Le gradinate del teatro in calcestruzzo

Le immagini mostrano una sezione dei lavori di recupero e ripristino all’interno del Santuario di Ercole Vincitore, a Tivoli (IV secolo d.C.). L’intreccio metallico sullo sfondo, in origine era coperto da un telo, un ritratto della facciata del monumento, e venne eretto tra anni fa, nel 2011, quando si celebrò l’inaugurazione. Visto che il manufatto originale non c’era più (il tempo, le intemperie…), ne è stato ricostruito lo scheletro. Ovviamente inesistente al momento della ‘presa di possesso’ del sito, ha pensato il vento a sollevarlo dall’incombenza mettendo in bella mostra le ‘vergogne’ sottostanti.

Lo 'scheletro' di provenienza romana. Odierna

Eolo non immaginava davvero che i ‘creativi’ del telo (il Mibac?, la Sorprintendenza?), lo avrebbero lasciato lì, probabilmente pregustando lo stupore dei visitatori e degli studiosi per un’intelaiatura metallica siffatta proveniente dall’antichità.
Sottostante, la scalinata del teatro. Nessuno sconcerto, l’epoca romana è estranea. Il materiale utilizzato per i posti a sedere e per il transito, al tempo della costruzione del Santuario, era il travertino. Ovviamente, dati i luoghi. Scomparse nei secoli le soglie (utilizzate anche per costruire Villa d’Este) rimasero i solchi, ben visibili nonostante fossero stati riempiti o coperti da terriccio ‘naturale’.
Gli interventisti odierni hanno recuperato quelle tracce e (visto che di travertino da queste parti non ce n’è più) le hanno riempite con il calcestruzzo.
Nei piani messi a punto da… (il Mibac?, la Sorprintendenza?) sarebbe ora previsto l’abbattimento delle parti ancora erette di un opificio settecentesco poggiante sulle mura del santuario – eretto da Luigi Bonaparte, fratello dell’imperatore -, a cominciare dalle capriate. Un esempio tuttoggi assai rilevante di archeologia industriale. Ma anche espressione – per numerosi e significativi intrecci – di un pezzo della Storia d’Italia. Come si comprende, un tema che non si può racchiudere in qualche riga e al quale dedicheremo un apposito articolo nei prossimi giorni.
Intanto, sull’evidenza dei lavori in corso, ogni commento è superfluo. Salvo una postilla: Giuseppe Proietti, ex direttore generale del Mibac, neosindaco di Tivoli, e Dario Franceschini, ministro a tutto titolo, hanno consapevolezza sul ‘modello’ dei lavori all’interno del Santuario? Sono d’accordo sui risultati? (t. ve.)