(t. ve.) “MA COSA volete che faccia se anche quelli del Pd vengono a chiedermi di non sciogliere?”. Forse la più impegnativa affermazione, politicamente di una povertà assoluta, che ha sovrastato l’incontro di Forza Italia dell’altra sera. Conclusosi con un solo apparente no contest. Si doveva decidere se sciogliere il Consiglio comunale subito o il prossimo anno, hanno vinto entrambe le tesi. Perché non s’è deciso nulla. Inalterate le opinioni. Le quali, felici i furbetti, hanno prodotto il risultato pratico che il non possumus resta intangibile, sostenuto da un solo riconosciuto motivo unificante: se qualcuno mette le mani sulle carte del Comune, commissario di governo o di polizia, gli effetti saranno devastanti. Un partecipante, molto addentro nelle cose, recentemente spogliato dagli abiti di governo, l’ha spregiudicatamente sottolineato.

Michele Venturiello, capogruppo di Forza Italia a Guidonia Montecelio

Michele Venturiello, capogruppo di Forza Italia a Guidonia Montecelio

Per la cronaca, uno favorevole senza tentennamenti allo scioglimento anticipato c’era: la base di Forza Italia. Ma, appunto, valeva uno (base: sost. fem., sing.), quindi liquidata con uno sbeffeggio: ‘sì, così entrate voi’. Dunque, i cadrighisti (quelli incollati alla cadrega: sost. lombardo; trad.: sedia, seggiola) hanno protetto l’inerente parte corporale.

Però, come sempre avviene in politica, qualcosa bisognava rendere apparente, lo chiede il popolo… Così si è giunti alla “commissione dei saggi”, incaricata di colloquiare con i partiti della coalizione per verificarne l’orientamento. La composizione, in par condicio: Stefano Sassano (consigliere comunale deciso da sempre per il “tutti a casa”) e Andrea Mazza (il “delegato alle politiche giovanili” è contrario).

Ci si potrebbe arrestare qui, senonché c’è un fatto nuovo, la probabile modifica della data della consultazione elettorale, già fissata per il 12 giugno 2016 potrebbe “retrocedere” di una settimana, per non farla coincidere con la Pentecoste ebraica (l’accordo tra Stato e Comunità ebraica prevede il rispetto delle festività religiose). Se si voterà il 5 giugno – la questione è all’esame del governo, ministero degli Interni in particolare – la conseguenza inciderebbe sull’equivalente termine per lo scioglimento anticipato dei Consigli comunali: non più il 24 ma il 17 febbraio. Una “ciambella di salvataggio” per il locale Pdl, di non poco conto per quelli che si ostinano a negare il diritto di voto ai cittadini sull’operato di un’amministrazione da oltre un semestre decapitata dalle decisioni della magistratura.

Lo dimostra il metodo deciso per le “consultazioni” di Fi con le formazioni della coalizione di centrodestra che governa Guidonia Montecelio. Che avverranno in forma scaglionata. Si inizia domani con i rappresentanti della “lista Rubeis” per proseguire la settimana prossima, partito per partito. Poi nelle conclusioni, si potrà persino affermare che si era trovata concordia sullo scioglimento dell’Assemblea cittadina, ma, purtroppo, l’anticipo della data della consultazione elettorale rende superflua la decisione. Inutile ai fini del voto. E quindi – per il bene della città – bisogna continuare così, andare avanti fino al 17 ottobre. Del 2018. Ma solo perché oltre non è consentito. Dalla legge: le prossime amministrative si terranno nel 2019.

Un cenno al Pd. Escludendo Andrea Ferro, il deputato che ha presentato una dura interrogazione – sostanzialmente un “libro bianco” – al ministro Angelino Alfano (sodale del vicesindaco Andrea Di Palma) sulle gesta dell’esecutivo guidoniano, non sarebbe di secondario rilievo che quel partito rendesse noti i bastian contrari, chi ha unito le sue alle pressioni della parte di Fi contraria al voto subito. Per chiarezza. E perché conoscere i retroscena – per quanto miserevoli – deve rientrare nei diritti d’ogni cittadino. Viceversa, se la grave affermazione è non vera, visto che offende l’onorabilità del Pd e dei suoi aderenti, si dovrebbe chiedere il giudizio a un magistrato.

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