due anni di Guidonia Montecelio, soltanto gli addetti ai lavori si direbbe, conoscono appieno.
Prima di diventare “civico”, Mauro Lombardo, per dichiarazione, ha cessato di militare in Alleanza nazionale, il partito erede dell’MSI del segretario Giorgio Almirante, con presidente Junio Valerio Borghese (quello della X Mas idolatrata dal generale Vannacci) protagonista del tentato colpo di Stato dell’8 dicembre 1970.
Un salto di alcuni anni e si arriva a Gianni Alemanno, sindaco di Roma, ministro dell’Agricoltura, una delle figure di spicco dell’ex MSI, che l’11 marzo del 2003, nello studio del notaio Alberto Vladimiro Capasso dà vita alla Fondazione “Nuova Italia”, una “corrente” dentro Alleanza nazionale. 449 i soci fondatori. Mauro Lombardo è tra costoro ed anche presente alla cerimonia. Si dimetterà allorché nel 2009 verrà nominato dirigente dell’ufficio acquisti della società governata dal presidente dell’Atac Adalberto Bertucci.
Molto probabilmente, nel 2022, anche per tali precedenti, un concorso tra i due per la modifica degli assetti politico-amministrativi di Guidonia Montecelio avrebbe creato un terremoto. Contro Lombardo e le sue ambizioni di primo cittadino innanzitutto. Sussulti endogeni non controllabili, che avrebbero mandato in crisi non solo l’amministrazione comunale nascente. Perché contraria si sarebbe dichiarata la federazione di liste civiche a partire da quelle più vicine all’orientamento del nucleo dirigente, la maggior parte degli esponenti del trio fondativo, i “centristi” Aldo Cerroni, Paolo Morelli, Paolo Ruggeri e rispettivi sodali.
Un problema di rilievo come si vede, che sollecita Mauro Lombardo, rispetto al voto del 12 giugno 2022, ad anticipare la necessità di: «Ricostruire un luogo politico per ritrovarsi e riconoscersi, aiuta a rendere vivente una città. La frammentazione del corpo elettorale, la perdita di etica della classe politica, il gioco allo sfascio e la demonizzazione dell’avversario, hanno prodotto nella nostra città una profonda ferita nella credibilità delle istituzioni democratiche ed una crescente disaffezione dei cittadini alla vita pubblica».
Puntuale l’aggiunta: «A Tivoli, Mentana, Fonte Nuova, governano le liste civiche, senza i partiti, anche a Guidonia bisogna sfruttare questa occasione. Il 12 giugno facciamo rinascere Guidonia».
Liste civiche vs i partiti. Siamo al giorno 1 della storia. Che mostra un Mauro Lombardo «antipartito», pur consapevole però, che il governo della città ha necessità di figure, fisiche e organizzate, provviste dell’esperienza e della conoscenza necessarie. Quindi, pur desiderandolo, il sindaco si rende conto che l’accordo con i meloniani deve essere costruito nel tempo, sostanzialmente forgiato.
Quindi, per arrivarci, occorrono due mosse. Preminente quella di far tornare la politica e i partiti nei «luoghi sensibili», il palazzo comunale innanzitutto. Quindi trovare il modo di «rimpolpare» il Municipio, con qualcuno che insegni l’ABC della gestione politico-amministrativa al coacervo di liste civiche che lo sorreggono. Di qui la stipula dell’accordo con il Pd. L’ideale, visto che “gestione”, per il Pd si traduce in una sorta di «parola d’ordine». Anche se non soltanto da queste parti.
Tutto gioca a favore, con le precisazioni relative alle modalità da conoscere e praticare quando si fosse nella condizione di affrontare i meccanismi di una qualsiasi pubblica amministrazione. In un Comune di quasi 100.000 abitanti al quale mancano anche i dirigenti.
A due anni distante, le condizioni per la formazione di una maggioranza civici-Fratelli d’Italia appaiono mature. Lombardo può tornare a navigare nella rassicurante “onda nera” che da Palombara Sabina a Subiaco ha invaso l’intera provincia a est di Roma. Qua e là, tra loro si definiscono “centrodestra”, a Guidonia Montecelio il vero, unico “centro” l’ha fatto il sindaco Mauro Lombardo d’accordo con Bertucci senior.
La dimostrazione del vibrare di amorosi sensi si ottiene osservando l’elencazione e la collocazione dei posti degli invitati del 16 ottobre 2023. Ci si congratula vicendevolmente sulla realizzazione elencando i lavori da completare della Ryder Cup a Marco Simone. Sul palco Giancarlo Righini, Manuela Rinaldi, Marco Bertucci e Micol Grasselli; sparpagliati dove capita Giuseppe Simeoni (Forza Italia) e dove chissà i soci di Lombardo nella pubblica amministrazione, il Partito democratico. Un antipasto “per il giorno che verrà” offerto da Mauro Lombardo ai 4 consiglieri di Fratelli d’Italia alla Pisana.
Il ricongiungimento Bertucci-Lombardo fa tanto “vertice Atac”. Anche se a rendere comunque impraticabile la rifondazione completa del “trio”, è l’assenza di Giuseppe Renato Croce, il magistrato iscritto alla P2 di Licio Gelli – tessera “Roma 787” – inviato per punizione dal CSM nel 1980 alla pretura di Tivoli. In ATAC, Croce venne assunto da Adalberto Bertucci nel 2010, a 73 anni d’età, qualifica: capo del servizio Prevenzione e Protezione.
Il capovolgimento della formula di coalizione, dal Pd a Fratelli d’Italia, è stato facilitato dallo stesso Pd che a fine gennaio 2024 si è reso conto, con sorpresa, di sostenere un sindaco dai colori diversi dai suoi ma anche giunto al limite (non dichiarato) della sopportazione politica, in procinto di metterlo fuori dalla maggioranza e della giunta (il Pd occupava l’assessorato alle Finanze).
Il fatto divenne oggetto di un manifesto nel quale i dem, con una grafica stile Piazza Tienamen, denunciavano il «voltafaccia» del sindaco che “tradisce i patti elettorali” e “svende” la città alla destra e a Fratelli d’Italia”. Una comunicazione finalmente efficace: Guidonia Montecelio apprese così che il Partito democratico di Guidonia era stato alleato per 2 anni, della destra del sindaco Lombardo.
Che era riuscito – anche mediante la coalizione liste civiche-Pd al governo cittadino da due anni – a ricomporre l’unità delle formazioni di destra riuscendo così a realizzare l’obiettivo da due anni tanto agognato: la destra al governo della città (soltanto la destra di Fratelli d’Italia, una presa in giro dei giuramenti di unità della coalizione con Lega, Forza Italia e minori; il Pd fa proseliti). © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb