di GIULIANO GIRLANDO
“IL PROBLEMA, attuale e urgente, è uno e uno soltanto: o riusciamo a trovare risorse per riprendere le attività, oppure, anziché aziende produttive, qui troverete un deserto post-industriale”. Due settimane fa l’esondazione del fosso di San Vittorino, sulla Maremmana Inferiore, alla periferia di Tivoli. Le aziende, in larga parte ferme, contano i danni e intanto sono costrette ad usare la cassa integrazione per i dipendenti. L’insieme – disastro ambientale, danni, produzione, lavoro – forma oggetto della conferenza stampa tenuta oggi pomeriggio dagli avvocati Fabio Frattini ed Erminio Colazingari nella sede della “Rogima marmi” di Gilberto Frediani. Presenti numerosi imprenditori e dipendenti.
Dal loro punto di vista (ma anche per il Comune di Tivoli) chiare le ragioni dell’inaspettato evento: “Già nel 2008 si verificò un fatto analogo a quello di ottobre con la differenza che la piena arrivò da ovest dopo piogge incessanti, mentre oggi le cause vanno ricercate nella mancata manutenzione e pulizia del fosso di San Vittorino”. Un’onda, non anomala date le cause, che ha sommerso l’intera area. All’interno della “Rogima”, le pareti fanno pensare a carta da parati raschiata via malamente. Non è così, i residui di fango e acqua hanno raggiunto i due metri di altezza. Lo stesso Frediani, racconta di aver salvato la pelle per il rotto della cuffia, aggrappandosi a una griglia. “Nel 2008 la Regione Lazio intervenne con un contributo di 39.000 euro a rimborso di danni che orientativamente ammontavano al milione. Oggi una nostra stima approssimativa ci porta a dire che siamo intorno ai tre milioni, ma vogliamo che sia una consulenza tecnica – che chiederemo al tribunale di Tivoli – a stabilire la portata dei danni”.
Un fatto va comunque memorizzato nella colonna dei “positivi”: i due legali rappresentano 21 aziende. Per la prima volta, a memoria, sono stati superati individualismi e quant’altro di “regola” ha qualificato dinamiche d’ogni tipo. Il che ha consentito di mettere a punto una strategia comune. Fondata su
tre motivi conduttori: penale, civile e finanziario. Mentre è allo studio l’individuazione degli interlocutori per i due capitoli iniziali, sulla possibilità di accesso al credito in forme “radicalmente favorevoli, ci siamo rivolti a tre istituti presenti sul territorio chiedendo condizioni straordinarie. Stanno esaminando quanto richiesto, mentre la Cna (Confederazione nazionale artigianato) ha già offerto la possibilità di accedere al loro ‘fondo di garanzia’ per un milione di euro”.
Le parole degli avvocati servono a far chiarezza sulla criticità del momento e su quanto è stato fatto e quanto ancora c’è da fare per cercare di evitare che tante attività produttive e commerciali debbano essere costrette a chiudere con l’inevitabile ricaduta in termine di (tanti) posti di lavoro. “Anche perché mentre siamo alla ricerca delle responsabilità, parte delle aziende sono bloccate e/o inattive con tutto quel che ne consegue. Da parte del Comune di Tivoli, il sindaco Giuseppe Proietti ha fatto mosse che possono solo tamponare mettendo a disposizione il fondo d’emergenza con una somma intorno ai 140.000 euro. Tanti per un Comune con un bilancio in grave sofferenza.
Intanto, con la dichiarazione dello ‘stato di calamità naturale’, attenzioni sono venute dalla Regione Lazio mentre l’onorevole Andrea Ferro, con un emendamento alla ‘finanziaria’, approvato in Commissione, ha ottenuto che in circostanze come la presente sia possibile ‘sforare’ il ‘patto di stabilità’ interno. Tutto positivo, figuriamoci. Ma bisogna far presto, perché riprendano subito le attività occorre trovare i finanziamenti, con uno sforzo collettivo unanime”.
Nonostante il non quieto personale stato d’animo, conclude la saggia esperienza di un lavoratore cassintegrato: “Adesso stiamo consegnando ad alcuni laboratori il nostro marmo. Non possiamo perdere gli ordinativi in corso. Altrimenti i clienti vanno altrove. Se non si fa presto, tutta la partita si chiuderebbe comunque. Così…”.
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