Vitaliano De Salazar, direttore generale della Rm5

Vitaliano De Salazar, direttore generale della Asl Rm5

di TOMMASO VERGA

UN PROCEDIMENTO iniziato quasi una decina d’anni fa. Ed una nuova puntata, fissata in aprile, quando i giudici contabili dovranno definitivamente decidere dopo l’appello proposto dai condannati, contrario alla sentenza 515 della Corte dei conti del Lazio emessa il 3 dicembre 2015 (la pubblicazione risale al 5 febbraio 2016): quasi nove milioni di euro il danno erariale addebitato a quattro dirigenti della sanità. Tra i quali, Vitaliano De Salazar: la quota parte che il direttore generale della As Rm5 di Tivoli dovrà rifondere, ammonta a 2 milioni 777.912,13 euro.

“Inescusabile negligenza e superficialità nell’utilizzo delle risorse pubbliche” per due manager regionali; “volontà gravemente colposa di aver voluto a tutti i costi un servizio di soccorso di emergenza di gran lunga sovradimensionato e non proporzionale alle risorse economiche di cui si poteva disporre” per due locali. E’ la sintesi delle motivazioni della condanna comminata a Vitaliano De Salazar, Tommaso Longhi, Carlo Monti e Marinella D’Innocenzo, per le funzioni direzionali svolte nella sanità pubblica nel periodo 2006-2011. “Colpa” aggiunta, la mancata ritenuta degli oneri assistenziali, previdenziali e dei tributi erariali.

Si parla della Cri (Croce rossa italiana), la cui conduzione nella città di Latina e provincia, nell’ambito della convenzione Ares 118, ha provocato “una segnalazione di danno erariale (nota n. 51198 del 24 luglio 2009), consistente nella cattiva gestione di denaro pubblico in relazione allo svolgimento del servizio di soccorso in emergenza nel territorio”. La procedura di controllo contabile sarebbe stata attivata a seguito dell’esposto inviato da Francesco Rocca, presidente della Cri nazionale dal giugno 2016 (nonché direttore generale dell’Idi, l’Istituto dermopatico dell’Immacolata). Il quale, nel 2008, ricopriva l’incarico di commissario straordinario dell’ente. Risale al 17 dicembre di quell’anno l’invio alla Procura della relazione ispettiva su Latina.

Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce rossa

Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce rossa

Quasi due lustri dopo, ne discende la condanna inflitta dalla Corte dei conti. A carico dei quattro manager la “complessiva somma di euro 8.662.448,48 oltre rivalutazione monetaria, interessi legali e spese di giudizio”. La ripartizione: 2 milioni 777.912,13 per Vitaliano De Salazar (ora direttore generale Rm5 di Tivoli) e Tommaso Longhi (ex pari grado al Policlinico Umberto I); 1 milione 553.312,11 per i locali Carlo Monti e Marinella D’Innocenzo.

I fatti. Tommaso Longhi – all’epoca dirigente generale pro-tempore della Cri – il 15 marzo 2006 sottoscrive una convenzione con l’Ares (Azienda regionale emergenza sanitaria), per lo svolgimento nella provincia pontina del servizio di pubblico soccorso in emergenza. L’ente è rappresentato da Vitaliano De Salazar. Il servizio (importo, 4.268.000 euro) viene affidato, “senza gara pubblica, direttamente e per tre anni” al comitato provinciale Cri di Latina, “il quale avrebbe dovuto sopportarne i costi tramite le risorse provenienti da detta convenzione”. In sostanza, si vuole garantire il pareggio tra entrate e uscite. Nell’accordo, è anche previsto il “prolungamento dei rapporti di lavoro a tempo determinato del personale, nominativamente individuato, proveniente dalle società private” che fino ad allora avevano svolto il servizio.

Ma vengono meno le condizioni di premessa. Infatti, “per garantire tutti i servizi di pubblica necessità” (…) “i costi realmente sostenuti” raggiungono il doppio, 9.849.903,44 euro. Tanto che, per farvi fronte, il “Comitato provinciale Cri di Latina deve chiedere al Comitato centrale Cri numerose anticipazioni di cassa”. La differenza tra le risorse assegnate dalla convenzione e le somme di denaro effettivamente spese, costituiscono danno erariale, quantificato in poco meno di 9 milioni, suddivisi pro quota tra i quattro convenuti, “ognuno per la parte avuta nella vicenda in relazione al periodo di svolgimento dell’incarico”.

La sede della Cri di Latina

La sede della Croce rossa di Latina

La seconda posta ammonta a 5 milioni e 800mila euro. Suffragata dall’arrivo ai lavoratori delle cartelle esattoriali e costituita dal “mancato versamento dei contributi previdenziali e assistenziali per il personale assunto sulla base di quanto disposto in convenzione, omissione quantificata in €. 2.212.578,50. Al pari è emerso che non sono state operate alla fonte le ritenute fiscali sulle remunerazioni corrisposte a detto personale per un importo di €. 2.494.999,44. In considerazione dell’omissione di versamento di tali somme, sono maturati interessi e sanzioni per un importo di €. 1.072.890,17”.

Una sentenza contro la quale gli interessati hanno interposto appello, l’udienza si svolgerà nel prossimo mese di aprile. Gli esiti del contraddittorio potrebbero risultare determinanti per il futuro del manager della Rm5. Perché, con molte probabilità, la condanna della Corte dei conti ha costituito sinora il “freno” che ha impedito al direttore generale della Asl di assumere l’incarico analogo al Policlinico Umberto I, proprio nella fase in cui era certo il trasferimento da Tivoli.

Resta la rifusione del danno. La culpa in vigilando, non aver vigilato su atti illeciti di responsabilità altrui, da tempo è materia oggetto di contratti assicurativi, sottoscritti da manager e dirigenti – in particolare dello Stato – proprio allo scopo di far fronte a “incidenti” di tale natura (e portata). In caso di conferma della sentenza, alla somma-monstre provvederà una polizza. Ovviamente se sottoscritta.