di STEFANIA DI MARSILIO

L'"antica" formazione di Augusto Bordin

Oggi tutti con il fazzolettone al collo. Perché oggi, 29 ottobre, ricorre l’anniversario delle prime promesse che 14 ragazzi pronunciarono davanti al monumento ad Alessandro Guidoni. “…Era l’estate del 1944, in radio passava Ma l’amore no, una tazzina di caffè costava 35 lire e Guidonia veniva liberata dall’occupazione tedesca”. I giovani, pochi in una città semivuota, in quel periodo affamati, impauriti e disperati, seguirono l’esempio di Augusto Bordin, un giovane ufficiale di origini padovane, che con rara sensibilità, bontà d’animo ed intraprendenza, riuscì a rapire la loro attenzione alternando giochi di movimento a qualche chiacchierata, stimolando in essi la sete di conoscenza dopo un periodo buio.

Resta vivo e attuale il messaggio del fondatore Augusto Bordin
Al grido di “estote parati” (siate pronti) il 29 ottobre quei ragazzi recitarono per la prima volta la loro promessa fondando il primo nucleo del gruppo scout ‘Guidonia1′ guidato da Bordin. Il cui ricordo è ancora vivo e la notizia della sua morte nell’estate del 1999 fu un grande dolore per tutti. Lasciò in eredità una responsabilità importante: quella di fare in modo che il seme che aveva avuto il coraggio di gettare non andasse perduto. E così è stato. I Gruppi a Guidonia sono diventati quattro e anche gli “scout in borghese” sono molti, passati attraverso quell’esperienza e diventati adulti. Un segnale positivo per la città.

Davanti al "Barbieri" nel 1984

Nonostante le difficoltà di coinvolgimento delle giovani generazioni bombardate da stimoli provenienti da ogni parte e caratterizzati da un accesso alle informazioni in tempi da record, la metodologia scout persegue ancora oggi la strada della condivisione e dell’approfondimento nel tentativo di trovare risposte adatte a domande ed esigenze mutevoli. I “valori” che sembrano confusi e travolti anche loro, vengono riproposti, percorrendo una strada fatta di cose semplici e da taluni ritenute anacronistiche, ma ancora fondamentali per la crescita di sé e della coscienza delle proprie possibilità. “Viviamo un tempo di crisi, ci viene ripetuto tutti i giorni. Un periodo che durerà a lungo, che può essere vissuto al meglio se accompagnato da un’attività che insegni a stare al mondo, la vita democratica, il rispetto del punto di vista altrui, l’importanza di prendersi incarichi e responsabilità…“; “dal momento che il mondo di oggi difficilmente offre prospettive e fornisce certezze, ci impegniamo ad indirizzare i ragazzi verso la capacità di compiere scelte adeguate ad una società che li vuole consumatori del nulla e precari” questo si legge nel Progetto educativo di gruppo dello scorso triennio. Facile a dirsi, molto complicato a realizzarsi…

Il 'Guidonia uno' (le foto sono tratte dal sito Facebook del gruppo scout)
“Per lasciare un mondo migliore di quello che si è trovato”
Ma i “vecchi lupi” non si arrendono: continuano a spiegare al “branco” che le risorse non si sprecano e che il cibo si rispetta e che ognuno caccia non solo per se stesso ma anche per i suoi fratelli. Ed i capi reparto continuano a sperimentare tecniche “antiche“ che danno ai ragazzi la possibilità di misurarsi con le proprie abilità personali e stimolare la creatività e la manualità. E una volta diventati adulti imparano a non restare immobili e passivi davanti a ciò che succede intorno e a non cadere nello sconforto quando le cose si mettono male. Perché solo in questo modo si “lascia un mondo migliore di come si è trovato”.