Ci sarà un nuovo impianto per i rifiuti, autorizzato dai governanti nel centro della città, nel mezzo di un’area che comprende palazzetto dello sport, istituti di scuola superiore e un centro commerciale
ma soprattutto alle spalle di un ospedale e degli ambulatori della Asl. Non gradiscono, molti. Ai quali replica Eligio Rubeis, il sindaco: “proteste ottocentesche”. Fosse una discussione al bar sotto casa nessuno avrebbe preso nota. Ma affidata com’è stato alle pagine del Messaggero, tutto prende un’altra piega. A cominciare dall’individuazione dei soggetti: chi sono i protagonisti delle “proteste ottocentesche”?
Un breve, seppur schematico, excursus storico. A Guidonia m. (a meno che le cose non mutino, d’ora in poi la definiremo sempre così, con la M. tronca e minuscola) sono stati sempre e solo i cittadini impegnati in “proteste ottocentesche”, a occuparsi dei problemi veri della città. A difenderla. Cominciando dalle ingerenze del Campidoglio. Accettate supinamente dai reggenti locali. Sempre.
Petroselli e il risanamento delle periferie romane
Partiamo da Luigi Petroselli, compianto sindaco di Roma, e dalle ‘funzioni incompatibili con lo stato di Capitale”, un claim si direbbe oggi, che costituì la sua ‘linea politica’ non priva di efficacia, teorica e pratica. Ancora in vita, si cimentò – primo e ultimo – con le periferie. Risanamento, case abusive abbattute (Arco di Travertino, Madrione), borgate ridisegnate, gli abitanti di Tiburtino III e Gordiani – molti quelli che Mussolini aveva esiliato ‘fuori Roma’ – inviati (tra l’altro) ad Albuccione. Non un occupante rimase senza tetto. La descrizione è parzialmente fuori tema, ma utile a rappresentare il contesto, l’ambiente.
Perché Guidonia m. accettò i nuovi venuti, ma, dopo aver accertato che la decisione avrebbe consentito di rendere legali alcuni palazzi abusivi, li abbandonò a se stessi, in un ghetto. La scuola, i servizi, autobus pubblici compresi, si ottennero solo a seguito di “proteste ottocentesche”.
I successori di Petroselli indebitamente approfittarono del nome e del progetto. E vennero le proposte (nel senso che il Campidoglio propose a se stesso) per gli accampamenti degli zingari e per gli sfasciacarrozze fuori del raccordo anulare. Suggestioni. Rimaste tali dopo le rivolte aspre delle “comunità ottocentesche”.
Franco Carraro, primo sindaco della città metropolitana
Sempre fronte-Campidoglio, non va dimenticato Franco Carraro, il capitolino sindaco craxiano precursore delle modalità di governo della città metropolitana – avviso per i naviganti –, che nel 1992 autonomamente decise di trasferire nella Tenuta del Cavaliere i mercati generali. E’ in arrivo il Centro carni, da Quarticciolo.
Una non-digressione: la giunta Psi-Pci Lombardozzi-De Vincenzi accolse con giubilo la decisione sul Car, in nome dell’aumento dei posti di lavoro, l’altro grande paravento utile a giustificare ogni azione. Si addizioni pure la manodopera in nero, tanto più ora che è stata resa funzionale al Pil, quanti sono stati i nuovi occupati guidoniano-tiburtini in 11 anni di attività? (perché occorsero più di dieci anni per costruire la struttra). Comunque, in questo caso, le proteste furono proprie da ‘Palazzo’ (“Guidonia m. non è stata interpellata”; non un cenno allo spropositato consumo di territorio che ha fatto del Car un centro direzionale). Tutto venne risolto con la concessione di un posto nel consiglio di amministrazione.
Chimeco, Unicem e “proteste ottocentesche”
Sul fronte della ‘politica interna’, quindi delle scelte autonome, in questi anni Guidonia m. ha subìto di tutto. Terza città del Lazio per inquinamento atmosferico (dopo Roma e Frosinone), distrutta la falda idrica (con ‘qualcuno’ che ancora favoleggia di ‘città termale’), subsidenza, sinkhole, espansione edilizia a banda larga, la seconda (un passo in avanti in classifica…) discarica regionale, di recente si è aggiunta l’acqua avvelenata dall’arsenico.
L’elenco probabilmente è incompleto. Comunque serve a comporre il mosaico. Se accanto ad ogni casella negativa si annota il nome di chi l’ha contrastata vengono fuori le “proteste ottocentesche”. Che spesso hanno vinto, impedendo che ulteriormente perdesse la città. Si pensi all’Unicem (il Cdr per i forni, le emissioni) o alla Chimeco. Né tutto è stato ancora sancito sull’Inviolata.
E i governanti? Talvolta accodati, in genere non pervenuti. Per info, chiedere ai padroni delle ferriere.
Rubeis guarda alla Roma di Rebecchini anni Cinquanta
A meno che l’errore non sia da questa parte, interpretativo: Rubeis ritiene effettivamente le “proteste ottocentesche” un ostacolo alla modernizzazione. Mentre lui, consapevolmente, per scelta, valuta positivamente la ‘città mondezzaio’ (di qui la Guidonia m. con la minuscola tronca, omaggio al pensiero di Rubeis, della sua giunta e della sua coalizione). Una città fondata sull’espansione edilizia e sui rifiuti. E sulla rendita fondiaria. Già in corso, galoppante (in campo sempre gli stessi, i protagonisti della Tangentopoli
guidoniana).
Alcune osservazioni. Dovrebbe essere così la ‘modernità’? A prima vista, anche a chi non se ne intende figurarsi per chi l’ha studiato, il disegno risulta alquanto datato. Di almeno mezzo secolo. Non è necessaria una laurea per sapere come s’è ‘sviluppata’ Roma e la periferia, anche quella extraurbana, sotto le giunte di centrodestra a guida democristiana. Tanto per memoria.
In conclusione. Acclarato che non c’è nessuno contrario al recupero dei rifiuti (non perlomeno tra gli “ottocenteschi”, il sindaco chieda tra le sue conoscenze), le divergenze investono il disegno che si ha in mente sul ruolo di Guidonia m. all’interno della città metropolitana. “Tutti possono scaricare i loro avanzi qui” dice l’amministrazione. Una posizione ‘modernista’. Una posizione che va combattuta. Una posizione che va sconfitta.
Aprendo un confronto con i cittadini innanzitutto. A cominciare da quelli che hanno votato Rubeis e la sua coalizione e che debbono sapere che fine ha fatto il loro voto. Anche superando divisioni o divergenze di parte nell’opposizione. Una campagna di comunicazione – come, ad esempio, testare il consenso di ogni singolo consigliere comunale al ‘progetto modernista’ – che sia di preludio ad altre iniziative, pubbliche e istituzionali.
Ora conosciamo qual è la posizione sulla quale Rubeis reggerà il Comune per i prossimi cinque anni (salvo eventi d’altra natura). Si è allo showdown. Il futuro e le sorti di Guidonia Montecelio partono da qui.