Dopo l’annuncio che anche l’Italia farà parte della coalizione internazionale di intervento rapido in Ucraina e di combattimento in Iraq, suscitano interrogativi, ma soprattutto attirano l’attenzione – e qualche brivido – gli aerei che, ormai da luglio, sopra le nostre teste, decollano e atterrano all’aeroporto ‘Alfredo Barbieri’ di Guidonia M. Dal capo di Stato maggiore nessuna spiegazione, ma, detto-non detto, il piano programmatico pluriennale della difesa militare 2014-2016 riporta alcune informazioni interessanti (che, tuttavia, non dedicano neppure un cenno su ciò che avviene nell’aeroporto). Esse rientrano in un quadro allarmante sulla

Una coppia di 'Tornado'

posizione delle nostre forze armate riguardo al possibile intervento in Medio Oriente e nelle aree coinvolte in altri conflitti.
Le attività sono già pianificate e riportate nel “Programma per il secondo semestre 2014″ e quello che emerge è uno scenario internazionale caratterizzato da complesse dinamiche politiche, economiche e sociali, tra loro connesse, nonché da elevati fattori di rischio per la stabilità e la sicurezza, quali il terrorismo, la proliferazione delle armi di distruzione di massa. “Le nostre Forze armate – si legge nel documento di 216 pagine firmato dal ministro per la Difesa Roberta Pinotti – sono chiamate ad affrontare, in tempi brevi e in maniera risolutiva, crisi che dovessero accendersi in aree ovvero contesti di critica rilevanza per la sicurezza del Paese. Non può inoltre essere ignorata la possibilità, per quanto remota (il vertice Nato a Glasgow era di là da venire evidentemente, ndr), di un coinvolgimento del Paese, e del sistema di alleanze del quale siamo parte, in un confronto militare su scala più vasta, di tipo tradizionale o, più verosimilmente, “ibrido”, ovvero che implichi al tempo stesso operazioni militari convenzionali”. Nel frattempo in Sardegna, la regione che ospita il 61 per cento delle servitù militari italiane e i tre più grandi poligoni d’Europa, si addestreranno persino i mezzi dell’aeronautica militare israeliana. Le attività sono riportate nel “Programma per il secondo semestre 2014″ che le definisce come “esercitazioni”.

Un Chinook della Boeing
In un clima teso come quello descritto e di comune conoscenza almeno per gli aspetti espliciti riportati dai media, dalla base militare ‘Alfredo Barbieri’ non trapela nulla se non un costante volo di aerei sui cieli tiburtini. Un fatto atipico vista l’ormai decennale inattività dell’aeroporto. Addirittura, nonostante la stessa pista di volo non sia adibita ad atterraggi e decolli notturni e di conseguenza ad esercitazioni in aria, da un mese a questa parte si sentono diversi tipi di aerei – ma anche elicotteri – solcare i cieli, notti comprese. Che Renzi non sia andato in Kazakistan a bere il the si era capito nonostante l’abbigliamento confortevole, camicia sbottonata e pantalone, quasi a voler rassicurare i media. Viene da chiedersi come mai tutto questo silenzio da parte dello Stato maggiore visto che anche su internet ormai è possibile consultare qualsiasi documento.
Quel che si sa è che questa base militare vanta una delle piste più grandi d’Italia e che oltre un decennio fa era adibita ad esercitazioni militari e paracadutistiche. Poi divenne oggetto di polemica se farla diventare polo universitario da trasformare in una sorta di museo. Se tutto ciò non è stato mai definito, la risposta ce la danno forse gli uccelli di ferro che si sono lucidati le ali per farsi conoscere altrove.