di TOMMASO VERGA
Una scelta di civiltà, l’”anello mancante” alla piena applicazione – a distanza di trentacinque anni dalla promulgazione della 180 –, della “legge Basaglia”, dal nome dello psichiatra che individuò il malato mentale soggetto da curare e non da segregare. Una decisione tardiva ma attuale, che però non ha fatto i conti con i partiti attuali. I quali, in provincia di Roma, hanno deciso che “sulla Palombarese non si passa”. Infatti, una pioggia di interrogazioni e reprimende si è abbattuta sulla ministra della Salute Beatrice Lorenzin e sul presidente della giunta regionale Nicola Zingaretti.
Dividendosi le parti, alla prima si sono rivolti deputati del Pd, che hanno “preso di petto” il direttore generale della RmG Giuseppe Caroli, colpevole di essere “intenzionato ad ubicare”, “seppure in via provvisoria”, la Rems a Palombara Sabina. Si cita una delibera della Asl, del 12 febbraio scorso, che, in realtà, è una sorta di “presa d’atto” di quanto precedentemente stabilito da Zingaretti. A sua volta oggetto delle accuse di Forza Italia, che biasima la spesa di oltre un milione di euro per la realizzazione delle Rems. Sottratti al bilancio regionale? No, stanziati dal governo nazionale per precisa destinazione.
Il giorno successivo, 25 febbraio, dopo aver incontrato il presidente della Commissione sanità, consiglieri di vari partiti alla Pisana comunicano la sospensione dei lavori di adeguamento

Sul resto, i “protestanti” non hanno avuto da obiettare, nulla quaestio per Rieti e Frosinone ma nemmeno per l’altro lato della provincia di Roma. Non una domanda sull’ospedale di Subiaco (quello inaugurato da Sandro Pertini), che accoglierà 40 degenti “fissi”. Nessuna “verifica”, nessun interesse. Pochi abitanti pochi voti…
A onor del vero, c’era e c’è un motivo, determinante, che fa discutere sulla sorte del “SS Salvatore” di Palombara: l’obiettivo disatteso, da anni, della realizzazione della “Casa della salute”. Una struttura indispensabile. Per la Sabina e per la stessa RmG

A meno che il tutto non si compendi in un “quelli non li vogliamo”. Legittimo (pensarlo…), ma bisogna avere il coraggio di dirlo. Lo scambio no, sarebbe insopportabile.