di TOMMASO VERGA
SUIO (Latina), Cotilia (Rieti), Fiuggi & Ferentino (Frosinone), Cretone, Stigliano, Tivoli (Roma), dei Papi (Viterbo). Con diverse caratteristiche e proprietà delle acque (per citare: l’imbottigliamento), tutte comunque importanti sotto il profilo della salute e dello svago. Si parla delle strutture termali del Lazio. Otto.
“Indagine e studi finalizzati alla costituzione e allo sviluppo del sistema termale romano” si intitola il primo capitolo del rapporto. Ne è autore la Città metropolitana di Roma all’interno di una sorta di rendiconto dei “lasciti” ereditati da Palazzo Valentini.
Da quel che si capisce – chissà quanta carta giace sotto quella somma – tutto ebbe inizio il 24 novembre 2003, da una convenzione con il ministero delle Infrastrutture che regolamentava i flussi finanziari necessari alla realizzazione dell’intervento. Tre giorni dopo il finanziamento viene iscritto nel bilancio provinciale. Ma occorrono quattro anni per approvare il programma di lavoro. Così il 10 agosto 2007 si nomina il gruppo di progettazione interno, che il 21 maggio 2008 risulta implementato con specialisti e personale tecnico sia della Provincia di Roma che della Regione Lazio. Un profluvio di date avverte che il “titolo” perlustra piani e uffici, passa da una mano all’altra, da un gruppo di lavoro all’altro, subendo corrispondenti mutazioni genetiche: nato come “titolo” tale rimane. Non cresce, non sviluppa. Né arreca benefici la possanza dei cordoni della borsa.
Sarà per ciò che il 27 settembre 2009 si addiviene alla convocazione di un “tavolo tecnico” con l’obiettivo “di operare un esame ed illustrare i risultati della prima fase dell’attività”. Di quale attività si tratti non è dato sapere. Una curiosità che induce qualcuno a balbettare, tanto che a presiedere l’incontro è delegata la badante del gracile “titolo”. Si chiama ‘Provinciattiva spa” (nomen omen…), ed è una società in house di Palazzo Valentini: ha per compito produrre “studi, analisi e proposte ed attività di supporto”.
Le conclusioni del rendez vous non debbono risultare del tutto convincenti tanto è vero che un (altro) anno dopo, l’11 giugno, ‘Provinciattiva spa’ presenta la “richiesta di rimodulazione del cronoprogramma di progetto per gestire la fase di confronto con le comunità locali”. Qui si vira verso l’iperspazio. Per due motivi: 1) si direbbe che il lavoro – definizione impropria ma illustrativa – svolto sino a quel momento non risulti adeguato; 2) cosa confrontare con le comunità locali se necessita un anno ancora per il – testuale – “completamento degli elaborati dello studio svolto dal gruppo di lavoro e la proposta di programma per il convegno finale di presentazione dei risultati”. Tanto che “nel 2011 si è conclusa la fase di studio, sono stati redatti i documenti finali…”.
Una tabella in fondo al documento avverte che studiare costa, tanto che dei 750 mila euro non è rimasto nulla. Benché riguardassero tre impianti termali. Perché soltanto tre sono quelli interessati – Cretone, Bagni di Tivoli e Stigliano –, gli altri citati nell’elenco di testa completano l’intera regione Lazio. Forse quello dei fondi è il motivo per cui nessuno degli aventi diritto – in primis gli amministratori delle “comunità locali” – del “titolo” ha mai sentito parlare. E nemmeno i più diretti potenziali pressoché esclusivi interessati, Tivoli e Guidonia Montecelio, che sulla ‘città termale’ in condominio hanno speso fiumi di inchiostro e di parole. C’è chi ha speso altro. Altrove.
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