IL MINISTERO dell’Interno ha fissato la data delle elezioni amministrative: si vota l’11 giugno, eventuale ballottaggio il 25. Dopo due settimane. La campagna elettorale entra nel vivo, i candidati sono pronti a fare la guerra per strappare all’avversario ogni voto utile ad ottenere uno scranno in consiglio comunale, prevalentemente grazie a un “gioco” che a Guidonia Montecelio raggiunge livelli inediti quanto meno in termini numerici: fatti una lista, presentati da candidato sindaco, forse un postarello in assise lo rimedi. È così che le Civiche spuntano come funghi in questa consultazione amministrativa, destinata ad essere ricordata come la più “antipolitica” di sempre nella terza città del Lazio, la più importante della regione ad andare al voto. Centrodestra e centrosinistra arrivano all’appuntamento dell’11 giugno ridotte ai minimi termini.
Il Partito democratico
È di queste ore la notizie che la fetta degli astorriani (in riferimento alla componente di appartenenza vicina al senatore Bruno Astorre) abbandona le istituzioni democrat. Proprio ieri sera Pino Saccà e i suoi (un gruppetto di tre o quattro portatori di voti) hanno detto addio al Pd per amore, mai sopito, verso l’ex, ora civista Aldo Cerroni. Prima di Saccà, a lasciare la barca erano stati i Pauselli (Michela e suo padre Claudio), sempre alla volta dell’avventura civista messa in piedi da Aldo Cerroni, Giorgio La Bianca stregato da “Uniti per Vincere”, lista ancora da piazzare nel borsino delle alleanze, più altri pezzi in solitaria a darsela a gambe dal partito di Villalba, quartiere roccaforte di Domenico De Vincenzi, lo stratega dietro la saga delle Primarie convocate e poi sconvocate per il 2 aprile (forse definitivamente rinviate al 9).
Dopo il tentativo fallito di coinvolgere nella partita guidoniana il big-manager Marco Rettighieri, una specie di via di fuga dal logorio del partito moderno, la corsa a due tra Emanuele Di Silvio e Simone Gugliemo ha finito per spaccare ulteriormente il partito. A giocare sui due rampolli, i pezzi grossi del Pd, come in una partita di briscola. Il consigliere regionale Marco Vincenzi “cala” Bastoni per Guglielmo, tenendosi stretto l’asso per le politiche del 2018 (ambirebbe al Parlamento) e il deputato Andrea Ferro rilancia a Spade per Di Silvio, proteso al raggiungimento del medesimo obiettivo; nella partita, anche un sottobosco meno visibile, con in mano i “carichi” da usare in vista delle elezioni regionali previste anch’esse nel 2018. A tenere le carte in queste Primarie (e delle elezioni poi) ci sono anche pezzi del centrodestra. L’ex sindaco forzista Eligio Rubeis preferirebbe che a prevalere fosse Gugliemo per la vicinanza e l’amicizia con Marco Vincenzi, la famiglia porta invece l’ex assessore azzurro Adriano Mazza a scegliere Di Silvio, fidanzato di sua figlia Silvia, già consigliere comunale di maggioranza eletta nella lista civica Rubeis.
Un groviglio di vicinanze e interessi a complicare piuttosto che facilitare, in vista dei congressi di aprile che dovranno decidere il segretario nazionale del Pd con le naturali, normali ripercussioni a livello locale, la parola più appropriata è caos a definire la condizione dei democrat guidoniani.
Il centrodestra e Forza Italia
In attesa che “l’oracolo” Bruno Ferraro (il magistrato scelto a maggioranza tra i forzisti per fare il sindaco) si riveli, c’è un “mondo nascosto agli occhi” in subbuglio. Il nome dell’ex presidente del tribunale di Tivoli tirato fuori dal cilindro in nome dell’unità del centrodestra resta indigesto a pezzi di coalizione che avevano altri piani. Fratelli d’Italia, almeno nella metà di Alessandro Messa, opta ancora per una candidatura autorevole e di territorio, espressione di una politica ben radicata (la sua) e in continuità con quanto di buono sarebbe stato fatto dalla seconda amministrazione Rubeis. Un punto condiviso da frange di Forza Italia, su tutte quella rappresentata da Eligio Rubeis e dall’ex consigliere comunale Michele Venturiello.
Una scelta da operare tra gli uscenti, ovvero tra coloro che rappresentavano la maggioranza di governo in assise al momento dello scioglimento anticipato lo scorso 13 giugno. Davanti al nome Ferraro, almeno di facciata, il sostegno è stato unanime, ma nel “mondo nascosto agli occhi” una sua rinuncia sarebbe vista come una manna. Senza escludere colpi di scena ulteriori anche in caso di accettazione della candidatura.
Il Movimento 5stelle
Unica formazione ad aver già scelto il candidato-sindaco, Michel Barbet, al momento una la “parola d’ordine”: nessuna alleanza con nessuno. L’impegno ora sarebbe tutto nella compilazione della lista. Della quale non farebbe parte Sebastiano Cubeddu, il capogruppo uscente, che aveva già rifiutato di proporsi alle “comunarie”. Ignoti i motivi.
Prossimi pubblici appuntamenti (si presume), riguarderanno la pubblicazione del programma, e, in particolare, la “ricetta” dei 5stelle relativa alla soluzione della crisi finanziaria del municipio, nonché la formazione della giunta in caso di vittoria elettorale. Per la formazione di Grillo, com’è noto, un impegno di carattere generale.