di TOMMASO VERGA
SCOMPARE MAFIA Capitale per diventare “malaffare capitale”. Resta l’associazione per delinquere, in due tronconi, quello che fa capo “ar cecato” Massimo Carminati, l’altro a Salvatore Buzzi, il capo delle cooperative, a cominciare dalla “29 giugno”. Almeno per il momento (se ne saprà di più dalle motivazioni della sentenza da depositare entro 90 giorni) irrisolto il dilemma: chi sono stati gli estorsori.
Respinta dal tribunale l’accusa di “organizzazione mafiosa” (416bis del codice penale), la più difficile da dimostrare per i pubblici ministeri del pool, la più controversa tra le ipotesi di reato. Un “segnale” era già venuto con il mancato accoglimento contro Gianni Alemanno.
Il “tetto” di Colle Cesarano e la palazzina di Marcellina
Alla provincia a nordest appartengono Mario Schina (condannato a 5 anni e mezzo), Sandro Coltellacci (a 7 anni) e Giancarlo Mastropaolo, la triade dei soggetti di Mafia capitale, che trova ricetto sotto un unico tetto, il “Centro clinico Colle Cesarano”. A parte il terzo, imputato per false fatturazioni (reato da definire collaterale rispetto al titolo principale), si inizia con Mario Schina, che indica i luoghi nei quali i rifugiati potevano trovare asilo.
A raccontare com’è andata, è Sandro Coltellacci – socio di Buzzi perché amministratore della coop “Impegno per la promozione” –; si tratta di “dichiarazioni spontanee”, rese alla giudice Rosanna Ianniello alla presenza del pm Luca Tescaroli, nell’udienza su Mafia capitale ospitata nell’aula bunker di Rebibbia, l’8 febbraio 2017, sei mesi fa.
Il “tetto” si diceva: la clinica di Pontelucano, alla periferia di Tivoli – dentro la quale Giancarlo Mastropaolo gestisce il bar –, ma anche una costruzione libera di Marcellina. Benché di origine e residenza etrusche, Mario Schina conosce perfettamente le caratteristiche del comprensorio a nordest di Roma, nel quale ha ricoperto la carica di componente della segreteria della Federazione del Pds.
Un “antico” passaggio del curriculum. Perché Mario Schina, nel frattempo, ha lasciato la sede del Pds di Tivoli, per diventare direttore dell’ufficio “decoro urbano” del Comune di Roma, sindaco Walter Veltroni (ma Gianni Alemanno lo manterrà integralmente), struttura ideata da Luca Odevaine (condannato a 8 anni), già ex vice capo di gabinetto del primo cittadino, che ne ha assunto il comando.
L'”intermediario” e il “moltiplicatore” di Mafia capitale finiscono a Rebibbia
Cambiano le circostanze, cambiano le giunte in Campidoglio, ma si moltiplicano le opportunità. In quanto assurto al vertice della polizia provinciale di Roma, Odevaine diventa membro del coordinamento nazionale sull’accoglienza-profughi. Inseparabile, Schina è con lui. Arriva la prima retata di arresti dell’indagine Mafia capitale e i due finiscono a Rebibbia. Schina perché accusato di essere l’«intermediario» con l’organizzazione Buzzi-Carminati. Ruolo per il quale avrebbe percepito 1.500 euro al mese. L’altro in quanto considerato il «moltiplicatore di rifugiati da destinare al centro di Buzzi». Beneficio? 5.000 euro-mese.
Cosicché – si torna all’udienza dell’8 febbraio di quest’anno –, quando Sandro Coltellaci, il protagonista eretino della vicenda, dichiara di essere alla ricerca di alberghi, residence e via dicendo, in grado di ospitare gli immigrati, trova in Schina colui che non ha difficoltà a rispondere: Colle Cesarano e Marcellina. Mediante la moglie, dice Coltellacci, ci ha fatto prendere tre strutture per la gestione immigrati. La sentenza odierna conferma e chiude la narrazione.
“Depurati” da Mafia capitale già molto tempo addietro Giancarlo Mastropaolo e Franco Cancelli, capo della coop “Edera”, appaltatrice della raccolta della nettezza urbana a Guidonia Montecelio fino a poco più di un anno fa. Organico il primo all’estremismo neofascista degli anni ’70 a Tivoli, militante di “Guerriglia comunista”, un piccolo gruppo di estrema sinistra, l’altro. Cambiano i tempi, aumenta l’età, la memoria ne risente. Un aiutino…