PER QUANTO scontata, la frase fatta – ne rimase uno soltanto – corrisponde: ad Eugenio Moscetti, guidoniano di Setteville, ex ispettore onorario della Sovrintendenza archeologica per molti anni, il cui nome entro fine mese dovrebbe precedere il titolo di “direttore scientifico” del museo Lanciani di Montecelio.
Ad accoglierlo, all’entrata, un plurimo “ciao, come stai? ci si rivede…”, esclamato da molte delle opere giacenti, reperti e quant’altro, di provenienza “Carabinieri per la tutela del patrimonio artistico”, con i quali Moscetti ha collaborato nel recupero e nelle indagini nonché nella stesura dei documenti comprovanti l’autenticità dei materiali (oppure il contrario), in specie di quelli sottratti dai tombaroli .
Nella riunione odierna (pubblica), la commissione esaminatrice coordinata dai dirigenti comunali Domenico Nardi e Marco Simoncini ha provveduto ad “aprire le buste” come previsto dalla determinazione 239 del 22 giugno. Discendente, a sua volta, dal bando firmato dalla commissaria prefettizia Alessandra Nigro, il 9 maggio. Dopo l’annullamento della gara di inizio luglio per un pastrocchio formale – https://www.hinterlandweb.it/wordpress/2017/07/il-salto-dallasilo-nido-al-museo-lanciani/ -, oggi si replicava: all’ordine del giorno l’esame dei titoli degli aspiranti compatibili con le richieste elencate nell’atto.
Due i partecipanti. Valentina Cipollari, uscente conservatore del Lanciani, ed Eugenio Moscetti. A favore di quest’ultimo, la laurea – formato-pergamena a dimostrazione dell’età: “una volta andavano così” come si dice – e la personale attestazione-documentazione contenuta in una valigetta di plastica. Risultanze che entro dicembre troveranno il benestare del Comune. Il museo avrà un direttore scientifico, potrà quindi riaprire, a dispetto anche del chiacchiericcio crescente di ostacoli burocratici di varia natura.
La riapertura del Lanciani può riaprire per Guidonia Montecelio la partita del ‘Distretto turistico’ Tivoli-Palestrina-Subiaco
Quella che non è più una probabilità ma una certezza – la ripaertura del Lanciani ai visitatori e agli studiosi -, consente di scrivere un secondo capitolo relativo alla politica cultural-museale nel comprensorio.
Come descritto, una settimana fa, Tivoli, Subiaco e Palestrina (i Comuni capofila) hanno deciso di dare vita al “Distretto per il turismo” – hinterlandweb del 14 dicembre -. Alla cerimonia inaugurale a Villa d’Este è intervenuto Nicola Zingaretti. Il presidente della giunta regionale del Lazio, s’è dichiarato concorde con le premesse (non un cenno alle risorse). Pronti? via! (per almeno il paio d’anni che serviranno ad allestire i preparativi…).
Imperscrutabili i criteri che hanno consigliato i promotori di indirizzare l’organizzazione a sudest della provincia romana, escludendo, per annotare i centri maggiori, Guidonia Montecelio e Palombara Sabina.
Recrimina Alfonso Masini, ex dirigente della Cultura del Comune di Guidonia, appassionato cultore della storia e delle tradizioni locali: “E a noi nemmeno ci guardano. Eppure oltre alle bellezze del Borgo abbiamo la Via Cornicolana e il suo Museo, il Parco Archeologico, la Triade e poi i Ruderi Storici della Dsse (“Direzione superiore studi ed esperienze” dell’aeroporto Alfredo Barbieri, ndr), unici al mondo che da soli potrebbero farci guadagnare il riconoscimento di sito Unesco”.
Ineccepibile, oltreché un mini-riassunto strategicamente funzionale rispetto ai propositi, se si vuole un Distretto che attraverso la coniugazione del ventaglio di richiami culturali e ambientali, traguardi il “mordi e fuggi” delle attuali frequentazioni turistiche. Il che sostiene ancor più la definizione di paradosso che risulta dal “disegno dei confini” di un territorio variamente assortito di musei e collezioni locali dedicati al patrimonio archeologico, storico artistico, documentario, alle tradizioni popolari, alla scienza e alla natura.
Quindi, dal Distretto, Guidonia Montecelio e tutta la Sabina romana, sono esclusi. Al momento. Perché la proposta non si riduce a una sorta di club esclusivo ma preventiva l’ingresso di altri soci. Primo problema che va affrontato. Intanto, con i tre Comuni capofila. Non fosse sufficiente, con la Regione Lazio.
Va ricercata la possibilità del reinserimento del Lanciani nell’Omr (anche per i benefici finanziari che ne derivano)
Poi, va detto che i “cattivi” non sono tutti lontani o estranei. Infatti, almeno per Guidonia, grande parte di responsabilità ricade direttamente sugli amministratori locali. Perché il museo di Montecelio è chiuso da giugno, il che si traduce nella totale sospensione delle visite, che non investe soltanto l’osservazione della Triade capitolina, il monumento di richiamo, che desta la maggiore curiosità e attenzione da parte dei frequentatori del sito, ma la “qualità” stessa del luogo e della sua funzione. Vogliamo chiamarla “stima”?
La chiusura è anche il motivo per cui il Lanciani non è inserito nell’elenco dell’Omr (Organizzazione museale regionale). Ente nel quale, attualmente “sono accreditate 101 strutture tra musei civici e di interesse locale – come si legge nel regolamento -. Nel complesso essi rappresentano una eccellenza per la vita culturale del Lazio, interpretando con una pluralità di offerte il patrimonio del proprio contesto e delle proprie comunità”.
Si comprende che, per essere accreditati, i musei devono rispondere a una serie di standard di qualità. Che il Lanciani indiscutibilmente possiede (e che potrebbero aumentare). In corrispondenza, il beneficio di risorse finanziarie di cui potrebbe godere, provenienti dalla Regione Lazio. E’ la seconda questione. Ed è indispensabile che venga affrontata.