IL PARAGONE, o, se più aggrada, l’equivalente è la Liguria. In occasione delle elezioni di fine settimana, a Palombara Sabina il Partito democratico si divide e si scontrano due liste. Una di partito, l’altra di iscritti al partito. Prevenendo il sussulto, il confronto non si riferisce alle dimensioni territoriali o all’importanza nazionale degli esiti del voto. Sarebbe fuori luogo. Pienamente in tema, viceversa, è l’effetto che promana il modo di scegliere i candidati e di comporre le liste. Qui va fissato il paragone, perché l’analogia corrisponde al marasma diffuso nei dem. Marasma nazionale (“gli impresentabili”) e locale. Nessuna forzatura, il paradosso è regolamentato dallo statuto del partito.
Corrispondendo al quale, infatti, come altrove, si applica la regola del “non guardo in faccia nessuno”: né a quella di Nelido Vallocchia, il candidato ufficiale, lunghi trascorsi nel centrodestra (Udc, Forza Italia), né a quelle dei leader della lista dissidente, in particolare di Giancarlo Marroni, l’aspirante sindaco, e di Umberto Desideri. Con quest’ultimo che si appresta a fissare il suo nome nel guinness della politica: è il primo “renziano” doc – attestato che viene dalla costituzione della “Big Bang” di Palombara, la fondazione risalente al premier sin dalla “Leopolda” d’esordio – a non osservare l’indicazione-sentenza della direzione romana del partito e quindi accingersi a dover subire la sospesione o l’espulsione, e comunque una sanzione (alle elezioni del 2014, a Tivoli, semplici iscritti al Pd sostenitori della “Città in Comune” furono inibiti per due anni).
Perché due liste? Che è successo per arrivare a tale conclusione? Tutto noto, passo dopo passo dettagliatamente descritto dall’informazione locale: primarie, ballottaggio, vince Marroni, il rivale contesta, la data del secondo turno viene processata e condannata, quindi si ripete la procedura e vince Vallocchia. Consenso del Pd (provinciale, regionale, ecc.). Effetto, nasce la seconda lista. Per ora si chiude così, tra una settimana il seguito.
Sei le liste in competizione. Una condizione frastagliata, nella quale la conclusione degli “affari interni” al Pd potrebbe non destare attenzione più di tanto. A favore di un capitolo a sé, una pagina scritta in caratteri imprevedibili ma proprio per ciò molto attesi: il risultato del candidato “grillino” Emanuele Penna. Che potrebbe raccogliere i frutti del lavoro, non solo cittadino, svolto dal movimento 5Stelle. Il quale, da un anno a questa parte, ha prestato particolare attenzione alle vicende sabine, in particolare alle questioni sanitarie. Davide Barillari – con qualche defaillances nel merito dei problemi – ha visitato l’ospedale, ha preso posizione contro la trasformazione in “Rems” (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, in sostanza, un carcere psichiatrico). Una destinazione d’uso che, comunque, ha visto contrarie tutte le forze politiche locali.
Il “podemos” dei 5stelle comunque sortirà l’effetto di sottrarre voti alle formazioni ‘tradizionali’, a cominciare dai due Pd. C’è da presumere che, alla resa dei conti, risulterà determinante. Anche per il centrodestra che, comunque, dopo l’uscita obbligata di Paolo Della Rocca, anche a Palombara soffre di “qualche” problema.
Il 31 maggio a Palombara Sabina si sceglie il dopo-Della Rocca
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