di TOMMASO VERGA
IL VOTO D’AULA SUL «RENDICONTO 2023» di Guidonia Montecelio s’è trovato sminuito dell’interesse che avrebbe meritato, dovendo subire il sorpasso provocato dalla sorpresa proveniente dal Pd. In condizioni normali un articolo di cronaca (più appropriata: “una breve”) avrebbe raccontato come il Consiglio comunale avrebbe giudicato quanto proposto, trattando di esprimersi a favore o contro il quadro sullo stato delle finanze comunali relative all’anno passato, quanto si è incassato, la direzione delle uscite e via contabilizzando.
Senonché, a movimentare una riunione a parere potenzialmente noiosa, hanno provveduto i due consiglieri piddini eletti presenti, Mario Lomuscio (tu quoque?) e Rosa Nuzzo, anzi, no: l’eletta del Pd più il secondo si sono astenuti. Vien da pensare a una “scelta mascherata”, celando così la vera portata della bizzarra decisione, votare contro l’autore di quanto l’aula stava esaminando, ovvero esplicitamente respingere l’operato di Alberto Cuccuru, per due anni assessore al Bilancio del loro partito, dall’insediamento della giunta-Lombardo in poi. Hanno fatto i conti loro in sostanza. Motivo e obiettivo avvolto nel mistero. Visto che, grazie ai «magheggi» dei dirigenti del Pd, Alberto Cuccuru, sostituito da Lomuscio, è stato ridotto allo stato laicale, semplice cittadino privo di ogni incarico politico.
Quanto avvenuto una settimana fa in Consiglio comunale non può passare sotto silenzio, come fosse una distrazione. Il Partito democratico deve chiarire, spiegare a Guidonia Montecelio, alle istituzioni locali, ai cittadini, che cosa ha causato un trattamento simile contro colui che la coalizione Pd-5Stelle aveva impegnato candidato-sindaco.
Il Pd dica pure che per un partito come quello guidoniano – 4 correnti per 4 consiglieri comunali uniti nella lotta uno contro l’altro per mantenersi le personali “preferenze” –, la sola presenza di un estraneo ai giochi del “peso” di un non “targato”, per la stima che circonda Cuccuru unita alla sua capacità di aggregare su idee e non sulle clientele, costituisce decisamente un serio pericolo. La diversità con gli “Eletti” può diventare una sorta di agente, tanto da ergersi a virus liquidatore di un partito che ha dimostrato ampiamente (da anni ormai) di non aver più nulla da dire.
L’obiettivo quindi potrebbe essere quello che Alberto Cuccuru si allontani dalla politica. Definitivamente.
Qualche mese fa i 3 eletti dem al Consiglio comunale di Guidonia Montecelio fecero intendere, attraverso una serie di riunioni ai vertici del Pd sconosciute (per dichiarazione; ma può essere anche no), di essere alla ricerca di un nuovo papa in sostituzione di Cuccuru. Non ne ricavarono nulla. Una «vocazione» che la conventicola fisicamente dipendente da Daniele Leodori, il segretario regionale del Pd, non ha per nulla abbandonato.
In tutta evidenza nemmeno dopo la celebrazione del congresso del Pd cittadino e l’elezione degli organismi dirigenti fino al giovane segretario Daniele Bongi. Che, interpellato, ha risposto di non saper nulla sul voto dei suoi aderenti sul “rendiconto 2023”. Decisione tutta interna al gruppo consiliare a suo dire. Che non risulta infatti che lo stesso abbia smentito né biasimato i votanti e i loro art-director. Argomento spinoso, è opportuno lasciar stare. «Tra moglie e marito non mettere il dito» recita il proverbio (assolutamente rispondente alla circostanza).
L’elencazione dei numeri e degli atti che li accompagnano, come vuole la regola è stata resa nota da Valentina Rinaldi, l’assessora di Fratelli d’Italia a Bilancio, Finanza, Tributi designata da Adalberto Bertucci.
Una fortuna. Immaginarsi Cuccuru ancora assessore alle prese con un “colpo di Stato” organizzato da quanti hanno innescato gli armamenti utili per il ricorso al «fuoco amico».
Come detto, la riunione risale al 21 maggio di quest’anno (è bene precisare la data, per non farsi sfuggire la rarità dell’evento da consegnare alla cultura dei collezionisti: nel 2024 sono state già 4 le convocazioni dell’assemblea cittadina).
Ordine del giorno, il «resoconto 2023», argomento che avrebbe catturato l’attenzione degli astanti per almeno un paio di definizioni (in gergo “voci”): la lotta all’evasione innanzitutto, seguita dal ripiano di alcuni debiti. Altri a parte, il maggiormente oneroso è quello rappresentato dalla “tassa” sul «rientro dal predissesto», uno sbilancio di 45 milioni che Michel Barbet, il sindaco grillino predecessore dell’odierno, e Alessandro Alessandrini, assessore competente, armonizzarono in un “piano di riequilibrio” che a febbraio 2018 la Corte dei conti dichiarò “Ammesso ad approvazione”.
Mercé l’invitante «visto, si proceda», sommato all’ausilio di 25 milioni concessi in prestito dallo Stato, Guidonia Montecelio ha evitato il default dei conti impegnandosi a ripianare il debito. Nei 10 anni correnti, dal febbraio 2018 la somma dovrà essere restituita. Non dai governanti della destra che ha governato Guidonia per gran parte degli ultimi vent’anni senza interruzioni, ma dai cittadini. Attraverso le imposte e i tributi locali (non vanno dimenticate le aspre critiche contro la soluzione trovata dai grillini al predissesto; anziché emulare i critici, anno dopo anno i 5Stelle si impegnarono a ridurre il «monte-buffi» pesante sul bilancio cittadino).
Stante gli obblighi illustrati nei presupposti, quella di martedì 21 maggio s’è dimostrata riunione di tutto rispetto per i consiglieri comunali di Guidonia Montecelio. Termoregolamentata da un faldone di 64 pagine, per gran parte delle quali Valentina Rinaldi, l’assessora di Fratelli d’Italia a Bilancio, Finanza, Tributi designata da Adalberto Bertucci, ha fatto grazia agli uditori e ai tvudenti.
Titolo (e trama) dell’incartamento, «rendiconto 2023» della città. In sintesi, è stata messa ai voti del Consiglio comunale la gestione economica e finanziaria dell’anno passato, evidenziando le entrate, le uscite, i risultati conseguiti e i benefici ricavati dalla città.
L’impressione ricavata nell’ascolto è stata decisamente positiva. Avrebbe raggiunto l’apice se la Rinaldi si fosse rivolta una volta almeno ad “Alberto Cuccuru”, l’assessore ai Conti comunali, almeno in parte risolutore del problema «risorse del Comune» che lei ha sostituito in seguito al rientro del sindaco Mauro Lombardo nella certificazione d’origine. Seguita dalla smentita sull’ingresso in Fratelli d’Italia, negazione confermata dalla propria presenza alla riunione elettorale – l’8 e 9 giugno oltre che per l’Europa si vota anche per Tivoli – in un albergo di Tivoli Terme, appuntamento indetto dal ministro-cognato Francesco Lollobrigida. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb.pdf