Il proseguimento della via Tiburtina, le buche anche nel corridoio dellospedale

A proseguimento della via Tiburtina, le buche nel corridoio del pronto soccorso del San Giovanni Evangelista

PER L’ESATTEZZA: nessuna inaugurazione (trad.: usare per la prima volta) ma l’ultimazione di un’attività che nell’ospedale di Tivoli è entrata in uso poco meno di un decennio fa. Il direttore generale della RmG era Giovanni Di Pilla (quello accusato di voler chiudere il San Giovanni Evangelista). Sono cominciate subito dopo le “suppliche” alla Regione Lazio perché emodinamica funzionasse 24 ore, tenuto conto che l’h12 non rispondeva alle esigenze (l’ictus, l’infarto non osservano i turni) e diventava addirittura antieconomica dato che bastava l’assenza di un medico per bloccare la prestazione. Si direbbe che siano cambiate le premesse e che il completamento del servizio tiburtino corrisponda a esigenze commisurate alle necessità. Anche se, tre anni fa, la panoramica fornita in un convegno regionale del 28 giugno 2012, era la seguente: “Negli ultimi 10 anni non c’è stata programmazione sanitaria vera. Nel Lazio ci sono 23 centri di emodinamica contro gli otto di tutta la Baviera. E Parigi ne ha meno della metà della nostra Regione, ma esegue una percentuale di angioplastiche molto più alte che nella Capitale”.

Valutazione a parte, naturale quindi domandare quanto è costato alla sanità pubblica un decennio di ”amputazione’. Di Nicola Zingaretti non possiamo sapere, di certo sarebbe apparso uno sgarbo all’affollato contorno di laudatori, alla pari di un ospite non invitato alla festa. Anche se comunque il presidente della Regione Lazio non avrebbe fornito risposta, a causa di altri impegni non poteva trattenersi. Nemmeno per spendere una parola su un povero Cristo che s’è impiccato benché ricoverato a Colle Cesarano, una casa di cura. Non nel garage di casa sua. In un ospedale finanziato dalla Regione. Per oltre 8 milioni l’anno.

Nicola Zingaretti allospedale di Tivoli

Nicola Zingaretti (a destra) ieri all’ospedale di Tivoli

Quindi domande non se ne sono fatte. Salvo una, ripetutamente, quasi un mormorio, da parte del pubblico: “Va tutto bene, ma il pronto soccorso?”. Risposta rinviata ad altra circostanza.

Sarebbe importante, utile e necessario apertamente conoscere quanti residenti dell’ambito territoriale tiburtino-guidoniano, a causa delle condizioni strutturali del reparto, si rivolgono altrove in casi di urgenza. Ossia a Roma ovviamente. Così come apprendere quanto costa alla Regione questa “distrazione” dell’utenza. Il pronto soccorso è il luogo più frequentato di ogni nosocomio. A Tivoli quello che dovrebbe essere prontamente soccorso.