di TOMMASO VERGA
Cosa avete messo in piedi? Una sorta di ‘occupy Pd’? “Ma no, è solo la festa dell’Unità”. Ma da quanto so ci siete arrivati non proprio tranquillamente. “Sì, però volevamo farla ed eccoci qui”. Chi era contrario? Vi siete scontrati? Con chi? Una strizzata d’occhio e via, nessuna risposta. Che comunque il cronista conosceva già. Gli antefatti della kermesse di tre giorni, nel primo weekend di ottobre, affondano le radici nell’indomani della sconfitta elettorale di Guidonia Montecelio. La conseguenza è
stata plasticamente rappresentata dalla “presa della segreteria” del Pd cittadino. Un gruppo – quasi tutti ragazzi – guidato dal segretario Mario Lo Muscio si è chiamato a farne parte. Le regole? “Eeee, l’ultimo congresso allora? Lascia stare, parliamo di politica e delle condizioni di questa città. E delle responsabilità anche nostre per lo stato in cui si trova”. Dunque, c’era chi non la voleva. Dopo sette anni l’hanno ‘recuperata’ (l’ultima festa dell’Unità si svolse nel 2007, a Villalba). Ostile lo storico ceto dirigente.
Ostico ai tempi nostri descrivere l’attività dei partiti. La ricerca della giusta misura non salva dall’effetto speculare su/in chi legge. Un risultato dovuto, senza dubbio, alla crisi della politica e dei partiti (per chi li intende ancora come luogo di studio, di confronto, di elaborazione, di crescita civile). Comunque, indifferenti alle difficoltà interne, con qualche supporto dei più esperti, ‘professionale’, i giovani hanno gestito tutti i risvolti della festa, dall’impianto fonico alla disposizione delle sedie, alla cucina. Ai dibattiti politici. I temi? il lavoro; la città metropolitana.La riforma dell’articolo 18 non sarebbe passata (di misura)
Introdotto dalle relazioni di due parlamentari – Monica Gregori e Annamaria Parente –, il ‘lavoro’ ha sollecitato non solo una discreta partecipazione di pubblico ma un interessante e vivace contributo in termini di dibattito. Centrale, la questione dell’articolo 18. In quella sede, se si fosse votato, la
riforma dello Statuto dei lavoratori, seppure di misura, non sarebbe stata approvata. (In realtà, le relazioni sono state tre, ma a quella di Domenico De Vincenzi non è stata prestata così grande attenzione. Per ragioni professionali, va riportata comunque la notizia: De Vincenzi ha detto che rimarrà a fare il presidente del Cotral. Una “autosmentita” poiché la stessa mattina aveva dichiarato a un giornale locale che l’incarico era terminato).Graziano De Rio non s’è visto, però gli eletti c’erano tutti
La difformità tra i motivi conduttori della festa e la “logica di partito” s’è misurata tutta nel “pienone delle star” di sabato 4, quando il cartellone prevedeva la presenza di Graziano Del Rio, artefice dalla legge sulla città metropolitana. Del Rio non s’è visto, ma gli eletti metropolitani alla Regione, alla Camera, al Senato c’erano tutti. Il giorno prima, al dibattito sul lavoro, non s’era presentato nessuno, nemmeno uno. Poi hanno parlato. Tutti. Definita “ignobile” la normativa sulla città metropolitana partorita dal governo Monti. Un riconoscimento inteso come assoluzione della “Del Rio”, notoriamente distinta e diversa dall’altra. Nessun dibattito.
Nèi non imputabili agli organizzatori. Esperienza dalla quale non è detto non ne possano trarre beneficio. Se non sfioriranno durante la crescita (l’antico detto romano è sempre d’attualità: “chi tocca er pupo diventa compare”), lo spirito che ha animato i “ragazzi della festa” tornerà utile alla città, ai suoi problemi, alla prospettiva. La ripresa del confronto dentro e tra i partiti è indispensabile, la ricerca di soluzioni altrettanto. Ma ne discende.