NON VALE. UN diniego che ha creato un vero e proprio inferno nel Comune di Guidonia Montecelio. Il decreto sindacale firmato tre giorni fa dal facente funzioni Andrea Di Palma – hinterlandweb del 14 giugno –, destinato a ‘sistemare’ Urbanistica, Lavori pubblici e staff (non si è capito di chi), ha sollevato le ire della prefettura di Roma. Che non ha semplicemente rimbrottato l’autore ma preteso la revoca. Avvenuta ieri.
Immaginarsi le reazioni. Uno dei beneficiati (non titolato, semplicemente acquisito nella scuderia del dirigente), in predicato di vedersi riconosciuta la posizione organizzativa da mille euro al mese, ieri mattina era già alla ricerca del ‘suo’ ufficio, mostrando come gli è notoriamente riconosciuto, i muscoli del “a me ecchimme tocca”. Ha trovato la risposta.
Tutto sarebbe iniziato dopo l’incontro, tre giorni fa, tra la dottoressa Rosa Mariani, segretaria del Comune di Guidonia Montecelio, e la viceprefetto Alessandra de Notaristefani di Vastogirardi. La quale avrebbe così appreso che la mancata approvazione del bilancio aveva causato lo scioglimento del Consiglio comunale della città. Una forma inusuale a sentire, non del tutto corrispondente sotto il profilo istituzionale. Di qui la concordanza sul mantenimento d’un rapporto tra gli enti adeguato alla eccezionale circostanza. Tanto più in vista del commissariamento ormai imminente del Comune e del subentro della prefettura nel governo locale.
La validità o meno del decreto sindacale firmato dal Di Palma nelle vesti di facente funzioni dell’impedito sindaco Eligio Rubeis sarebbe diretta conseguenza di quell’acquisita intesa. Un entente se diventato cordiale si misurerà con il tempo e con i risultati.
Il punto dolente, si scriveva il 14 giugno, era costituito dalla data dell’atto. Il Di Palma aveva annunciato in conferenza stampa le sue dimissioni il 10 giugno. Meglio: il giorno prima visto che la sua dichiarazione risplendeva in precedenza sulla stampa amica a prescindere dalla riunione con i giornalisti (e non si capisce il fatto che siano rimasti a sentirlo dopo lo sgarbo subito). Il decreto sulla revisione dei compiti dei dirigenti era del 13: prima o dopo l’abbandono dell’incarico? Che ci fosse incoerenza lo ammette lo stesso protagonista addossando la colpa all’errore di un impiegato.
Che, a questo punto, la prefettura ha riconosciuto innocente. Lo promuoviamo?