UNA IMPALCATURA accusatoria che troverebbe conferma non solo nelle intercettazioni. I testimoni che ieri hanno deposto davanti alla Corte nel corso della terza udienza del processo a Eligio Rubeis, il sindaco (ormai ex) di Guidonia Montecelio, confermerebbero la tesi che il sostituto procuratore della Repubblica Luigi Pacifici intende provare: Rubeis fece pressioni sugli imprenditori locali, piegando alla sua volontà l’alta burocrazia dell’ente, sfruttando la sua posizione di vertice politico dell’amministrazione, utilizzando linguaggi non convenzionali e più simili a quelli utilizzati in altre latitudini pur di ottenere assunzioni a vantaggio di amici e di amici degli amici…
“So’ Rubeis e se me girano le palle ‘sto centro lo chiudo”. Il centro è il polo commerciale tiburtino. Le parole sono del sindaco, dette al telefono al direttore Antonio Tiberi che avrebbe dovuto (l’ha fatto) intercedere presso Alessandro Gessi (all’epoca responsabile dell’area vendite della Ipercoop) per l’assunzione di una cassiera, figlia di amici di famiglia di Rubeis, suoi elettori (forse) anche in virtù della spintarella promessa e poi mantenuta… “Abbiamo votato per te” commenta lo zio della ragazza mentre chiede al sindaco di sistemarla da qualche parte. Tutto registrato in una delle centinaia di intercettazioni ambientali (e telefoniche) attinte dalla polizia giudiziaria tra marzo e luglio 2015 e su cui la Procura di Tivoli ha chiesto e ottenuto la ordinanza di custodia cautelare per Eligio Rubeis dal 20 luglio 2015 agli arresti domiciliari. Il 20 gennaio 2016 è cominciato il processo nel quale il sindaco è chiamato a rispondere dei reati di concussione e corruzione. Giusto ieri è andata in scena la terza udienza.
Le “pressioni” sul vertice del Centro commerciale tiburtino
Proprio il filone del Centro commerciale tiburtino ieri ha portato in aula i primi testi dell’accusa. Gessi ha confermato quanto “il Tiberi fosse imbarazzato” nel prospettargli la sollecitazione arrivata del primo cittadino forzista, eletto nel 2009 e riconfermato nel 2014: “Non faccio azioni di questo tipo nemmeno per mia moglie, mi disse”. Sandra Cemini, responsabile della polizia amministrativa dei vigili urbani di Guidonia, durante l’interrogatorio ha ammesso: “A luglio 2015 sono stati fatti dei controlli al Tiburtino su direttiva del funzionario (poi promosso dirigente) Corrado Cardoni, a primavera 2015 (proprio mentre il sindaco raccomandava la cassiera, ndr) ho elevato sanzioni al Tiburtino per 5.164 euro per mancata scia di attività commerciale”. Un modus operandi, intende provare la pubblica accusa, riscontrabile anche nel secondo filone della indagine che ha portato Eligio Rubeis alla sbarra: i pagamenti “eccezionalmente” disposti dall’ente a favore dell’Italian hospital group.
Ihg è il secondo filone d’indagine
L’ex Martellona è la struttura sanitaria privata convenzionata di via Tiburtina presso la quale – si evince dalle intercettazioni – il sindaco avrebbe segnalato una infermiera la cui assunzione gli veniva sollecitata dall’ex assessore (ricandidata nella lista Rubeis alle elezioni 2014) Anna di Tella. Secondo l’accusa, al fine di sistemare la ragazza, avrebbe chiesto (e ottenuto) dal dirigente alle Finanze Gilberto Pucci la liquidazione di fatture per circa 50mila euro a beneficio della Ihg, nonostante le scarse risorse disponibili in cassa e il fatto che prima vi fossero altri fornitori da soddisfare (come rilevato dalle indagini effettuate sulla cronologia delle fatture). E proprio la responsabile dell’ufficio ragioneria del Comune, anch’essa chiamata a deporre ieri, ha confermato di avere privilegiato il saldo a beneficio dell’Italian hospital group su richiesta esplicita di Pucci (che nella vicenda risulta indagato in complicità con il sindaco).
In totale sono sei i testi che hanno sfilato in aula, compreso il dirigente ai Servizi sociali nel periodo preso in esame, Gerardo Argentino, sentito sul filone dell’Ihg. È stata la prima volta anche per Eligio Rubeis, presente in aula. Mentre c’è un altro mese davanti prima della prossima udienza fissata per l’11 luglio quando verranno sentiti Tiberi e ancora Gessi, atteso dal controinterrogatorio della Difesa, trascrizioni delle intercettazioni permettendo. A settembre quindi potrebbe arrivare il verdetto del processo di primo grado.
Il “saggio” di Pacifici alla base del processo a Rubeis
Un verdetto che per il giovane sostituto procuratore Luigi Pacifici rappresenterebbe la dimostrazione delle bontà delle sue teorie giuridiche già palesate nella tesi di laurea ottimamente discussa nel 2012 (massimo dei voti con lode) presso la “Luiss Guido Carli” di Roma, l’università di Confindustria. E ribadite nel saggio, datato 2014, ancora improntato sui “risvolti penalistici nel principio di separazione tra politica e amministrazione”. Una disamina impeccabile del sistema ordinario dei rapporti tra vertice politico e burocrati ai fini di una potenziale riforma del dettato.
Per l’autore infatti, il legislatore, nello stesso momento in cui proclama la distinzione delle funzioni e l’autonomia della dirigenza dalla politica, “sottopone gli organi amministrativi al controllo di quelli politici, titolari del potere di nomina e revoca relativo agli incarichi dirigenziali. Da qui il rischio di compromissione dell’indipendenza della dirigenza verso la politica, se è vero che non vi può essere reale autonomia tra due attori istituzionali qualora l’uno sia sottoposto al controllo dell’altro e le relative progressioni di carriera siano nelle mani dell’organo verso cui si assume di voler garantire l’indipendenza”. Insomma, quando intercettavano Rubeis qualcuno può avere esclamato: eureka.
La difesa di Santino Foresta
La linea di difesa dei legali di Eligio Rubeis – Sante Foresta e Augusto Colatei – rimane coerente: “Un processo basato sul nulla – ha commentato il primo a margine dell’udienza – che c’entra il sindaco in tutto questo? Egli non ha fatto niente e per questo è un processo sul nulla. La prossima volta importanti chiarimenti, sono convinto, salteranno fuori dalle intercettazioni telefoniche” ha detto. Il riferimento è alle trascrizione dal perito non ancora depositate.
L’avvocato è anche convinto che la detenzione di Rubeis potrebbe essere agli sgoccioli se soltanto i giudici fossero in buonafede e questo “non fosse un processo politico”. “È caduta l’amministrazione di Guidonia – ha aggiunto –, non appena ci sarà il decreto e il mio assistito non sarà più ufficialmente il sindaco, presenteremo istanza di scarcerazione”. Una conclusione ammissibile dato il fatto che Rubeis non essendo più in carica rende irrealizzabile la possibile reiterazione del reato. Ma non è detto. Perché la decisione del tribunale potrebbe soffermarsi sul secondo aspetto dei tre che definiscono i termini della custodia cautelare, il possibile inquinamento delle prove. Si vedrà nei prossimi giorni.