di GIULIANO GIRLANDO

NASCOSTO IN UN piccolo bunker ricavato sopra il camino dell’abitazione, a San Luca, Giuseppe Giorgi, il latitante capo della omonima ‘ndrina, è stato catturato dai carabinieri alle prime ore dell’alba nel giorno della Repubblica. La sua cattura mette altresì fine all'”operazione” Tivoli silentes. Come racconta la cronaca calabrese, i carabinieri già da alcuni giorni avevano il sospetto che il ricercato si trovasse in casa e dopo che ulteriori elementi hanno rafforzato la convinzione, i militari, verso le 3.30 sono entrati ed hanno iniziato la perquisizione.

Dopo circa 5 ore di lavoro, si è iniziato a sfondare le pareti alla ricerca del rifugio e Giuseppe Giorgi si è arreso. I carabinieri hanno dovuto lavorare di più perché si era bloccato il congegno che consentiva l’apertura, attraverso lo spostamento di una pietra del pavimento. Una volta sistemato il dispositivo il ricercato è uscito e si è fatto ammanettare.

Il bunker era di piccole dimensioni e serviva soltanto per sfuggire ai controlli. La parte scenografica è apparsa in diretta con le telecamere che seguivano Giuseppe Giorgi in manette scortato dai carabinieri. Abbracci e baciamani per il boss da persone accorse evidentemente a omaggiarlo, platealmente, nonostante la presenza dei militari.

Giuseppe Giorgi, il boss arrestato

Il nipote (dal bar) guidava le attività della “delegazione” Tivoli-Guidonia-Castelnuovo di Porto

Il Giorgi – detto “U Capra“ – era irreperibile dall’agosto 1994 quando si era sottratto a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, fase conclusiva dell’operazione denominata ‘Sorgente’. Su di lui pendeva un ordine di carcerazione a seguito della condanna a 28 anni e 9 mesi per i reati di associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Era inserito nell’elenco dei cinque latitanti di massima pericolosità. Ritenuto elemento di vertice dell’articolazione Romeo alias Staccu, sede operativa a San Luca e ramificazioni in tutta la provincia, la sua ‘ndrina aveva via via assunto le dimensioni di organizzazione criminale in ambito nazionale ed internazionale.

Tanto che l’arresto del boss conclude in via definitiva anche l’”operazione” Tivoli Silentes, perché a capo dell’organizzazione che operava tra Tivoli, Guidonia Montecelio, Castelnuovo di Porto, era Luca Cosmo, il nipote di Giuseppe Giorgi, un 34enne originario di San Luca. Il 15 dicembre 2015, a seguito di indagini iniziate dai carabinieri di Tivoli e coordinate dalla direzione distrettuale antimafia, Tivoli silentes mise fine alle attività della “delegazione tiburtina”, attraverso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove soggetti – 8 uomini e una donna – residenti nella provincia romana e in Calabria. In particolare, per quattro l’imputazione di costituire la “costola” locale dell’organizzazione criminale. Unitamente agli arresti, oltre che ad Africo Nuovo e Bovalino, perquisizioni e sequestri di beni a Roma, a Tivoli, Guidonia Montecelio e Castelnuovo di Porto

Il “nipote” gestiva un bar nel centro storico di Tivoli – il “Vintage Cafè”, intestato fittiziamente a una società – sede di comando delle operazioni. Che se non andavano in porto “contrattualmente” venivano eseguite con altri mezzi e metodi di convincimento. I carabinieri, all’interno del garage di uno dei membri della banda, trovarono il deposito armi nella disponibilità del sodalizio criminale: una pistola cal. 6,35 marca Browning ed un fucile cal. 12 a canne mozze, entrambi con la matricola abrasa.

Il “baciamano” dei paesani di San Luca

I “romeni fanno chiasso” e li minaccia con una pistola; poi “avvisa” il proprietario del locale di Guidonia

Le armi erano utilizzate dagli associati sia per minacciare ed intimorire chi aveva debiti da saldare per acquisti di stupefacente o chi tentava di opporsi allo strapotere dell’organizzazione. A proposito del capo, gli inquirenti riscontrarono che era solito utilizzare un comportamento “mafioso”, tanto da non esitare a minacciare con la pistola dei romeni che frequentavano un bar di Guidonia bazzicato quotidianamente, “perché facevano chiasso”. Al titolare del locale, che si era lamentato per il suo comportamento, fece giungere una busta con all’interno un proiettile.

Le condanne per quattro della Tivoli silentes, un anno dopo l’arresto, il 21 novembre 2016. La sentenza, al termine del rito abbreviato, emessa dal gup Flavia Costantini. 19 anni per Luca Cosmo, uno in meno per Santo Morabito, colpevoli di “traffico di stupefacenti tra Tivoli e Guidonia Montecelio, con l’aggravante di aver agevolato la ‘ndrangheta, in particolare la cosca Nirta-Romeo-Giorgi di San Luca”. Altri 8 anni per due imputati accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione “nei confronti di un italiano – un “corriere” della banda, ndr – che è stato rinchiuso in un garage, picchiato e minacciato di morte poiché accusato di essersi fatto sottrarre quattro chili di eroina durante il trasporto in Puglia per la cessione ad un gruppo di criminali albanesi“.