di TOMMASO VERGA

NELLA SFIDA “ne rimarrà uno soltanto”, ha prevalso Michel Barbet: 51,45 per cento contro 48,55, 10.586 schede su 9.991, hanno fatto la differenza 595 voti. I 14 eletti del movimento 5stelle salgono al vertice di Palazzo Matteotti (con qualche patema d’animo non del tutto preventivato), il “portavoce” sarà primo cittadino di Guidonia Montecelio. Nato a Marsiglia il 1° agosto del 1958, in Italia dal 1980, Michel Barbet abita a Setteville. Il sindaco è impiegato presso l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili).

Due settimane fa i numeri erano vicini al fifty-fyfty, oggi ha stravinto l’astensione, solo un terzo degli aventi diritto ha deposto la scheda nell’urna. Il che prima di tutto sta a dire che i due candidati non hanno raccolto la fiducia della città, né Michel Barbet né Emanuele Di Silvio (Partito democratico). Essendo propria del ballottaggio l’attestazione della propensione sulla persona. Tre anni fa, il 25 maggio del 2014, le percentuali erano esattamente rovesciate, raggiunsero il 70,16% i partecipanti al ballottaggio che permise a Eligio Rubeis (Fi) di prevalere su Domenico De Vincenzi (Pd).

La fine della trimurti Rubeis-Di Palma-Messa avrebbe dovuto riscuotere un consenso maggiore

C’è chi dirà, valutata la figura a quella data prevalente, che il paragone risulta improponibile. Sarebbe un giudizio parziale, un errore soprattutto, perché proprio le “gesta” degli anni passati con il governo Rubeis-Di Palma-Messa, la sua fine prematura per mano delle divisioni interne prima e dell’azione della magistratura conclusiva, avrebbero dovuto avere effetti decisamente significativi sul risultato elettorale. Che non ci sono stati. Neppure per il movimento 5stelle cittadino.

Ne consegue che primo essenziale compito di Michel Barbet (ma il ragionamento sarebbe stato analogo se l’eletto fosse Di Silvio) dovrà essere quello di riconquistare una legittimazione che non ha un primo cittadino che gode della fiducia di 10.586 persone (sulle 67mila aventi diritto), che scende a poco più del 10 per cento della popolazione (l’altra metà appartiene al candidato pd). Una domanda certo stramba per il coro dei tifosi dell’una e dell’altra fazione, giocatori di una partita della quale a non molti importavano le ragioni e le diversità programmatiche intrinseche nel confronto ma soltanto il risultato.

I festeggiamenti di stanotte dei 5stelle davanti al Comune; in alto, Michel Barbet al seggio di Setteville

Legittimazione da conquistare: venuta meno dalla maggioranza degli elettori (e dei cittadini)

Partendo da un interrogativo volutamente capzioso: ma perché i cittadini avrebbero dovuto esprimere un voto? La domanda non è indirizzata a chi ha invitato a compiere il diritto-dovere di dotare la città di un governo, anzi, da ammirare – si scorra facebook per verificare – quanti si sono spesi, hanno fatto ricorso al senso civico, ci hanno “messo il nome”. Per ricavarne un risultato deludente, che oltrepassa la peggiore delle previsioni. E che non ha indotto alla cautela già in queste ore, come assistere allo sventolio dei vessilli della vittoria. Ci si augurava ponderatezza, non c’è stata.

Diversamente da quanto si è divulgato in questi due mesi recenti, “vittoria” non si traduce con il nome del primo arrivato ma nel cambiamento delle condizioni di chi vive a Guidonia Montecelio. L’offerta politica avrebbe dovuto valutare un “sistema” – esclusivo termine appropriato per analizzare la rinuncia – che alle strategie dei governi nazionali addiziona tasse locali, disoccupazione, stato sempre meno sociale, tutto appesantito dall’intreccio con gli affari, dalla corruzione, dall’arricchimento di pochi a danno di tutti.

Nel 1980 la “Tiburtina Valley” era già altro. Estremamente diradata la ricchezza che producevano le aziende industriali e manifatturiere (l’anno prossimo ricorreranno i 50 anni della vittoriosa occupazione dell’Apollon), ridimensionata l’occupazione anche nelle fabbriche d’armi, imperano il commercio all’ingrosso e le sale da gioco. Quel che appare improcrastinabile è recuperare le intelligenze al servizio di una prospettiva non precaria di sviluppo.

Non si possono cercare alternative (perché tra l’altro non ce ne sono: Guidonia lo ha dimostrato proprio in questi giorni; ed anche Fonte Nuova) men che meno scorciatoie. E’ compito delle strutture organizzate – movimenti, partiti, associazioni, ordini professionali, organizzazioni sindacali – recuperare un rapporto, non episodico, non da “campagna elettorale”, con i cittadini. Solo risposte credibili e concrete ai bisogni delle persone possono ricomporre un quadro di riferimento. Nel quale ognuno riconosca la funzione assegnata. Anche gli elettori.