di TOMMASO VERGA

i giudici pensano diversamente

Anche il Riesame pensa diversamente…

RICORSO respinto, per Eligio Rubeis, il sindaco di Guidonia Montecelio sospeso dal prefetto, arresti domiciliari confermati. Così la decisione del Tribunale del riesame, assunta nella camera di consiglio del 3 settembre e notificata stamattina all’interessato. Il quale ha la facoltà dell’ulteriore appello alla Cassazione entro dieci giorni a iniziare da oggi.

Senza voler nulla togliere alle successive fasi procedurali, al momento la ‘sentenza’ segna un netto distinguo tra quanti giudicavano esagerata la misura restrittiva assunta dalla Procura di Tivoli con l’agire politico-amministrativo quotidiano. Non mancava chi interpretava fuori portata persino l’imputazione stessa: “chi non favorisce qualche assunzione di parenti o amici quando ne ha l’opportunità? Allora tutti politici dovrebbero essere incriminati?”. Non si trattava né volevano essere domande retoriche.

Adesso, per restare al caso-Rubeis, la magistratura ribadisce che non si può, non si deve fare. La consonanza di giudizio tra istanza di primo grado e Riesame oltre a confermare la fondatezza delle imputazioni e la solidità dell’impianto accusatorio, ricorda in aggiunta che “se così fan tutti” si commette reato.

Resta la città. Con assiso al vertice un signore mai eletto da nessuno, Andrea Di Palma, ora Ncd di centrodestra ma plurimo di funzioni e di appartenenze partitiche anche di centrosinistra.

Hai voglia a sostenere, come fa il coordinatore di Forza Italia provinciale Adriano Palozzi a proposito del suo successore a Marino, anch’egli agli arresti (non più domiciliari), che in quella città “da aprile si va avanti con il vicesindaco”. Una interpretazione formalmente ineccepibile ma in sostanziale contraddizione, del tutto contraria allo spirito della legge sulla elezione diretta dei sindaci. La quale, simultaneamente al voto per la nomina del primo cittadino definisce composizione, maggioranze e minoranze del Consiglio comunale. Se la legge non prende in considerazione casi come quello di Guidonia Montecelio o di Marino, si presume che impedimenti ad esercitare l’incarico del sindaco, a maggior ragione di natura penalmente rilevante, impediscano, naturalmente, il proseguimento delle attività politico-amministrative dell’ente locale. Che non risulta nelle corde della coalizione che governa Palazzo Matteotti.

“E adesso pover’uomo?”, non relativo al solo Rubeis ma anche ai singoli consiglieri, allo stato l’interrogativo falladiano comunque predominante. Privo di risposte, di effettive conclusioni. A chiedere infatti lo scioglimento dell’assemblea risultano le formazioni di opposizione, movimento 5stelle e Pd, 9 consiglieri, e un paio di eletti del centrodestra. Numeri di per sé non sufficienti a permettere la conclusione anticipata della consiliatura. Che se avvenisse in tempi coerenti, permetterebbe ai cittadini di Guidonia Montecelio di tornare alle urne in primavera. Un “commissariamento” neppure così lungo, periodo di tempo che consentirebbe la riflessione e quindi un soprassalto nei partiti che punti a restituire credibilità all’istituzione. Una stagione che potrebbe così risultare del riscatto, del recupero di dignità della politica e dell’amministrazione. Oppure si dica chiaro: preferiamo evitare l’esame.

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