di TOMMASO VERGA
“ALLORA: VOI PORTATE i voti, noi eleggiamo i consiglieri”. Il “pezzo” sulla trattativa tra Partito democratico e liste civiche (presenti Guidonia domani di Aldo Cerroni, e Biplano del trio Mauro Lombardo-Veronica Cipriani-Gianluigi Marini) si può condensare in poche frasi. Da “annali della politica” la successiva: “Pertanto il Pd deve presentare tre liste, una per ciascuna componente in corsa per la segreteria del partito” (Renzi, Orlando, Emiliano).
La risposta che non t’aspetti non è venuta dalla delegazione dem – ci mancava pure – ma dal “condottiero” Luigi Trapazzo, l’ex magistrato che il “cartello civico” già in precedenza aveva designato candidato sindaco. Per quanto non vada escluso qualche interessato suggerimento democrat, in premessa il giudice ha dichiarato la propensione per i partiti “veri” complimentandosi appunto per la presenza del Pd. Intendendo con ciò che il “civismo” va bene ma spetta ai partiti la guida del processo politico ed elettorale. La conclusione-riflessione (non ad alta voce): “Ma dove sono capitato?”.
L’impressione di parte dei presenti è stata quella che il giurista non fosse nemmeno adeguatamente informato del guazzabuglio che ha segnato finora tutta la fase preliminare al voto, e che a farlo decidere seduta stante per il non possumus sia stata prima di tutto la sorpresa di dover fare i conti con un indirizzo privo di consistenza, fondato non altro che sul numero dei suffragi necessari per garantirsi il posto a tavola. Quindi adieu, tolta educatamente la tovaglia, Luigi Trapazzo ha lasciato i civici senza vettovaglie, bicchieri e posate.
Più che scontato il diniego del Partito democratico. Che (almeno fino al momento in cui scriviamo) ha deciso di presentarsi alle amministrative dell’11 giugno con la lista di partito, sormontata dal simbolo. A precedere, domenica prossima, si svolgeranno le tanto declamate primarie, pluriannunciate-plurirevocate, per la scelta del candidato sindaco. Due i concorrenti sui quali gli iscritti all’albo degli elettori potranno votare, Emanuele Di Silvio e Simone Guglielmo. Ennesimo intoppo stasera, perché nella riunione dell’Unione comunale, peserà la richiesta dei “vincenziani” di spostare ulteriormente la data poiché tre giorni per allestire i gazebo non sono sufficienti. Quindi, 30 aprile. Stando ai regolamenti interni, rinvio non praticabile in quanto coincidente con le primarie per la segreteria del Pd nazionale.
Anche dal movimento 5stelle filtrano notizie di un dibattito acceso. Tale da superare la cortina di silenzio – a meno di episodi eclatanti – propria della formazione. Si vedrà. Al momento, riflettori puntati sui due partiti maggiori. Che, entrambi, sono tornati all’”anno zero” della campagna elettorale. Ieri s’è descritto il forzato stop imposto alla trattativa nel centrodestra dalla proposta di candidare primo cittadino a Guidonia Montecelio l’avvocato Alberto Cuccuru (“area Stefano Sassano”, autrice del documento Massini-Giovannozzi sulla non-candidabilità dei consiglieri uscenti).
I vertici uniti nell’assegnare Guidonia Montecelio a Fratelli d’Italia con Alessandro Messa, debbono concludere, entro domani. In un senso e nell’altro, la richiesta dei proponenti che sia il professionista a rappresentare gli “azzurri”, comporta conseguenze di analogo esito. Se accolta, la coalizione si dividerà in più formazioni. Se respinta, il centrodestra “ufficiale” correrà unito sotto le insegne di Alessandro Messa, mentre la parte di Fi “sconfitta” (elettoralmente non marginale) si dichiarerà per Cucurru. Ipotesi non peregrina, l’avvocato a quel punto potrebbe diventare il candidato (“cittadino”) del cartello delle liste civiche. Che dopo l’ennesimo fallimento si sta premunendo. Intanto, nuovo (disponibile?) interlocutore, Stefano Pascucci, ottico di Tivoli, a capo di un piccolo ma significativo impero delle lenti.
Il Pd, che aveva puntato tutto sull’accordo con i civici (senza tremori per l’alemanniano d’indole e di frequentazione, Mauro Lombardo), dovrà ora fare i conti con le aspettative dei concorrenti e dei proponenti. Già si odono alterchi, schiamazzi e rumori di liti in famiglia. Un copione abituale per i dem. L’asse “vincenziano” (Marco Vincenzi-Domenico De Vincenzi) sosterrà Simone Guglielmo, mentre Andrea Ferro e il segretario dell’Unione comunale Mario Lomuscio sono per Di Silvio. Che, stando alle previsioni, dovrebbe uscire vittorioso dalle primarie, capovolgendo tutte le (antiche) previsioni della vigilia.
Differenze da “chi l’ha viste?” tra i due. Conta poco. Perché la scadenza dell’11 giugno è di passaggio. Gli effetti si misureranno nei tempi successivi. Perché l’appuntamento determinante sarà quello del 30 aprile, quando le primarie interesseranno la segreteria nazionale del Pd. Andrea Ferro rappresenta Matteo Renzi, i “vincenziani” Andrea Orlando, per Michele Emiliano, Rocco Cisano. Il “lancio” verso la competizione elettorale nazionale e regionale (forse, se non prima) del prossimo anno. Ma ogni cosa a suo tempo.