di TOMMASO VERGA
SEBASTIANO CUBEDDU, unico e solo. In lista perché non si poteva evitare. A tradirlo – anche se bisognerà attendere la pubblicazione delle preferenze delle parlamentarie – i grillini di Tivoli e soprattutto di Guidonia Montecelio. I “suoi” si direbbe. Sbagliato, ormai da tempo le cose sotto il cielo stellato obbediscono a dinamiche collegate a fatti, decisioni, scelte relative al governo della città, all'”interpretazione” delle opportunità e delle convenienze. Non sono più considerate nemici nemmeno le “sirene”. Il risultato? Divisioni interne. Che non si nascondono.
Colui che non ha accettato il mutamento genetico – ripetuti i dissensi tra Sebastiano Cubeddu e il gruppo consiliare – siederà dunque in “panchina”, una riserva. Nel collegio Lazio-Senato2. Causa ed effetto delle cosiddette “parlamentarie” del movimento 5stelle. Adesso il prosieguo si annuncia molto complicato. Compreso l’affidamento all’uninominale delle possibilità di riuscita.
Se non verranno numeri positivi, si coglierà il secondo risultato – che ovviamente non ci si augura a tutela degli interessi delle popolazioni locali – di verbalizzare dopo molti anni il dato negativo in assoluto, con il comprensorio senza rappresentanza in Parlamento. Probabile, a causa della legge elettorale.
Il risultato locale delle “parlamentarie” costituisce la contraddizione esplicita di una formula che si vorrebbe nelle dichiarazioni di premessa non soggetta alle manovre, al tramestio che si imputa alla politica degli altri politicanti. Un automatismo, affidato agli iscritti del m5s, solo loro possono votare. E così è stato a Tivoli, a Guidonia Montecelio, nel sistema territoriale dipendente e circostante.
Come dimostra il risultato delle urne, affidarsi a un congegno (si dice logaritmo anche qui?) non è stato sufficiente ad annullare le pressioni, le ambizioni delle correnti, delle cordate, dei gruppi collegati a questo e a quell’esponente. Contro la candidatura e comunque la possibile elezione di Sebastiano Cubeddu, si erano espressi senza preamboli i Cocchiarella, i Caruso e, seppure nei limiti del confronto interno al partito – comunque assolutamente acceso – , gli Anzaldi, l’assessora Polverini.
Con l’effetto che le buone intenzioni, gli annunci, i desiderata, si sono liquefatti, ripristinando nelle parlamentarie dei 5stelle il complesso di regole non scritte del tutto analogo alle primarie del Partito democratico. I piedi hanno ripreso il loro posto sulla terra. Quello delle parlamentarie è soltanto il primo passo.