di TOMMASO VERGA
“Il problema? Nessun problema, il valore dei terreni è fissato da una apposita tabella, 8 euro al metro quadro, il doppio per l’edificio sovrastante. Non sono ‘tariffe’ stabilite per Albuccione, ma per tutti i casi analoghi”. Che per il Lazio equivalgono a circa 17 mila ettari. La legge contempla che la destinazione del ricavato andrà ad abbattere il debito sanitario. Quindi è corretto dire che l’alienazione di questo patrimonio riguarda tutti i cittadini e non soltanto gli ‘occupanti’ dei terreni? Minor debito uguale meno tasse: è così? “Esattamente”. Quindi ognuno ha interesse per una conclusione favorevole ad entrambi. “Non fa una piega”.
“Allora perché ci sono periti delle due parti, ‘occupanti’ e Asl RmG, incaricati di valutare i beni? A rigore di logica, la Asl dovrebbe rifiutarsi di accettare una procedura in contrasto con quanto fissato dalla legge regionale. L’interlocutore non risponde, si entra nel campo disseminato di etichette “riserbo”. Né ottiene successo, medesimo motivo, l’altra domanda, forse ancor più insidiosa: i 100 ettari di terreno libero, oltretutto recintato proprio in questi giorni, che fine faranno? Risulta che se ne sono già cominciate ad affittare porzioni? Da parte di chi? Il silenzio è una conferma del contrasto in atto tra la giunta della Pisana e l’azienda sanitaria tiburtina.
Riepilogo-aggiornamento. Partendo da un fatto subentrato nella vicenda quasi di soppiatto. Poco più di un centinaio di ‘occupanti’ – su 1.600 famiglie interessate – hanno rivendicato l’usucapione dei terreni. L’”esca” potrebbe essere stata offerta dalla medesima iniziativa intrapresa a Santa Marinella. Che ha avuto esito disastroso per i ricorrenti, il tribunale di Civitavecchia l’ha rigettata senza fronzoli, visto che in tutti questi anni non è mancata una regolamentazione tra ‘occupanti’ ed enti pubblici, in particolare la stipula di contratti d’affitto tra cooperative e Asl (o, per altro verso, i Comuni).
La RmG non ne ha tenuto conto. Anziché resistere, ha proposto ai ricorrenti la normativa della ‘mediazione’, evitando quindi il procedimento vero e proprio. Con una ‘variazione’ oltretutto. L’istituto della ‘mediazione’ discende dall’invito del giudice alle parti in conflitto di trovare un accordo. Qui, salvo un singolo caso, non c’è stato nessuna sollecitazione del magistrato. Semplicemente perché non ci sono stati ricorsi al giudice. In ogni caso, con il precedente (favorevole) di Civitavecchia alle spalle, è logico domandare il perché di sì grande tramestio. La Asl avrebbe dovuto respingere ogni richiesta. In aula e fuori. Punto. Forse roba da Corte dei conti (che ha un fascicolo aperto sulla RmG sin dai tempi di Nazareno Brizioli). Ma fors’anche da Autorità anticorruzione.
C’è poi un’altra questione che rischia di tradursi in tagliola per quanti immaginano la procedura di ex-usucapione panacea del problema. Da una parte il Catasto, dall’altra i notai. I quali, in assenza di un frazionamento del terreno, non possono provvedere – per legge – alla stipula dell’atto di compravendita. Un argomento preventivamente affrontato dalla Regione, che, data la evidente unicità del caso, ha provveduto a stipulare una convenzione con il Consiglio notarile di Roma. In questa circostanza, mancando il ricorso alla formula regionale, si troveranno notai comunque consenzienti?
Altro aspetto singolare: in tutto il dipanarsi della vicenda, chi non ha fatto conoscere il proprio pensiero è Giuseppe Caroli, il direttore generale. Il quale, pur sapendo che la Regione Lazio non condivide nulla di quanto accade sull’alienazione di quei terreni, non ha espresso opinione. Un silenzio-assenso evidente dimostrazione e presa d’atto della condivisione di quanto sta accadendo.
I 100 ettari liberi poi. Che rivendica a sé un consorzio (una email, per il resto ignote tutte le carte, data di nascita, attività, responsabili, eccetera). Del quale farebbero parte anche una decina di aziende alle quali i Comuni di Tivoli e di Guidonia Montecelio hanno affittato porzioni di terreno nel secolo scorso. Una rivendicazione che la Asl non respinge. C’è un episodio che merita di essere raccontato perché mostra gli orientamenti dell’azienda sanitaria.
Vengono convocati i presidenti delle quattro cooperative che ‘occupano’ Albuccione: Menghi, Unitaria, Ieranense e 2000. Davanti ai rappresentanti della Asl, all’altro lato del tavolo, però si ritrovano in 5. Chi è questo signore? chiedono. “Chi siete voi piuttosto?” replica con… enfasi l’avvocato Michele Pagano, consulente della controparte. Con lui, le architette dipendenti dell’azienda, direttamente responsabili del ‘caso Albuccione’. Chiarimento: il “signor 5” è un avvocato, rappresentante del consorzio-non-si-sa-chi. Quindi, ulteriore domanda: che ci fa qui? che c’entra con noi? Si attende ancora risposta (un’aggiunta: occhi sbarrati e frasi tipo “scusate, non lo sapevamo” quando sono stati mostrati i documenti e i bilanci depositati sull’attività delle coop: possibile che la Asl ignorasse la natura di ‘persone giuridiche’ attive? ma allora perché le ha appositamente convocate?). Va precisato che l’esistenza del consorzio è certificata da un volantino firmato da una email e intestato “è giunta l’ora di veder riconosciuta la tua proprietà”. L’adesione costerebbe 500 euro di anticipo e 12 per cento dell’affare compiuto. Minore la tariffa per il lodo ex-usucapione: 300 euro più benefit finale.
Quindi, Regione Lazio e RmG sono divise. Molto. Gli effetti? Non prevedibili al momento, se non sotto il profilo dell’analisi dei protagonisti. Marco Vincenzi, capogruppo Pd alla Pisana, riconosciuto “padre” della positiva conclusione della legge sull’alienazione dei terreni ex Santo Spirito, risulta per nulla convergente su come le cose procedono. L’ha reso noto, ripetutamente…