di TOMMASO VERGA
Dunque, la magistratura contabile protagonista a Palazzo San Bernardino questa mattina. Convocati i giornalisti per ascoltare Proietti sull’accusa di danno erariale, in quanto componente della Commissione per l’area archeologica di Pompei. Un argomento attuale dopo l’avvio dei due distinti procedimenti, penale e amministrativo, a carico di Marcello Fiori, ex commissario straordinario per l’area archeologica. Effetti: il sequestro “virtuale” di quasi sei milioni a recupero del presunto danno erariale, due “reali”: 26 mila euro depositati sul proprio conto corrente; la detrazione del quinto dello stipendio. La motivazione: spese gonfiate per ristrutturare il sito. L’iniziale preventivo si attestava a 450 mila euro.
Da Proietti non un cenno, una parola, nessun giudizio sulla somma germogliata. Il piano di Fiori di trasferire la stagione estiva dal “San Carlo” di Napoli a Pompei? “Rientrava nei suoi compiti di commissario”. Sull'”avviso” della Corte dei conti? “Non c’entro nulla, ero già in pensione”.
Sostanzialmente ignoto al di fuori dell’ambiente specialistico e ministeriale, Marcello Fiori – dalla Protezione civile di Bertolaso passato a Pompei per scelta di Sandro Bondi – è viceversa notissimo nella cerchia politica: è il fondatore dei club “Forza Silvio” che, d’ora in avanti, nelle intenzioni dell’ex cavaliere, dovrebbero sostituire la bad company “Forza Italia”. Data d’esordio, le elezioni regionali di maggio. Un’intenzione quantomeno di incerta applicazione dopo l’”infortunio” capitato all’iniziatore.
Nell’inchiesta della Corte dei conti sono entrati i membri della Commissione ministeriale di indirizzo e coordinamento. Con Giuseppe Proietti, Maria Grazia Falciatore, ex capo di Gabinetto della Regione; Stefano De Caro, ex direttore generale per le Antichità; l’architetto Roberto Cecchi – che sostituì Proietti a marzo 2010 –, e Raffaele Tamiozzo, avvocato dello Stato. Altre notifiche all’ex soprintendente Jeannette Papadopoulos, a Maria Pezzullo, funzionario della Regione e a Bruno De Maria. Sei tecnici infine dell’impresa addetta ai lavori.
Coordinata da Luciano Donato, sostituto procuratore generale della Corte dei conti, l’indagine contesta il danno allo Stato, oltre che a Marcello Fiori, alla Commissione che aveva il compito di approvare il piano degli interventi assicurandone la congruità. A seguire, l’inosservanza della normativa sull’affidamento dei lavori, effettuato senza gara pubblica e «in violazione delle disposizioni dello stato di emergenza, dichiarato dalla presidenza del Consiglio dei ministri il 30 giugno 2009 e poi prorogato di un anno».
Il dibattimento si annuncia interessante. Principalmente perché si attende che dalla sfilata di dirigenti, ministri e sottosegretari venga chiarito come sia stato possibile trasformare 450 mila euro in quasi sei milioni. Senza che nessuno se ne accorgesse.
Un approfondimento che, mutatis mutandis e metodi, potrebbe rivelarsi di interesse anche a Tivoli: si prendono di volta in volta esponenti politici e/o vertici del Mibac, di ogni ordine e grado, li si interroga sulle somme stanziate e spese per opere di recupero e/o di restauro. Con illustrazione di risultati ed effetti. Poi gli si chiede se e cosa intendono fare. Una pura sollecitazione. Che prescinda da sequestri e Corte dei conti. (In)tanto per sapere. E quindi poter giudicare.