(t. ve.) 33 MILA EURO fino a dicembre, comprensivi dell’attività iniziata (in via provvisoria) a maggio, la spazzatura delle strade con il recupero del derivato. Dell’ordinanza n. 61 del 07 settembre a firma del dirigente Gerardo Argentino, beneficia l’Avr spa. Il “costo di smaltimento di 80 euro a tonnellata (risulta) estremamente vantaggioso per l’ente”. Quindi, l’azienda che tante proteste ha sollevato sin dalla nascita (e si continua), acquisisce ufficialmente la cittadinanza del Comune di Guidonia Montecelio.
Le proteste? Dovute all’irrespirabile risultato prodotto da effluvi e miasmi provocati dalla parte “meno nobile” dell’attività. Che riguarda il recupero e il primo trattamento di plastica, sabbia, scarti, edilizia ma anche fogne, pozzi neri. Tutto in assenza di qualsiasi controllo o verifica, Asl compresa. Con un particolare non secondario: in quali condizioni operano gli “interni” all’Avr, gli operai, i lavoratori? Quali tutele per la loro salute?
Un passo indietro. La costruzione della “Piattaforma polifunzionale per il trattamento e il recupero dei residui di pulizia stradale e altri rifiuti non pericolosi” come la definiva il documento illustrativo della società, ricevette il benestare di Regione Lazio, Provincia di Roma e Comune di Guidonia Montecelio (il quale ci mise del suo, escludendo la necessità del ricorso alla Via, la valutazione d’impatto ambientale che la stessa Avr aveva chiesto il 9 gennaio 2014 alla Regione). La “piattaforma” è la ‘versione abbellita’ di una discarica, poiché si occupa esclusivamente di rifiuti che sottopone a generico trattamento preliminare e destina al riciclo. Salvo una porzione (residuale, si legge nello studio) che deve finire in un invaso.
A quel tempo, il 2014, quelli con la puzza al naso ponevano tre quesiti – ancora attuali –, relativi alla compatibilità dell’insediamento con le funzioni circostanti: 1) la prossimità con il centro della città (ormai classificazione imminente dopo l’autorizzazione rilasciata a Bartolomeo Terranova per la costruzione dei due piani di zona e la conferma offerta dal vescovo di Tivoli che ha già benedetto la posa della prima pietra di una erigenda chiesa parrocchiale in un quartiere dove oggi risiedono quattro gatti); 2) alle spalle dell’Italian hospital group, l’ex psichiatrico di Martellona, convertito in centro specializzato per il trattamento dell’Alzheimer. Un ospedale con tanto di lungodegenti, che pure ospita la sede del distretto della Rm5, non solo uffici amministrativi ma ambulatori medici. Quindi, il rispetto per gli infermi, delle loro condizioni (spesso ultime) di vita; 3) le attività dell’Avr e quelle del Centro commerciale tiburtino, in particolare con i prodotti alimentari freschi.
A rileggere le carte (hinterlandweb del 15 settembre e del 12 dicembre 2014) si ritrova la Provincia di Roma – in fase di esalazione dell’ultimo respiro (ma gli effluvi non c’entrano) – che “esclude qualsiasi formazione di polveri e/o emissioni odorigene (olfatto afunzionale?, ndr)” e ritiene “compatibile, al fine della conclusione del procedimento amministrativo, la distanza del costruendo impianto dalla struttura ospedaliera” dell’Ihg e della Asl. La distanza dal nosocomio è compatibile? Sì, perché, sottolineava Palazzo Valentini, “non è materia valutabile, in quanto non è mai stato redatto un ‘Piano provinciale per l’individuazione delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento rifiuti’”. Quindi, il divieto è vietato perché manca il divieto. Neanche il Manzoni…
Così, dopo due mesi di “prova”, entrata ufficialmente nell’elenco dei fornitori del Comune e nella cartella esattoriale dei contribuenti, sull’argomento e sulla società non ci sarebbe altro da aggiungere. Salvo che, da parte dei reggitori del municipio, non sarebbe stato fuori luogo porre all’Avr il problema degli effluvi maleodoranti. E chiedere di porre rimedio, di trovare una soluzione. Non si prestava la circostanza della firma del “protocollo d’intesa”? Ma il Comune è comune, la tutela interessa parimenti l’azienda e i cittadini. Oppure non?