di TOMMASO VERGA
UN VERO FALSO. A volte la retorica necessita: perché si tengono le elezioni? Meglio ancora, adeguata alla circostanza: perché se ne anticipa la data? A Guidonia Montecelio tutti convengono sulle cause, nessuna differenza, tutti rispondono che è dovuto allo tsunami che ha travolto l’amministrazione comunale. Municipio che in due anni e mezzo (nel 2014 l’ultimo ricorso alle urne) è riuscito a collezionare procedimenti giudiziari (anche plurimi singolarmente) contro 5 dirigenti, una buona parte dei componenti delle giunte, compresi il sindaco (Eligio Rubeis, 15 mesi di detenzione) e il vice (Andrea Di Palma). Istruttorie in corso, si attende di conoscere la conclusione.
Unanime l’analisi, ci si attende che la “politica” metta riparo, ammettendo responsabilità, decidendo di reagire nell’unica direzione attesa dai cittadini, si “volta pagina”. La condizione straordinaria degli eventi che hanno preceduto l’appuntamento del prossimo 11 giugno – qualcuno si sente di escludere che la procura della Repubblica di Tivoli non decida per l’imputazione di “associazione per delinquere”? –, impone massima chiarezza. Propedeutica all’evoluzione dipendente dalle elezioni svolte.
Dunque, un esame di coscienza e una indicazione non equivoca. Che risultano totalmente assenti nel bordello che da oltre un mese è filo conduttore dell’”andiamo a comandare”. La scadenza di giugno appare gestita con la formula del prestigiatore che vuole abbindolare il pubblico. Parola d’ordine, “cinismo”. Saragat lo addebitava al destino, qui il “baro” è nelle cose e nelle persone.
Si dirà sotto perché non ci saranno i simboli di alcuni partiti sulla scheda. La precedenza alla scelta delle candidature a “primo cittadino”. Nessun indigeno, a conferma che d’un guidoniano i tessitori non hanno fiducia. Da qui l’interpello del “cavaliere bianco”, prima dai “suoi”, poi, senza distinguo, da “tutti insieme”. Si comincia con Marco Rettighieri – che sarebbe stato forse un buon direttore generale ma in quanto sindaco…: nell’ultima non-intervista a Gea Petrini, auspica il raddoppio della ferrovia; per fortuna che il curriculum lo descrive come uno dei massimi esperti del sistema Fs nazionale, che, per di più, una ventina d’anni fa, secondo i presenti d’allora, avrebbe preso parte alla fase preliminare della metropolitana FL2 –. Al manager hanno fatto seguito l’ex magistrato Bruno Ferraro, e, terza scelta, l’alter ego Luigi Trapazzo (per entrambi, misteriose le qualità “professionali” relative all’incarico; avvertenza per quest’ultimo, il prescelto si dice, già pratico di nomine e di parapolitica: l’investitura non lo obbliga a sapere che sui manifesti non dovrà scrivere “sindaco di Guidonia” ma “di Guidonia Montecelio”).
Ed ora le formazioni. Intanto, delle maggiori, sulla scheda si troverà soltanto il simbolo del movimento 5stelle, assenti quelli di Forza Italia e Partito democratico. Per i motivi, si entra nel rebus elettorale, ovvero come utilizzare i meccanismi a proprio beneficio. Di qui, la scelta di fondo, la clandestinità (nessuna affinità con quella dei Padri fondatori). In sintesi, dopo aver adeguatamente sistemato rappresentanti nelle liste civiche, ora Fi e Pd cercano rifugio in bizzarrie analoghe o simili, al punto che, salvo intoppi dell’ultimo minuto, l’elettore si troverà a non-scegliere un candidato sindaco sorretto da un’alleanza contenente un pulviscolo di insiemi e sottoinsiemi.
Con abbondanza di paradossi. Intanto, le liste civiche (a loro dire) di maggior peso, per mostrarsi estranee al “quarantotto”, hanno realizzato una raccolta indifferenziata di esponenti della maggioranza Rubeis-Di Palma presenti nel Consiglio comunale sciolto quasi un anno fa. Estrazione centrodestra quindi. In quell’assise, all’opposizione erano i 5stelle e il Partito democratico. Con il quale le “civiche” stanno trattando l’alleanza. A sua volta, il Pd ha subito l’uscita della frazione-Margherita. Dissidenti (rimasti nel partito, ma “nazionale”) con i quali si ritroverà a convivere tramite le “civiche”.
Un riciclo di massa sul quale si è curiosi di conoscere l’opinione dei partiti propriamente detti. Cosa diranno di fronte alla giustificazione che scopo ufficiale del polpettone è di vincere al primo turno in modo da impedire la vittoria del movimento 5stelle al ballottaggio? Si potrebbe replicare che pro e/o contro è ambizione specifica d’ogni consultazione elettorale. Che però, metodi a parte, si sostanzia nella diversità dei programmi. Non a Guidonia Montecelio. Dove tutto invece prescinde dalle differenze a favore dell’unica reale assonanza-priorità: l’autoconservazione dei singoli (nemmeno dei partiti) da utilizzare per i propri interessi. Non si esclude di chiedere il giudizio dei vertici politico, sapere se condividono o meno.
Per chiarezza, la descrizione interessa l’aggregazione di centro, poiché Sinistra popolare intende presentare una propria lista così come a destra presumibilmente sarà per Fratelli d’Italia (seppure con qualche innesto rubeisiano e comunque pronta al sostegno in caso di ballottaggio dei suoi amici di coalizione e di giunta uscenti).
Conclusione, alla scadenza, l’elettore centrodestracentrosinistra indifferenziato verrà obbligato a sottostare all’ordita trama, accettare oppure non votare. Perché non l’affissione – più pratica e immediata – di cartelli in cui si stabilisce che l’accesso al seggio è “vietato alla democrazia”? Come l’11 giugno (ancor più il 25) potrà esprimersi un voto libero da condizionamenti lo spiegheranno i protagonisti. La campagna elettorale servirà almeno a questo.