di GIULIANO GIRLANDO
DURANTE IL MESE di agosto, Franco Gabrielli, il prefetto di Roma, audito in commissione, disse: “Ho quattro comuni Morlupo, Sacrofano, Castelnuovo di Porto e Sant’Oreste a rischio scioglimento, che sono stati oggetto di accessi delle commissioni. Nei prossimi giorni definiremo una valutazione che porteremo all’attenzione del ministro dell’Interno. Non mi pare sia da sottovalutare il campanello d’allarme che risuona in altre località della provincia di Roma, dove di recente si sono verificati gravi episodi di mala amministrazione e si è reso necessario procedere alla sospensione dei sindaci di Marino e Guidonia, entrambi arrestati per gravi fatti di corruzione. Roma e la sua provincia presentano fattori che continuano a renderle permeabili ai traffici illeciti delle organizzazioni criminali”. A seguito della relazione di Gabrielli il ministero degli Interni ha sciolto e commissariato Sacrofano. Se si considerano le parole di Gabrielli con il giusto peso, è probabile che anche i due omicidi di ieri notte a Ponte di Nona vadano ascritti allo stesso quadro di riferimento.
Si tratta dell’ultimo in ordine di tempo tra i più drammatici episodi che riguardano la “terra di mezzo” tra la capitale e la provincia: due morti ammazzati a colpi di pistola e una dinamica strana sulla quale i carabinieri di Tivoli stanno cercando di fare piena luce. Le vittime, di 36 e di 26 anni, entrambi conosciuti dalle forze dell’ordine (uno di loro era agli arresti domiciliari), sono morti in ospedale. I precedenti a carico riguardano traffici di droga, triste quotidianità delle periferie, urbane e non. Difficile distinguere. Quanto alla sparatoria, non si può escludere nulla, dal regolamento di conti per partite di stupefacenti non pagate alla possibilità che siano in corso lavori destinati alla prefigurazione di nuovi equilibri, dopo che la grande inchiesta giudiziaria nota come Mafia Capitale ha fatto saltare la “stabilità” precedente.
Se proviamo a collegare quest’ultima vicenda con le parole del prefetto e con quanto accaduto nel breve recente periodo – tre locali dati alle fiamme con una certa disinvoltura a Guidonia, atti intimidatori a Tivoli ai danni di un piccolo commerciante che sta per aprire un pub -, si annusa puzzo di criminalità organizzata. Non sarebbe male se la commissione antimafia passasse qualche ora ad audire le voci provenienti dal quadrante nord-est della capitale.
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