di TOMMASO VERGA
INTANTO, LE aspettative. Che, per la maggiore, interessano Michel Barbet, Aldo Cerroni ed Emanuele Di Silvio, e le relative “appartenenze”, movimento 5Stelle, Partito democratico e Guidonia domani (capofila di un raggruppamento di liste civiche). Domenica notte si conosceranno i due contendenti rinviati al ballottaggio, il 25 giugno. Lo svolgimento dei preliminari e della stessa campagna elettorale, porta ad escludere la eventualità di una conclusione al primo turno. Sarà quindi l'”appello” il giorno determinante per sapere chi e con chi governerà Guidonia Montecelio i prossimi cinque anni. Almeno nella teoria.
Sono 67.144 i cittadini aventi diritto al voto, la cui validità dovrà superare il 50 per cento degli elettori iscritti nelle liste, pena l’annullamento della consultazione. Non una scoperta si commenterà. Vero. Però, mai come nella circostanza, non i programmi oggetto della campagna elettorale né l’appeal del candidato, con altissime probabilità sarà il ridursi di quel 67mila che deciderà l’elezione del sindaco e la composizione del Consiglio comunale di Guidonia Montecelio.
Ovviamente, le divisioni che hanno contraddistinto la fase preliminare della contesa costituiscono la premessa. Riscontrate in tutte le pieghe di questa campagna elettorale. Com’è noto, il problema ha sconquassato i due partiti maggiori, Pd e Forza Italia, che nelle urne dovranno misurarsi con quanti se ne sono andati ponendo la rotta verso lidi alternativi. Approdando direttamente nel civismo – come i “sassaniani” di Fi schierati al fianco di Aldo Cerroni –, oppure facendo mancare sin dal simbolo il sostegno al Pd – Marco Vincenzi-Domenico De Vincenzi, i “vincenziani”: due soli rappresentanti nella lista ufficiale dei democrat – dichiaratisi del tutto estranei (perché contrari) alla candidatura di Emanuele Di Silvio.
Le divisioni nei due partiti maggiori hanno contraddistinto la campagna elettorale
Non i soli comunque. Anche la “macchina da guerra” del movimento 5stelle ha accusato battute a vuoto. Per quanto, almeno a loro dire, sia “odioso” il cicaleccio che registra l’informazione quotidianamente su ciascuno – stretta attualità: le giravolte di Grillo su una decisamente controversa legge elettorale sostenuta da egli stesso con Pd, Fi e Salvini “della quale gli elettori non capiranno nulla” –, è un fatto che il vento non sembra gonfiare le vele, neanche a Guidonia Montecelio, nonostante quanto accaduto negli ultimi tre anni.
Lo mostrano le immagini delle tre manifestazioni in parte conclusive della campagna elettorale svoltesi il 6 giugno. La “palma” della trascrizione più fedele va assegnata all’ex assessora Morena Boleo, a conclusione della kermesse di Forza Italia-Fratelli d’Italia ad Albuccione (tema portante, ça va sans dire, l’immigrazione): “Su Facebook vi lamentate di tutto, quando dovete partecipare nessuno si fa vivo” la sintesi alquanto “radicale”. Per non dire dello sconcerto di Alessandro Di Battista (che ha fatto capolino anche nel successivo dimartedì de La7), dovuto alla non adeguata partecipazione dei cittadini al comizio di Setteville. Non superavano il centinaio i simpatizzanti di Sinistra popolare alla manifestazione nella pineta del centro cittadino.
Il 25 maggio 2014 gli elettori al primo turno delle amministrative furono 46.372; 66.093 gli aventi diritto; 70,13 la percentuale valida. Va rammentato che lo stesso giorno si svolsero le elezioni per il Parlamento europeo. Un “traino” sicuramente, che trova riscontro nella differenza delle percentuali tra l’una e l’altra consultazione. Ignorando per sinteticità le liste di sostegno ai candidati sindaco, risultano illustrativi ed efficaci i raffronti tra due partiti di tre anni fa: movimento 5stelle, il 15,78 per cento per Sebastiano Cubeddu; il 29,01 per Bruxelles; simile il Pd, 25,05 per Domenico De Vincenzi, il 33,02 per l’Unione europea.
Minore il “voto d’opinione” determinante tre anni fa per la coincidenza con le Europee
Tenendo conto della minore incidenza del voto d’opinione – determinante invece per le Europee – e la disaffezione via via salita nei tre anni recenti, non si può certo dire che nella campagna elettorale partiti e movimenti abbiano provato non tanto di invertire i “segni” senza dubbio negativi, ma almeno argomentare un rimedio credibile, pur minimo se si vuole. Una campagna elettorale apparsa come si affrontasse la scadenza naturale della consiliatura mentre la crisi che ha incancrenito i gangli vitali della città, è arrivata al punto di prefigurarla inutile. Al limite dell’estinzione.
Gli effetti della cesura tra elettorato e rappresentanza potrebbero determinare risultati elettori del tutto inattesi. Perché la bassa affluenza avvantaggerebbe le formazioni-macchine elettorali, quelle dallo “zoccolo duro”. Altra “sorpresa” potrebbe riservare la portata del “voto disgiunto” sindaco-candidati, valore potenzialmente più alto se comparato ad altre tornate elettorali, proprio in ragione delle divisioni interne ai partiti più grandi. Oggi si chiude. Domani silenzio. Domenica il resoconto.