di TOMMASO VERGA
STORACE sta invecchiando? Se così fosse, nessun problema, si tratta d’un processo incontrovertibile della specie. Che obbliga però ad adottare alcune cautele. Ancor più quando si affrontano temi, notizie, argomenti di qualche portata. In qualità di giornalista. E’ limitativo si obietterà, Francesco Storace è stato parlamentare, ministro, presidente della Regione Lazio (fu in tale qualità a convenire sul “taglio” dei 39 ettari del Parco dell’Inviolata per consentire a Manlio Cerroni di avviare i lavori per la costruzione dell’impianto Tmb a Guidonia Montecelio). Ma, sempre, e soprattutto, con l’animo rivolto – oltre a uno spesso efficace sarcasmo – alla carta stampata e alle successive evoluzioni tecnologiche. Tanto che oggi dirige il resuscitato Giornale d’Italia on line.
Sul quotidiano, in prima, Storace stamattina firma il pezzo di spalla. Impaginazione classica, l’occhiello (“Sempre più sorprese nella fantastica sanità zingarettiana”) sovrasta “Il clandestino: Direttore in odore di bocciatura in una Asl, si dimette e viene promosso in un altro ospedale…”. L’articolo è indirizzato alla misteriosa (nonché surreale) vicenda di Giuseppe Caroli, oggi al vertice del Sant’Andrea dopo la guida della RmG. Pur mancando il “giudizio” – per la Pisana un obbligo periodico – sul suo operato a Tivoli. Dei dg delle Asl laziali (15, comprese le aziende ospedaliere, in riduzione alla fine del mese) una è stata bocciata, gli altri tutti promossi salvo Caroli. Assente dal primo e dal secondo elenco sulla lavagna. Unico direttore generale del Lazio. Avvenimenti e cadenze che chi legge conosce per averli seguiti passo dopo passo su hinterlandweb.
Quindi “benvenuto” al direttore del Giornale d’Italia nella cerchia di quanti considerano la sanità in quanto tale e non soltanto terreno di conquista conteso dalla politica. Un augurio che si accompagna al meno rassicurante “alla buonora”. Perché, ma è un aspetto non così rilevante, Storace adesso si accorge di quanto accaduto nella RmG (solo per memoria: Giuseppe Caroli è andato via da Tivoli il 12 ottobre 2015. Sparito).
Pur essendo anche consigliere regionale, sino a ieri la faccenda non risultava averlo interessato. Osservazione in più: nell’articolo di stamattina abbondano domande, interrogativi, supposizioni, legittimi, addirittura obbligatori per un giornalista. Meno “professionali” per chi siede nell’Assemblea della Pisana. Che ha il compito primo di dare risposte. Comunque…
Ieri s’è riunita la commissione Sanità regionale e ha fornito i “pareri” sulle nomine conseguenti alle “caselle” vuote e da occupare. Ufficializzando l’arrivo di Vitaliano De Salazar al vertice della RmG (per i nostri lettori una conferma). Da lunedì. Ci si potrebbe fermare qui, con la ennesima, ripetuta critica, al deficit di attenzione riservato alle “cose” che avvengono all’esterno delle mura aureliane. Oppure, ben più grave, a quella riservata alle determinazioni dell’esecutivo. Sorry. Invece non può finire così.
Perché sul Giornale d’Italia si legge: “Al posto di Caroli va un professionista affermato nella sanità come Vitaliano De Salazar. Dovrà mettere mano alla voragine che troverà nella spesa farmaceutica: in tutto il Lazio la media viaggia a livello nettamente inferiore a quella struttura”. Come si nota, il gradimento è ineccepibile, non fosse che i partiti, loro esponenti e/o rappresentanti, quando toccano il tasto sanità provocano inevitabili prurigini. Fosse tutto qui, pazienza, ci si è abituati, ci si è fatto il callo. Invece no. Perché l’effetto più immediato, diretto, si coglie tra i dipendenti. Dove risiedono e agiscono i “corrispondenti” d’ogni parte politica. Ecco: quello di Storace assomiglia maledettamente a un “segnale”. Inviato non solo a Zingaretti e alla cabina di regia della sanità (“De Salazar va bene anche a me”) ma di riflesso a chi vuol capire. Tanto che a Tivoli l’hanno colto subito.