di GIULIANO GIRLANDO
LO AVEVANO annunciato lo scorso anno con grandi titoli il tanto atteso nuovo “Ptpr”, il Piano territoriale paesistico regionale. Ma ad oggi nessuna notizia della sua ormai – tra un anno il rinnovo del Consiglio regionale – improbabile attuazione.
L’occasione di tornarci su a parlarne è stata offerta dall’incontro, il 6 maggio, nella ex Chiesa dell’Annunziata, promosso dall’Associazione italiana architettura del paesaggio, alla presenza di esponenti regionali e del sindaco di Tivoli. Oggetto: la riqualificazione del Mausoleo dei Plautii a Pontelucano. Nel contesto, il primo cittadino ha ribadito la volontà (messa per iscritto in una delibera) di abbattere il “muro della vergogna” che recinta il monumento. A precederlo, Lucio Ubertini, docente di idraulica alla Sapienza, che ha vinto la gara bandita dal Comune per la redazione d’un progetto di sistemazione della zona di Pontelucano.
Il professore universitario ha confermato, innanzitutto sotto l’aspetto tecnico-scientifico, l’inutilità del muro, che – è il contenuto del piano allo studio – dovrebbe essere sostituito da un invaso che raccolga le acque attraverso un sistema idraulico di paratie mobili volte a indirizzare le piene del fiume (un mini-“Mose” viene alla mente), alternativo alle pompe aspiranti che dovrebbero evitare non riuscendoci l’allagamento di Pontelucano e della via Maremmana. Non era di certo tra i compiti del professore Ubertini l’indicazione di dove si potrebbe ricavare l’area di esondazione e di recupero delle acque dell’Aniene, visto che il territorio circostante è ormai completamente occupato dalla più diverse attività, commerciali e manifatturiere.
Aldilà della riflessione sugli ostacoli che si porrebbero, l’illustrazione del docente appare decisamente alternativa a quanto sostenuto dall’Ardis (l’estinta Agenzia regionale per la difesa del suolo) tredici anni fa della indispensabilità del muro, in consonanza con gli atti prodotti dalle amministrazioni comunali tiburtine a cominciare da quella presieduta da Marco Vincenzi, l’attuale consigliere della Pisana.
A turbare l’atmosfera, le critiche mosse all’amministrazione comunale dalle associazioni ambientaliste partecipanti all’incontro (il documento integrale su “salviamopontelucano.it”) e il collegamento con il il Piano territoriale paesistico. Obiezioni conseguenti all’intervento della consigliera regionale Marta Bonafoni della lista Zingaretti che messa al corrente della situazione ha ammesso di fatto il completo stallo attuativo del Ptpr e le responsabilità tutte della Regione della situazione di Pontelucano.
Il Piano paesistico, redatto dalla Regione congiuntamente al ministero per i Beni e le attività culturali, si prefigge la tutela, sia in qualità di conservazione e preservazione che di uso e valorizzazione, di specifiche categorie di beni territoriali: montani, lacustri, vulcani, fiumi, territori costieri, parchi e riserve, boschi e simili. In sostanza (e in teoria), uno strumento di controllo definito descrittivo, prescrittivo e propositivo nei riguardi della tutela del paesaggio.
I Ptpr, con riferimento al territorio considerato, ne riconoscono gli aspetti e i caratteri peculiari, nonché le caratteristiche, e ne delimitano i relativi ambiti. Per ognuno definiscono apposite prescrizioni e previsioni indirizzate verso la conservazione e ripristino dei valori paesaggistici, la riqualificazione delle aree compromesse o degradate, la salvaguardia delle caratteristiche, rendendo altresì compatibile la individuazione di linee di sviluppo urbanistico ed edilizio con i diversi valori paesaggistici riconosciuti e tutelati.
In riferimento all’ordine gerarchico degli strumenti urbanistici, il piano paesaggistico prevale su piani e programmi nazionali e regionali e sugli altri atti di pianificazione ad incidenza territoriale.
Tutti aspetti che comprendono Pontelucano e Villa Adriana, visto che già nel 2007 la Regione Lazio, unitamente ad altri enti e istituzioni competenti, in aggiunta alle prescrizioni di tutela esistenti, avevano manifestato la volontà di apporre due ulteriori vincoli, “paesaggio naturale” e “paesaggio naturale agrario” sulla zona della “lottizzazione Nathan”. Per quanto possa risultare paradossale, fu il Consiglio comunale di Tivoli a opporsi a tale implementazione, sostenendo, in sintesi, che ciò non era compatibile con le previsioni del piano regolatore tanto più che su una parte dell’area insistevano già insediamenti abitativi.
Che non sarebbero stati soggetti a nuove restrizioni. Infatti, la delibera regionale dichiarava di voler rispettare il dettato del codice dei beni culturali e paesaggistici. Tanto da confermare che il piano è ispirato “al principio di minor consumo del territorio (…) con particolare attenzione alla salvaguardia dei siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco e delle aree agricole”.
Enunciazioni che per Tivoli evidentemente non valevano. Perché il Consiglio comunale con la delibera 74 del 6 dicembre 2011 approvava in via definitiva il piano di lottizzazione “Comprensorio di Ponte Lucano”, dando il via libera ad una prima edificazione di 120.000 metri cubi di cemento e ai successivamente 60.000, all’interno dell’area buffer zone stabilita con l’accordo internazionale;
A conclusione, si deve dire che rispetto alla risoluzione del problema di Pontelucano e di Villa Adriana e di altri ambiti monumentali e territoriali, la mancanza del Ptpr è un grosso favore a chi ha in mente cose ben diverse dalla valorizzazione del territorio nel patrimonio artistico e ambientale. Come dire a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.