di TOMMASO VERGA

Francesco Zadotti

Francesco Zadotti

LA FIFA non c’entra, a meno che non si tratti di quel sentimento che coglie di fronte a eventi inattesi e sgraditi. E’ quanto probabilmente avrà provato all’alba di stamani Francesco Zadotti, 68 anni, presidente della “Ternana calcio” – ruolo ricoperto dopo le dimissioni di Angelo Deodati; comunque la società non c’entra – arrestato a Roma, dove risiede, dai carabinieri di Viterbo nell’operazione “Vento di maestrale”, che ha portato alla custodia cautelare altre otto persone.
Francesco Zadotti è nella lista degli uomini-chiave del “gruppo Cerroni”. Lo dimostra non solo il ruolo di primo piano svolto nella realizzazione del Tmb all’Inviolata e i relativi procedimenti giudiziari, o quello di amministratore di “Colari Ambiente Guidonia”. Quanto segue infatti è un resoconto (ovviamente parziale) di quanto accertato dagli investigatori nell’”affaire Malagrotta”.
La società di Cerroni rileva un problema, sono sbagliati i conti: i rifiuti urbani di Albano, Ardea, Ariccia, Castel Gandolfo, Genzano, Lanuvio, Marino, Nemi, Pomezia e Rocca di Papa, secondo l’appalto, anziché Cdr (Combustibile da rifiuto) per i termovalorizzatori finiscono direttamente in discarica. In sostanza, pagano per un servizio che non c’è. Così il gruppo deve restituire 1 milione e 400 mila euro. Nell’interrogatorio di garanzia lo ammette anche Bruno Landi (ex presidente della giunta regionale, socialista, al vertice

Francesco Zadotti e, dietro, Gianmario Baruchello all'Inviolata

A sinistra, Francesco Zadotti all’Inviolata

del “gruppo Cerroni”): «Io lo sapevo e lo sapeva pure Francesco Rando, che c’era questo problema che dovevamo dare indietro i soldi ai comuni, tant’è vero che io consigliai di farlo, ma con un piano di rientro, piano piano, perché altrimenti andavamo in rovina».
Sul medesimo argomento, c’è anche l’intercettazione telefonica di un colloquio tra lo stesso Landi e Francesco Zadotti. «Posso dire una cosa? – dice quest’ultimo –, quella della restituzione delle cose mi sembra una gran cazzata». «Ecco – interloquisce Landi – io ti volevo dire che… una restituzione fatta contestualmente per quella cifra rischia di destabilizzare l’intero sistema (…) la cosa va fatta con la gradualità necessaria, non con la capoccia di legno». Tutto compreso, attestano i periti nominati dal tribunale, su Malagrotta, i conti sbagliati hanno consentito alla società di conseguire «nel periodo dal 2006 al 2012 un ingiusto profitto patrimoniale pari a euro 10 milioni 900mila 910 euro, di cui 4 milioni 902mila 507 euro per il minor avviamento del termovalorizzatore e 5 milioni 998mila 403 euro per aumento unilaterale della tariffa di avviamento alla termovalorizzazione».

L’accusa: anche “Ecologia Viterbo” è nel “gruppo Cerroni”

L'impianto Tmb di Casale Bussi a Viterbo

L’impianto Tmb di Casale Bussi a Viterbo

Interessata ai provvedimenti odierni, l’attività della “Ecologia Viterbo”, società che gli inquirenti ritengono in parte del “gruppo Cerroni”. Le accuse riguardano la raccolta e l’igiene urbana nonché la gestione dei rifiuti nella provincia della città etrusca.
I nove arrestati, tutti ai “domiciliari”, sarebbero responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di truffa, frode in pubblica fornitura, falso materiale, falso ideologico, abuso d’ufficio. Eseguite anche nove perquisizioni negli uffici amministrativi di enti pubblici a carico di funzionari addetti al settore rifiuti e presso le sedi legali e operative delle società oggetto di indagine ed il sequestro condizionato di un impianto di Tmb (trattamento meccanico biologico dei rifiuti).

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