Amministrative Tivoli 2014
Partiti nazionali in crisi. Fioriscono le liste civiche
a cura di Matteo Centani
Sono le liste civiche a far saltare il banco ai maggiori partiti nazionali. Tra dichiarazioni di fuoco e incontri pubblici, si delineano le prime coalizioni pronte a sfidarsi per la corsa a sindaco di Tivoli, che si terranno il prossimo 25 maggio. A quella data sarà ormai passato più di un anno dall’11 aprile 2013, data in cui Sandro Gallotti, sindaco di Tivoli, fu destituito dal ruolo dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, in seguito alla mozione di sfiducia approvata dal consiglio comunale il giorno precedente. I motivi dell’allora caduta, tutti esclusivamente politici e di potere, furono camuffati dietro il problema ASA spa, società partecipata del Comune di Tivoli che ha come mansione primaria la raccolta dei rifiuti urbani e la pulizia di strade e piazze comunali. Si insediò quindi, il commissario prefettizio Alessandra de Notaristefani di Vastogirardi. Alla stessa furono conferiti i poteri spettanti al consiglio comunale, alla giunta e al sindaco.
Le novità, sul fronte politico, sono state molte. Il contesto, con l’avvicinarsi della data ultima per la presentazione delle formazioni elettorali, è quotidianamente in movimento, con candidature che spuntano meno dignitosamente delle infradito alla prima avvisaglia d’estate. Ecco il sunto della situazione allo stato attuale.
Liste civiche
Il nome di Giuseppe Proietti è sicuramente uno di quelli che scombussolano e tengono in agitazione il proscenio politico tiburtino. Appoggiato da una cordata di liste civiche (Cambiamo Tivoli, Io progetto Tivoli, Movimento Tivoli terme, Tivoli mia, Una nuova storia e Viva Tivoli, a cui si aggiunge la lista del sindaco “Insieme”) Proietti punta tutto sulla cosiddetta “società civile”. Fuori dunque dai partiti tradizionali, sostenuto esclusivamente da raggruppamenti di diversa estrazione pronti a correre al fianco dell’ex segretario generale del Mibac verso Palazzo San Bernardino. Personalità di tutto rispetto, trasversale, l’homo novus dal curriculum capace di far impallidire gli sfidanti. Ma, si sa, in politica la competenza conta poco o nulla. Certo sarebbe interessante capire come, ad esempio, possa fare da collante tra le diverse anime della coalizione, come possa far coesistere, senza scendere a compromessi, destra e sinistra, come possa, in nuce, governare una città senza farsi tirare per la giacca dai più forti (politicamente parlando). Per ora ad ascoltare i protagonisti si vive un idillio ovattato ed etereo. Ultima testimonianza in ordine temporale è stata l’assemblea pubblica tenutasi alle Scuderie estensi sabato 22 marzo dove, in una sala gremita, a prendere la parola sono stati soprattutto i giovani rappresentanti delle liste. Proietti ama ripetere la necessità di svestirsi della propria casacca di appartenenza per indossare la maglia amaranto-blu. Tutti gregari per raggiungere uno scopo comune superiore: la rinascita tanto attesa, dal punto di vista etico, turistico o, più semplicemente, del decoro, della città di Tivoli. Come un mantra, più lo si ascolta e più diviene convincente. Per ora la strada è tutta in pianura ma, si sa, come in qualsiasi appuntamento a tappe, prima o poi dovrà arrivare il gran premio della montagna.
PD
Come tradizione tiburtina vuole, il nome del candidato sindaco non è passato per le primarie, come in teoria prevede l’art 16 comma 4 dello statuto del PD “nel rispetto dello statuto nazionale, il Partito democratico – Unione regionale del Lazio – seleziona sempre con il metodo delle primarie i propri candidati alla carica di Presidente di Municipio, Sindaco di Comune al di sopra dei 15.000 abitanti, Presidente di Provincia, Presidente della Regione”. Ipse dixit.
Eppure dal partito, giurano, questa volta le primarie le hanno provate a fare. Ma a quanto pare al loro cospetto non si è presentato nessun volenteroso (Sel aveva abbozzato un timido contatto, tramontato tra dimissioni di segretari, scissioni e fuoriuscite dal partito di Vendola). Il Partito democratico si presenta dunque alle elezioni con il volto di Manuela Chioccia, imprenditrice nel settore della ristorazione. Di certo la condivisione e la democrazia interna non sono mai stati i punti di forza del partito di Renzi. Per capirlo basterebbe leggere le cronache degli ultimi anni, fino alla rissa con calci e pugni in assemblea regionale di sabato 15 marzo, revival romano di ciò che accadde a Tivoli, con sputi e lanci di sedie annessi, tra gli allora consiglieri comunali tiburtini del Partito democratico Marco Vincenzi e Andrea Ferro, poco più di due anni fa (ora, miracoli della politica, vanno d’amore e d’accordo). Ma, questa volta, molto ingenuamente, si pensava che il nuovo segretario nazionale potesse, in qualche modo, rinforzare e rinvigorire quello spirito comunicativo e partecipativo che ci si aspetterebbe da uno dei maggiori partiti nazionali. Una sferzata nella metodologia della scelta dei candidati, una politica davvero nuova a partire da una radicale innovazione dei programmi. Invece si parla ancora dei metri cubi della Nathan da dislocare non si sa dove, cosa che non esclude, tra le altre zone, il centro storico o del tunnel sotto Monte Ripoli dove lo scetticismo deriva dal fatto che il primo studio sulla fattibilità del progetto fu depositato in Regione Lazio agli inizi degli anni ’80! Ci si aspettava molto di più se non altro per il motivo che non c’è più “Roma”, come si raccontava, a dettare la linea politica alla “Provincia Tivoli” e che dunque, quest’ultima, non potesse far altro che genuflettersi, suo malgrado, alla volontà degli spietati strateghi capitolini. Ma, ad oggi, questa scusa non regge più. Tivoli, mai come ora, può vantare rappresentatività nei tavoli che contano. La segreteria provinciale è affidata a Rocco Maugliani, cresciuto nella Federazione tiburtina, in consiglio regionale siede Marco Vincenzi e alla Camera dei deputati c’è Andrea Ferro. E se fosse proprio questo il problema?
Forza Italia
L’uscita dall’impasse è arrivata formalmente nel tardo pomeriggio di lunedì 17 marzo; sarà Laura Cartaginese la candidata a sindaco per Forza Italia durante la prossima tornata elettorale. Un’ufficialità arrivata direttamente dal coordinatore regionale Claudio Fazzone. Preferita dunque a Vincenzo Tropiano che sembrava essere il designato per la corsa verso Palazzo San Bernardino. Per lui si profila il ruolo di coordinatore, con il compito principale di raccordare un centro-destra slegato e privo di unità d’intenti, provando a ricostruire la coalizione che, piena di contraddizioni, ha portato a trionfare Sandro Gallotti nel marzo del 2010.
Il Nuovo Centro Destra, di certo, non digerirà facilmente la scelta della Cartaginese e prova ad alzare la voce attraverso il “capitano coraggioso” Ettore Tirrò che non vuole, legittimamente, imposizioni di nomi da parte di Forza Italia senza una minima discussione in seno alla coalizione.
Dello stesso parere sono i Fratelli d’Italia che, insieme all’NCD, vedono sempre più di cattivo occhio una coalizione con il partito berlusconiano. Non a caso ci sono prove di dialogo tra i due partiti, pronti a correre da soli soprattutto dopo lo strappo sulla nomina avvenuto a metà marzo.
Alleanza per Tivoli
Alleanza per Tivoli è ancora una mina vagante. Una mina che, alla fine della fiera, rischierà di esplodere in mano agli stessi ingegneri della politica che la hanno costruita. La compagine guidata da Ezio Fiorenzi che vanta tra le file numerosi consiglieri comunali e assessori dell’ultima consigliatura (Pisapia, Romiti, Di Michele, Di Biagio, Lombardozzi, Capobianchi e la Fidanza) rischia, ad oggi, di rimanere fuori da qualsivoglia coalizione. Non per scelta, si intende (provano a dialogare con tutto il fronte politico tiburtino, senza distinzioni di sorta ma, finora, hanno ricevuto soltanto dei “niet”). I tanto contestati “metodi vincenziani”, che li hanno inizialmente spinti fuori dal PD e che, una volta metabolizzati, diventati la loro arma più astuta nell’ultimo governo Gallotti, sembrano ormai invisi a tutto il panorama tiburtino (tranne, ovviamente, che ad Alleanza per Tivoli e al PD stesso). Ma in politica, da Machiavelli in poi, il metodo è secondario rispetto al fine. Per questo motivo non vanno dimenticate le immagini che a qualsiasi tiburtino o turista in visita alla Superba, gli si stagliarono davanti all’iride durante l’ultimo biennio. Cassonetti dell’immondizia sommersi di rifiuti o dati alle fiamme, carreggiate occupate dai sacchi della nettezza urbana, inesistenza di una politica organica sulla raccolta differenziata relegata esclusivamente alla volontà di alcuni (pochi) probi cittadini. Ebbene, anche il Presidente del consiglio di amministrazione dell’ASA spa, Carlo Valentini, fu scelto dal gruppo Alleanza per Tivoli, insieme al consigliere d’amministrazione Francesco Di Romano, quest’ultimo dimessosi, ironia della sorte, dopo l’Epifania. Sarebbe assurdo e ingeneroso addossare tutte le responsabilità sull’annosa vicenda della partecipata, che risale ormai a un decennio di mala gestione, all’ultimo esercizio, ma è altrettanto certo che l’attuale governance in carica, in compartecipazione con il commissario prefettizio e il direttore dell’Asa Michele Bernardini, non ha, al netto dei fatti, migliorato minimamente la situazione. Il complesso ciclo della raccolta della nettezza urbana necessita politiche serie e lungimiranti, politiche che non sembrano essere nelle corde del gruppo Alleanza per Tivoli e dell’attuale consiglio di amministrazione. E del tanto sbandierato porta a porta, neanche l’ombra.
Movimento Cinque Stelle
La storia è sempre la stessa: epurazioni, cacciate e tradimenti dove ricostruire la situazione sarebbe meno affascinante che giocare a Cluedo! Anche qui, di certezze, ce ne sono ben poche, nonostante la consultazione on-line conclusasi lunedì 24 marzo, che ha visto prevalere Carlo Caldironi sulla sfidante Alessandra Mastroddi come candidato a sindaco alle prossime amministrative. Tuttavia, di liste al vaglio di Grillo e soci ce ne sono due, tant’è che ad oggi, dal Partito/blog, nessuna formazione ha ancora ricevuto il beneplacito. Di certo, il “vincenzismo” fa scuola a Tivoli, ormai diventato un trademark che sarebbe stato utile depositare. Di conseguenza l’operato e la spinta del Movimento ne risentono. L’appeal del M5S di Grillo e Casaleggio, senza la presenza scenica dell’uno e le strategie dell’altro è davvero inferiore rispetto al contesto nazionale. Anche le azioni e le uscite pubbliche sul territorio tiburtino sfiorano le poche unità, esauritesi quasi tutte al ridosso dell’affermazione alle ultime elezioni politiche. Anche perché a rompere le uova nel paniere ai due poli è subentrata l’ingombrante figura di Giuseppe Proietti, pronto ormai a scippare la bandiera del nuovo e del differente rispetto ai partiti. Si attendono ancora notizie.
Tivoli 2.0
Anche la lista civica, riconducibile all’ultimo assessore alle politiche culturali Gianni Andrei, scende in campo con la presentazione a candidato sindaco di Giorgio Strafonda, ex vice-sindaco della giunta Gallotti. L’emorragia è dunque inarrestabile, con la tendenza oramai consolidata ad abbandonare i partiti politici maggiori per approdare a liste più vicine ai cittadini e meno ingessate. Almeno questo dovrebbe essere l’intento.
La città in comune
Dal primo abboccamento iniziale, che vedeva il gruppo politico concorrere in appoggio alla candidatura di Giuseppe Proietti, la situazione è notevolmente mutata. Tra riunioni ed incontri pubblici è emersa la necessità di provare la scalata in solitaria verso Palazzo San Bernardino con il volto del Presidente della “Libera università Igino Giordani” Massimiliano Iannilli. Un nome sostenuto da Sinistra ecologia e libertà, Rifondazione comunista e Centro democratico riuniti nella coalizione “La città in comune”. L’intento, come si legge in una nota, è quello di cercare un dialogo e un confronto con le varie forze locali che possano convergere su una visione comuna atta a costruire una coalizione quanto più larga possibile. Vedremo chi risponderà all’appello.