La locandina del film di Luis Malle

La locandina del film di Louis Malle

di TOMMASO VERGA

SI RIUNISCE il condominio del palazzo con all’odg la delibera di acquisto-costruzione di un nuovo ascensore. Serve? Non occorre? Perché quello esistente funziona, potrebbe richiedere un intervento, tutt’al più una migliore manutenzione (i presenti all’assemblea non ne sono nemmeno certi). Alla fine, il gioco dei millesimi approda al benestare. Liti, schiamazzi, ombre pesanti, ma le jeux sont faits, rien ne va plus. Si passa alla perlustrazione delle aziende interessate al progetto, si chiedono i preventivi, che giungono dopo aver effettuato i sopralluoghi. Conclusione: si assegna il lavoro:  alla coop che pulisce l’androne. Un’iperbole ovvialmente, l’amministratore del condominio rotolerebbe giù per le scale, interdetto all’uso dell’ascensore.

L’illustrazione di aspetti familiar-quotidiani facilita il paragone con un municipio. In astratto, dati i presupposti, l’avventura finirebbe con un nulla di fatto, un ente pubblico che affida opere tanto complesse a una ditta di pulizie, figuriamoci… Invece è il contrario, uno c’è, specializzato in affari-di-famiglia, che – chissà perché – quando le cose sono semplici si ingegna a farle diventare complicate. E viceversa. Purché risulti finalizzato l’effetto.

L’interrogativo preliminare è il medesimo dei condòmini: serve il nuovo ascensore? A Guidonia Montecelio hanno risposto così: accertato che il saliscendi è nella torre mussoliniana, ne facciamo costruire due, il secondo nel palazzo comunale. Logica a parte, la replica dello stordito interlocutore verte su qualche migliore spiegazione: “ma come? i vincoli? chi vi autorizza a mettere mano alla sede del Comune? e perché cambiare quello della torre? è rotto? non funziona?”. Nessuna risposta. Banale la verifica. Si “scopre” che non c’è nessuna scoperta da scoprire, l’unico ascensore è lì, normodotati e non lo usano quotidianamente-regolarmente. Quindi, bisogna scavare.

Angelo De Paolis

Angelo De Paolis

Si scende (oppure si sale) nel dettaglio. Da quanto appare il bando di gara non è ritenuto necessario, così a gennaio 2016 (ma potrebbe essere marzo), tra le società convocate appositamente si applica per motivi di urgenza – di una determinazione dirigenziale firmata l’11 novembre del 2014 –, una “procedura negoziata” del valore di 160mila euro iva compresa. Aggiudicataria, la “Sanambiente service srl”; la quale dovrà installare due nuovi ascensori entro 150 giorni. I cantieri apriranno dopodomani, lunedì. A giudizio dell’affidatario nulla quaestio. Al contrario, sfogliando le carte, risaltano alcune eccezioni. La prima interessa la srl vincitrice, la cui ragione sociale è… fare le pulizie. Non previsto che anziché lustrare cabine ne fornisca di nuove. Dotate di motori, argani, bottoniere, sistemi di sicurezza, congegni elettronici e quant’altro. Un salto di qualità da genio italico che invidiano già oltremare (incidenti di percorso hanno consigliato di chiudere a chiave in un ben celato cassetto la targa-omaggio predisposta del costruttore beneficiato: “nell’anno VII dell’era Rubeis” si leggeva). La seconda osservazione (non in ordine di grandezza) è mettere mano alla sede del Comune, il “cuore” della città di fondazione: già una decina d’anni fa si provò ad installare un ascensore che la sovrintendenza vietò. Cambiata la legge? cambiata la sovrintendenza?

Resta da esaudire un’ultima curiosità, il desiderio di conoscere l’audace artefice del disegno di far costruire a una società di pulizie, a spese altrui (si legga nostre), un dispositivo che non serve e un altro in conflitto col patrimonio che prima d’altri proprio il municipio deve tutelare. Così si scopre che i creativi sono due, in pareggio con gli ascensori: Umberto Ferrucci – che tra un mese termina la sospensione causata dalla “Severino” e dovrebbe rientrare in sede; più probabile il rinvio di altri tre anni e mezzo – seguito da Angelo De Paolis, la coppia più geniale del mondo. Entrambi assisi sulla poltrona di dirigente dell’assessorato all’Urbanistica, step by step, il primo ha ideato il secondo eseguito. Però – come giustamente rilevano i consiglieri comunali Giuliano Santoboni e Sebastiano Cubeddu del Movimento 5stelle in un dettagliato esposto all’Anac (l’autorità anticorruzione) –, (non) ammesso che tutto corrisponda, sarebbe dovuto essere l’assessorato ai Lavori pubblici a gestire la faccenda. Invece assegnata all’Urbanistica. Viene a noia interrogare per l’ennesima volta quali le ragioni.

Però il lato positivo comunque c’è: 1957, Louis Malle, “Ascenseur pour l’échafaud”; “Un ascensore per il patibolo”. Trattava di un affarista politico. Così come tutti i capolavori lo spunto è offerto dalla realtà.