di TOMMASO VERGA
“BIORISTORO ITALIA srl”, rappresentazione immaginifica del servizio fornitura pasti ai bambini delle scuole di Guidonia Montecelio (e di molte altre città e cittadine). Impressione decisamente ingrigita dalle notizie che provengono dalla procura di Tivoli a proposito delle gesta della “mafia bianca” impicciata nell’”operazione ragnatela”.
Per la cronaca si rimanda a Marcello Santarelli con il dettagliato resoconto su Tiburno delle intercettazioni telefoniche acquisite dai militari della Finanza. Per sintesi, nel centro-cottura – voluto dal sindaco Ezio Cerqua con Sabatino Leonetti assessore al Bilancio, in locali e attrezzature di proprietà comunale –, gestito dalla “Bioristoro Italia srl” a Setteville, in via Todini, erano ospitati fusti contenenti scarti tossici. A sentire, da una decina d’anni.
Molte le questioni che solleva la cronaca giudiziaria, alcune particolarmente “spinose”. La società è arrivata a Guidonia Montecelio nel 2010. Per questo lasso di tempo nessuno ha mai fatto caso e/o se n’è accorto. Neppure chi quotidianamente si recava al lavoro. In alternativa, c’era chi sapeva e ha fatto finta di niente; infine: chi controllava cosa?
Una ipotesi sulla possibile provenienza delle sostanze: i silos della “Chimeco”, la fabbrica di veleni a circa un chilometro dal centro-cottura, che dal 1989 trattava prodotti chimici ad alta tossicità (ad altri soggetti è arduo pensare, si parla di materiali di risulta da lavorazioni nocive, il cui trasferimento è soggetto a numerose obbligazioni: quindi assai costoso).
Sostiene l’eventualità, la coincidenza dei tempi. Infatti, dopo che un blitz nottetempo dei carabinieri del Noe portò al fermo di due operai intenti a sversare i liquidi di alcuni bidoni nel fosso di Santa Sinforosa (settembre 1997), le proteste dei cittadini, specie di Setteville, ripresero vigore.
A impianto fermo i liquidi fuoriescono dai silos. Nel 2008 la conclusione
Sequestro immediato e cessazione dell’attività. Senza alcun movimento, salvo che dai silos cominciarono a fuoriuscire liquami che si depositavano nel terreno. La conclusione nel 2008, una decina d’anni fa appunto. Quando ebbe inizio il trasferimento dei rifiuti in Francia e Germania (grazie anche al versamento di 1 milione 250mila euro del Comune di Guidonia Montecelio. Un anticipo della somma impegnata dalla Regione Lazio: chissà se il rimborso sia mai arrivato).
I bambini non servono alla politica, mica approvano il bilancio
Allora, preso atto che della “Bioristoro” nessuno sapeva, resta l’organo di controllo, il Comune. Che ha conosciuto l’esistenza dei bidoni grazie alla guardia di Finanza. O meglio, a chi ha in precedenza relazionato sul loro deposito. Che s’è trovata in risposta un “chissene frega”.
La parte più grave e odiosa di tutta la questione. Perché riguarda bambini e l’attenzione che gli adulti dovrebbero loro dedicare. Bambini che si sono trovati di fronte a un “trattamento speciale”, autori i personaggi dei quali, almeno in parte, si conoscevano i desiderata. Applicati anche nella circostanza. Aspirazioni alle quali la Procura sta mettendo fine.
Ma nessuno poteva soltanto immaginare che sarebbero arrivati a tal punto. Che fosse più importante (necessaria) la “politica”: “Non possiamo sollevare un polverone, prima c’è da approvare il bilancio”. Ovvero, “non c’è nessuna urgenza, sono lì da dieci anni figurarsi se scoppiano proprio adesso”. Parlano di “bidoni”. Il motivo conduttore.