di TOMMASO VERGA
NESSUNA sorpresa, nemmeno la prossimità delle date delle successive udienze, il 30 marzo e il 15 giugno. D’altronde è la “formula” del processo con rito immediato a determinare le dinamiche. Concreta quindi la possibilità che per Eligio Rubeis, il sindaco di Guidonia Montecelio agli arresti domiciliari da sei mesi, la sentenza non venga pronunciata prima delle ferie estive.
Nessuna sorpresa per un altro motivo, quello “politico”: il Comune non s’è costituito parte civile, adducendo il mancato danno che il “caso Rubeis” ha apportato alla città. “Danno”? Tutto si compendia nell’aspetto economico. Il solo si direbbe che fa vibrare le corde del personale politico. Quindi che il nome di Guidonia Montecelio sia propagandato sui media come la “terza città del Lazio” o la “seconda della provincia di Roma” mancante del primo cittadino per cause giudiziarie, non è ritenuto un “danno”. Dica la giunta se nel prendere la decisione abbia voluto sottintendere sul “Guidonia? E che ti aspetti?”, ovvero sancire che l’evento rientra nei canoni della normalità. Si immagina la soddisfatta condivisione dei dirigenti Gilberto Pucci, dell’ex Umberto Ferrucci e del segretario generale Rosa Mariani, per i quali il Comune s’è costituito nel processo per i 650mila euro “scomparsi”.
CORRUZIONE E CONCUSSIONE. UNICHE PROVE: LE INTERCETTAZIONI – Per la cronaca, come ogni altro procedimento analogo, la prima udienza è filata via in scaramucce verbali tra difesa e pubblica accusa. Unica decisione: la nomina del perito Fabio Milana chiamato a decrittare, nell’udienza del 30 marzo, le intercettazioni telefoniche. Che risultano, a detta del sostituto procuratore Luigi Pacifici, le uniche prove dell’accusa contro Rubeis. Nessun altro riscontro documentale a sostegno dei capi di imputazione: concussione e corruzione.
La prima, l’assunzione di una cassiera, tentata ai danni di Alessandro Gessi – che stamane s’è costituito parte civile –, direttore dell’Ipercoop interna al Centro commerciale tiburtino; l’altra, dell’Italian hospital group (l’Ihg), per “scambiare” l’accelerazione del pagamento di fatture per un importo complessivo di 900 mila euro con l’assunzione di una infermiera. Favori ai suoi elettori secondo la Procura di Tivoli. Chiariti anche i termini del mantenimento- prolungamento degli arresti domiciliari. Secondo la procedura, l’adozione del rito immediato comporta il “ricalcolo” della durata, iniziata il 16 ottobre 2015 – giorno di definizione del procedimento –, ragion per cui i sei mesi di Rubeis termineranno il 16 marzo ma potrebbero prolungarsi al 16 ottobre 2016.
Nel merito, se la solidità delle tesi della pubblica accusa poggia su cinque mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, la difesa di Eligio Rubeis – rappresentata dall’avvocato Santino Foresta – ha fatto ricorso, in aula (e fuori: a beneficio della stampa) a una serie di argomentazioni che offrono grande spazio alle interpretazioni, profilando uno scontro per nulla “delicato” nelle conclusioni dibattimentali.
IL REATO DI CALUNNIA PER ACCUSE “GRAVI E ODIOSE” – Intanto: una “mente criminale” – il legale l’ha definita testualmente così – avrebbe ordito un complotto di natura politica ai danni del sindaco di Guidonia Montecelio?. Un operaio avrebbe formulato una serie di accuse “gravi e odiose”, fornite alla Procura nel marzo del 2015. Senonché, la richiesta dei magistrati di produrre prove su quanto denunciato, non avrebbe sortito effetto alcuno, per cui il fascicolo a detta del legale sarebbe stato archiviato il 21 luglio, 24 ore dopo l’arresto del sindaco. Da quella denunce però presero il via le intercettazioni. Nel colloquio con i giornalisti, Foresta s’è retoricamente domandato perché non s’è proceduto, d’ufficio, come prevede la legge, per il reato di calunnia. Non solo, ma il personaggio che ha dato il via alle indagini e al conseguente arresto, non è neppure nell’elenco dei testi presentato dal Pm. Un’assenza alla quale porremo rimedio noi – ha sottolineato il legale –, vogliamo sapere per conto di chi agiva.
Santino Foresta ha contestato la scelta del giudizio immediato, immotivata a suo dire, definendo “un abuso” la decisione di mantenere Rubeis agli arresti domiciliari dopo sei mesi, unico imputato nel panorama nazionale a permanere in una condizione restrittiva a processo avviato ed indagine conclusa. Che, però, risultano aspetti che lasciano pensare a una strategia difensiva non propriamente adeguata alla pesantezza delle accuse e delle decisioni della magistratura inquirente. Come ha sostenuto il Pm in aula, le assenze del sindaco sia nell’interrogatorio di garanzia che nel ricorso al riesame, non hanno certo giovato all’alleggerimento della sorte personale. Da sottolineare che Rubeis non era presente in aula neppure questa mattina.
Tornare in libertà? Possibile. Soltanto se rinuncia all’incarico politico-amministrativo o si dimette la maggioranza del Consiglio comunale, lo scioglimento anticipato dell’Assembea. Ma è un altro discorso. Lo stesso che fa la coalizione che lo ha eletto. La quale, come lui, non pensa affatto a prendere la via della porta.
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