La discarica, i rifiuti, la raccolta differenziata, il riciclaggio. Quindi l’Inviolata e Guidonia Montecelio. Quindi, una polemica. Tra le tante. La quale, come per la maggior parte, viene corredata di ragioni che fanno a pugni con il buon senso. Che si ritrova sovrastato dalla ‘politica’.
Un punto fermo: le discariche sono fuorilegge. Dal 6 agosto 2013. Lo erano anche prima in verità, ma in quella data il ministro Andrea Orlando ha emesso la specifica ‘circolare attuativa’. La sostanza: non si possono conferire in discarica rifiuti tal quale, negli specifici cassonetti vanno depositati gli avanzi derivanti dalla raccolta differenziata domestica. Poi? All’Inviolata, è in corso la costruzione – quasi ultimata – di un impianto per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti (TMB). Si tratta del penultimo step della filiera, che si conclude con la realizzazione di un prodotto utilizzabile in diversi ambiti produttivi. Ma le cose non vanno per il verso voluto da Manlio Cerroni. Il 12 marzo la Guardia forestale ha bloccato i lavori del sesto invaso utile alla realizzazione di una discarica. Si attende altrettanto per l’impianto propriamente detto. Al sito mancano le autorizzazioni della Sovrintendenza per i beni paesaggistici.
Si diceva, la polemica. I soggetti in campo, attivi, sono essenzialmente tre, le associazioni ambientaliste-protezioniste (alcune delle quali si spingono fino all’inintelligibile: “a Guidonia va fatta la raccolta differenziata effettiva, non virtuale com’è adesso”), che, principalmente chiedono la bonifica dei terreni preceda la realizzazione dell’impianto e l’adeguamento delle capacità agli effettivi bisogni cittadini; Eligio Rubeis, sindaco della città che lo vuole, senza tentennamenti, tanto da firmare l’accordo con Manlio Cerroni, proprietario dei terreni; terzo, il Pd, del quale però non si capisce la strategia. L’unico a parlare chiaramente è Domenico De Vincenzi. Per dire che lui era contro ma ormai il ‘sistema TMB’ va adottato, però collocato nella zona industriale. Con quale logica non è dato sapere.
Correva l’anno 2003
Riavvolgendo il nastro, lo start up del progetto risale al 13 ottobre del 2003, quando, davanti al notaio Anedda, Carlo Filippo Todini vende a Manlio Cerroni 39 ettari del suo terreno all’Inviolata da destinare alla costruzione di “un impianto meccanico biologico per il trattamento dei rifiuti”. Valore della transazione, 3 milioni e mezzo di euro. La cifra appare incredibile, del tutto ‘fuori mercato’. Infatti, l’area indicata nel rogito è a destinazione agricola, oltretutto interna al Parco dell’Inviolata, quindi vincolata dalla legge regionale. Chi non si pone dubbi è Manlio Cerroni, che sborsa 500 mila euro di caparra seduta stante, impegna 2 milioni alla stipula della compravendita definitiva e un milione per l’anno seguente.
Correva l’anno 2004
Pochi mesi dopo, il Consiglio comunale di Guidonia Montecelio vota un ‘atto di indirizzo’ in cui si dichiara disponibile ad “ospitare sul proprio territorio un impianto di ultima generazione” per il TMB. E’ il 17 settembre, il sindaco Sassano, centrodestra-UDC, non mangerà il panettone.
Correva l’anno 2005
La data fatale. L’esordio è di di Francesco Storace, presidente centrodestra – agli sgoccioli – della Regione Lazio: con la legge 9 del 25 febbraio 2005 tira via dal Parco dell’Inviolata i 39 ettari oggetto della compravendita tra Todini e Cerroni. Superfluo chiedersi perché proprio ‘quei’ 39 ettari.
Non si oppone il successore, Piero Marrazzo, centrosinistra: a giugno 2005, il piano regionale dei rifiuti indica “le aree già sede di discarica” quale ambito prioritario per la costruzione degli impianti.
I 3 milioni e mezzo di euro risultano adeguati. Ben spesi.
Però non tutto si svolge ‘lontano’ da qui.
Chi sfogliava la Margherita
A Guidonia Montecelio la primavera 2005 porta un nuovo sindaco, Filippo Lippiello, centrosinistra-Margherita: partecipa alle manifestazioni degli ambientalisti, appare intenzionato a ‘fare i conti’ con la discarica. Ed anche con l’impianto TMB (benché non si capisca come). Capogruppo del suo partito in Consiglio comunale è Domenico De Vincenzi. Segretario del suo partito in città è Paolo Morelli.
La conclusione della compravendita dei 39 ettari avviene il 30 giugno del 2005 davanti al notaio Anedda: Cerroni constata che in Regione Lazio l’iter progettuale dell’impianto è stato avviato, così le parti convengono che la partita deve ritenersi andata a buon fine. Firmato: Manlio Cerroni e… Paolo Morelli, “delegato con procura speciale a rappresentare il signor Carlo Maria Flippo Todini”. Tutto perfettamente legittimo per carità, quello che ci si chiede è quanto gli affari influenzino la politica e il governo della città (dal verso opposto la questione neppure si pone).
Sul quella conclusione della vicenda, non risultano pervenuti proteste della Margherita né tanto meno richiami di alcun genere.
Nota a margine: il ‘profilo’ su Facebook dell’allora capogruppo De Vincenzi, oltre a quella nei Popolari, non menziona l’appartenenza alla Margherita. Honi soit qui mal y pense… però c’è un errore, nei Ds non c’è mai stato. (t.v.)