di TOMMASO VERGA
DUE ANNI APPENA compiuti. Niente torta e candeline, in vece, secchioni stracolmi e sacchetti dell’immondizia depositati in discariche abusive disseminate in ogni dove. Non escluse le strade. Perché il Comune di Guidonia Montecelio non onora gli impegni assunti con i fornitori. In questo caso, con la “Tekneko-Fratelli Morgante”, l’associazione tra imprese abruzzesi che s’è aggiudicato l’appalto per la raccolta dei rifiuti: il 10 percento del capitolato e dei servizi aggiunti (complessivamente 50 milioni circa distribuiti nel quinquennio) risulta inscritto sotto la voce “crediti” nei bilanci aziendali.
Debiti. In cifra tonda, 4milioni e 900mila euro. Né vale la crisi che attraversa il municipio – il commissariamento, il bilancio “sfondato”, le disavventure giudiziarie –, né può essere presa a giustificazione. Perché i soldi sono disponibili. Ma nessuno firma i mandati di pagamento. Fatto di questi giorni? Nemmeno a pensare, la somma è talmente elevata da proporre un rendiconto degli addendi insieme all’esame sui motivi che hanno causato il risultato.
GLI ADDENDI DI 3 MILIONI E MEZZO. Il canone per la raccolta dell’immondizia ammonta a 729.046,41 euro/mese. La fattura più “antica” non saldata è del novembre 2015 (anche se potrebbe essere quella finita tra i debiti fuori bilancio perché un addetto in Comune s’è dimenticato di contabilizzarla; della serie: “i paradossi guidoniani”). Oltre ad alcuni saldi (circa 110 mila euro), non evase risultano le somme per la raccolta relative al 2015 (900.343 euro) e a gennaio, febbraio, marzo e aprile di quest’anno. Dei quattro 2017, i primi tre mesi sono inseriti nel Peg (il piano esecutivo di gestione: lo strumento di programmazione e di autorizzazione alla spesa degli enti locali), ossia nel capitolo “uscite” della cassa del municipio. Soldi che ci sono e si possono spendere.
L’ECO CONSUL. Cosicché, il totale strettamente dipendente dalla nettezza urbana ammonta a 3.036.728 euro. Ai quali si aggiunge il trasporto dei rifiuti nelle sedi di smaltimento, 480.157. 3milioni e mezzo in tutto. Vengono quindi le risposte della “Tekneko” agli sos lanciati dal Comune. Il più rilevante, la sostituzione dell’“Eco Consul”, la srl di via Sant’Angelo per la quale l’affidamento diretto dello smaltimento dell’umido di una trentina di Comuni, prolungatosi quattro anni, si interrompe a causa dell’intervento della magistratura (otto i rinvii a giudizio). Ed è emergenza. Il 12 aprile 2016 la società abruzzese riceve l’incarico: trasferimento della merce e smaltimento nel proprio impianto. Mal gliene incorre, altri 367.416 euro di “buffi”. Aggiunti gli interessi, si arriva in tutto a 3.918.283 euro.
DA APRILE SI PAGA IN “DIRETTA”. Non finisce qui. Né così. Perché, per effetto del dissesto delle finanze cittadine – accertato ma non formalizzato –, la voce “immondizia” nel Peg è scomparsa da aprile a dicembre 2017. In sostanza, nei prossimi nove mesi, si presume che alla “Tekneko” i commissari prefettizi abbiano indirizzato i proventi raddoppiati della Tari. Direttamente. Via “Tre Esse”, la società incaricata dell’esazione. “Scaricando” il Comune da ogni responsabilità.
Da qui, la vicenda ondeggia tra il dramma – la “Tekneko” corrisponde mensilmente 130 tra salari e stipendi – e la farsa (il “validatore”). Infatti è incomprensibile perché alla società non vengano corrisposti gli arretrati maturati. Nella “piazza della politica” di Guidonia si dice che “non si trova chi firma”, “nessuno si assume responsabilità”. Per l’effetto indotto dalla tempesta giudiziaria (memo: alla pari di quanto avvenne nella pubblica amministrazione 25 anni fa, dopo “Tangentopoli”). Tempesta della quale nei tre mesi di inizio 2017 e negli anni precedenti non si aveva alcun sentore. Quindi l’interpretazione non gira per il verso giusto. Siccome il Peg conferma il diritto della “Tekneko”, qualcuno è inadempiente per ignoto motivo. C’è del “marcio in Danimarca”? Lo verifichino i giudici.
Si diceva della farsa. Il municipio è alla ricerca di un professionista incaricato di validare la corrispondenza tra spese e impieghi, fino al 30 giugno prossimo, termine di “addio” del commissariamento. Ma cosa dovrebbe constatare il “controllore” su un’attività quotidiana, che non ha mancato di rispondere alla città nemmeno un giorno?
VERSO LO SCIOPERO. La “Tekneko” – che non può cessare l’attività, neppure a tempo, pena la denuncia di “interruzione di pubblico servizio” – ha già incontrato i sindacati dei lavoratori. I quali, pur comprendendo le difficoltà che l’azienda attraversa, hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione. Da lunedì decorreranno i dieci giorni di preavviso previsto per gli scioperi nei servizi pubblici, durante i quali le parti sono obbligate a svolgere la “procedura di raffreddamento e di conciliazione”.
L’impressione è quella che toccherà al nuovo sindaco sbrogliare la matassa. Arrivederci a luglio (augurando una estate calda solo per motivi atmosferici).