di Tommaso Verga
UNA ‘NUOVA GUIDONIA’ è nella speranza di tanti, frustrata anche stavolta poiché l’attesa è tradita da una scatola usata per promuovere plurime aspettative della giunta municipale le cui sorti sono state invece decise dai tribunali. Sul coperchio dell’involucro, sigle, la Asl, il nome di qualche imprenditore.
Uno dei quali effettivamente conduce alla Nuova Guidonia. Purché si aggiunga “srl”, acronimo che svela una società al cui vertice è assiso Bartolomeo “Lillo” Terranova (“Sirio hotel”, “Grand Hotel Duca d’Este”, “Acque Albule”, “Collina del Sole”, “Fincres spa”, la recentissima lottizzazione “Satema”, tanto per fissare l’attualità, ma vai a sapere quant’è lunga la lista). Imprenditore – stavolta in società con il sempre più frequente Angelo Donati – che non ha mai trovato ostacoli o subito bocciature, abile e oculato com’è nella difesa delle proprie attività.
Novembre 2017. Per conto della coppia titolare, la “scatola” viene depositata sul tavolo di Paola Piseddu, dirigente dell’Urbanistica del Comune di Guidonia Montecelio. A recapitarla è la di lei sorella Alessandra, alta in grado del gruppo di Bartolomeo Terranova, in genere attirata dall’architettura per interni. E succede quello che non t’aspetti: la prima chiede di astenersi dall’incarico, sulla Nuova Guidonia c’è “conflitto di interessi” la causale.
Pur essendo in carica da qualche mese appena – la nomina si deve al commissario prefettizio congedatosi a fine giugno 2017 – Paola Piseddu non ha mostrato ritrosia alcuna a formulare puntute e puntuali osservazioni sull’andamento del comparto. Le più “corpose”: 18 programmi edilizi e piani di zona irregolari (tuttora sottoposti a fermo); la denuncia di 40 varianti di Prg negli ultimi cinque anni; il tacito ricorso al silenzio-assenso. Tutto ad opera di Umberto Ferrucci, da un paio di lustri big inamovibile dell’assessorato sia con il sindaco dem Filippo Lippiello che con Eligio Rubeis, il successore di Forza Italia.
Poco interessa sapere se l’astensione della Piseddu-comunale precede o segue il deposito della “scatola”. Della quale importa il contenuto: domanda di variante di piano regolatore per quasi 59 ettari di terreno da agricolo a industriale, collocato tra i mercati generali e la chiesetta diruta di Santa Sinforosa, sulla via Tiburtina, acquistato nel 1999 dalla Nuova Guidonia srl del tandem Terranova-Donati. Come si comprende, il “conflitto” c’è tutto.
Quanti giri su quel terreno. A parte la fallita trattativa per la cessione al Car, il Centro agrolimentare, la memoria corre alla delibera del 25 giugno 2015, cosiddetta dell'”ecopolo produttivo”, allorché la “giunta tangentopoli II” (Forza Italia-Udc-Fratelli d’Italia) associa un tris di latifondi per il totale di 155 ettari: la Asl (72,4309); Ansini-Santarelli-Del Fante (24,4532); Terranova-Donati (58,2920).
Nel 2015, la Asl non sapeva di essere diventata ecopolifera (se chiedi oggi, immutata risposta: “di cosa sta parlando?”). E gli altri?, un quartetto di ignoranti? Poco importa. La forma cede il passo alla sostanza, a eccitazione e gratitudine per le opportunità assicurate dalla chiave di volta della variante urbanistica, il terreno da agricolo a industriale. Plusvalenze in coppe di champagne. Osanna e genuflessioni anche per l’annuncio di 840 nuovi posti di lavoro.
La consueta elencazione di “ai sensi dell’articolo…” o “della legge n… del…”, è prologo al coup de théatre messo in scena a Bruxelles. Obiettivo, afferrare i fondi strutturali del Por-Ferst 2014-2020 della Ue. Tutto di corsa, perché la settimana seguente sarebbero scaduti i termini per la presentazione delle domande. Ed anche per, non prevista coincidenza, il “piede libero” del sindaco di Forza Italia.
Come si sarebbe comportata la giunta guidoniana se Eligio Rubeis non avesse conosciuto il “benvenuto in carcere” non sappiamo. Il sospetto, a quasi tre anni di distanza, è che si sia annusato qualche impiccio e scelto di suicidare il progetto. Quale che sia stata la dinamica post-arresto del sindaco, nelle stanze del Comune si è deciso che anche l’”ecopolo produttivo” andava arrestato.
Problemi? Un grappolo. Il principale è che, ad eccezione di Paola Piseddu si presume, nessuno ha tenuto conto – politici e dirigenti – che all’area erano-sono associati vincoli e conseguenti divieti del ministero dei beni archeologici. Antichi, del secolo scorso. Uno, il primo si presume, risalente alla sovrintendente Anna Maria Reggiani, soprintendente e poi direttore generale per l’archeologia del Mibact fino al 2013.
Restrizioni che, a seguito della nascita dell'”ecopolo produttivo” non avrebbero dovuto avere più peso, rilevanza. A Guidonia Montecelio la consuetudine, seppur breve e brevissima, si fa legge. Vai a immaginare che nella lista “non ne sappiamo niente” andava annoverato il Mibact. Con il quale il Comune non aveva contrattato nessuna modificazione della destinazione d’uso dell’area. Eppure, a ballare, era il sindaco di Guidonia Montecelio, il patriota immolatosi sulla “Collina del Sole”, quell’Eligio Rubeis condannato per aver votato una delibera a favore della società edilizia risalente a Terranova nella quale operava in qualità di architetto.
Piace immaginare la delusione e l’incredulità dei fautori della neo-Manchester guidoniana nell’apprendere che nessun miraggio aveva mutato la qualità dei terreni. Vincolati. Ossia divieto (le premesse di una Nuova Guidonia si direbbe). In corrispondenza con quello di Anna Maria Reggiani, ribadito da Alfonsina Russo, responsabile dell’area metropolitana romana, a settembre del 2015 all’interno del “vincolone” apposto su 1.700 ettari di territorio guidoniano. Ignorato dall’esecutivo di Guidonia Montecelio e dal team di creativi – urbanisti, economisti, strateghi delle attività produttive, esperti Ue –. Oppure… a loro insaputa?
L’invito a svegliarsi del “dimenticato” è venuto da Bartolomeo Terranova. Nel pieno rispetto delle procedure, il 12 luglio del 2016 il ragioniere avanza le “osservazioni alla proposta di vincolo“. Obiettivo, ricavare un’area industriale utile all’insediamento di una piattaforma refrigerata della “Immostef Italia”, delegazione della multinazionale francese che intende aprire un logistic center del freddo su 5 ettari di quella zona.
A parte la dissertazione di scuola su quel “industriale” francobollato su una struttura del genere, dal Mibact arriva la gelata: nulla è cambiato, non si poteva né si può. Area sensibile, vietata ogni costruzione. In saecula saeculorum.