Per i dem, oltre al vicesindaco Mauro Alessandri, con deleghe ai Lavori pubblici e al Patrimonio (manterrà la carica di primo cittadino di Monterotondo), ci saranno Michela Califano (di Fiumicino; deleghe Ambiente e Innovazione); Massimiliano Borelli (di Albano; Personale, Lavoro e Formazione), Orlando Corsetti (Cultura, Turismo e Scuola), Marco Palumbo (Agricoltura, Difesa del territorio, Attività produttive e Protezione civile), a Giovanni Paris le deleghe “pesanti” (Bilancio, Urbanistica e Pianificazione del territorio). Per Sel, la prescelta è Gemma Azuni (Servizi sociali, Trasparenza, Lotta alla corruzione e Pari opportunità), Svetlana Celli (Sport, Politiche giovanili, Mobilità e Viabilità) rappresenterà la Lista civica Marino.
Non tutto dev’essere filato liscio, si parla di una gestazione particolarmente complessa e con abbondanti travagli, tanto da far convenire gli addetti sul fatto che il nascituro vedesse la luce a distanza di sette mesi dalle elezioni del 5 ottobre 2014.
Così come appare, la compagine dei “magnifici otto” rispecchia la logica e puntuale conseguenza di quel voto. Insipienza dei partiti locali, espressa in modo straordinariamente compiuto nelle istituzioni cittadine, incapaci di riuscire a trovare un rappresentante da eleggere a tutela delle centinaia di migliaia di residenti tra la Valle dell’Aniene e la Sabina. Sopra tutti, Tivoli e Guidonia Montecelio: la provincia a nordest della capitale è totalmente assente, nel consiglio della Città metropolitana e nella “giunta” (non si obietti a favore della presenza di Mauro Alessandri sindaco di Monterotondo, cittadina storicamente a “vocazione romana”, che, aldilà di generici pronunciamenti, mai ha accettato un effettivo coinvolgimento sul tema delle relazioni territoriali con il suo “sud”).
Se il Consiglio della Città metropolitana fosse stato scelto dai cittadini-elettori e non dai partiti le cose probabilmente sarebbero andate in modo diverso. Non resta che prenderne atto e imparare la lezione. Magari cominciando a confrontarsi sulla “sostanza”, sulla soluzione dei problemi più che sull’appartenenza comunale e di schieramento. Non è detto che la “sconfitta” alla fine non possa rivelarsi utile.