(t. ve.) L’AUSPICIO è che Gea Petrini non si adombri, ma “il pensiero di Domenico De Vincenzi” pubblicato su Dentro, il giornale diretto, non può non sollecitare reazione. Per questa parte triplice. Innanzitutto l’appello al “per fatto personale”; poi l’interpretazione autentica del leader piddino; infine, l’interesse di chi vive a Guidonia (aggiunta criptica: ad ogni modo, non si capisce da quale coltura si estrae la radice del “non si può fare” il commento a un’intervista). Il capo del “triplano” (De Vincenzi ai motori, i “gemelli del gol” Emanuele Di Silvio e Simone Guglielmo assistenti di volo nuovamente ai ferri corti), tira fuori dal cilindro suggerimenti straordinariamente interessanti, meritevolmente da approfondire.
I precedenti. In origine, l’articolo su hinterlandweb del 27 ottobre. DDV aveva postato su fb “se ci attaccano vuol dire che stiamo lavorando bene” (un commento: “cambia gli attaccanti…”). Poi aveva stuzzicato il lettore con un’intervista a Yari Riccardi sugli stessi argomenti.
In quella occasione, il leader del Pd s’era anche soffermato sulle opere finanziate attraverso il Prusst (programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio). Forse spiazzato dallo specialistico tema, il giovane cronista non aveva osservato che a Guidonia Montecelio non c’è nessun Prusst. Semmai, il sistema viario Tor Mastorta-Selciatella e l’asilo di Finestroni (costato due milioni e non uno come un po’ distrattamente afferma DDV) godono dei benefici dell’Unione europea, dei fondi del Plus-Por-Ferst scaduto l’anno scorso. Meglio ancora, godevano, precisa con puntiglio l’intervistato, perché Bruxelles ha revocato il benestare. Punto. Sfugge una dimenticanza (né si può invocare il leggendario taglio del proto in tipografia): il periodo andava completato con “accogliendo la tesi dell’europarlamentare Massimo Fabio Castaldo, movimento 5Stelle, che ha condotto una decisa campagna sull’incompatibilità del progetto-tracciato con l’area protetta dell’Inviolata”.
Sottolineature a fin di bene, che in futuro possono servire a De Vincenzi, un leader non deve cadere vittima della malizia degli intervistatori.
Dalle dichiarazioni odierne si ricava la summa ideologica del personaggio e del locale partito che rappresenta. Quasi per intero, considerando minuta la frazione che contrasta. Dice DDV: “A Guidonia non si debbono svolgere le elezioni nel 2017 ma nell’anno successivo”; “Il governo nomini una commissione d’inchiesta sulla corruzione e il malaffare”. Si trattasse d’un tema scolastico il voto sarebbe stato di insufficienza assoluta: secondo la Costituzione italiana (in vigore) non è nei poteri del governo – ma del Parlamento – decidere commissioni d’inchiesta; secondo la legge (in vigore), l’ente cessa il commissariamento con lo svolgimento delle elezioni immediatamente successive all’insediamento del prefetto. Il Pd ritiene si tratti di ostacoli: superabili? Bene, chiarisca come.
Sul versante della “politica” ci si chiede perché il piddino indichi il 2018 e non uno qualunque anno successivo. Perché non, ad esempio, stabilire un nesso tra l’approdo e il rinvio? Specifica: proponga che il termine del commissariamento coincida con il post-risanamento delle finanze comunali. 5, 10 anni? Di più? Fa nulla. Corrono tempi in cui predomina la filosofia che un voto vale l’altro (si pensi alla città metropolitana o alla riforma del Senato). Però ci sarebbe quantomeno una motivazione.
Eppure De Vincenzi sceglie il 2018. Sostituendo la crisi dell’istituzione cittadina a quella del Pd. Il cui declino è tale che un rimando a suo dire “alto”, ma illegittimo, inconcludente e indefinito, serve esclusivamente a rinviare il redde rationem con gli elettori di 365 giorni. Con la segreta speranza che il periodo permetta al Pd non solo di trovare un candidato-sindaco credibile ma di superare il permanente momento di dissesto. Dimostrato da un DDV ringalluzzito grazie alla magistratura, al commissario prefettizio, all’europarlamentare “grillino”. Insomma – per l’ennesima volta –, ci si serve di funzioni altrui per certificare la propria esistenza.
Non un solo evento in oltre sette lunghi anni di governo Rubeis si evidenzia come espressione dei democrat. Non sono nemmeno stati capaci di utilizzare le inchieste – quelle allegate alle indagini – dell’informazione locale. De Vincenzi sbandiera “denunce”, ma l’archivio risponde parole, parole, parole. Tra due giorni constaterà che anche Mina ha cambiato refrain.