UN APPALTO a Ferentino per oltre sei milioni di euro (8.360.224,64 l’importo iniziale del bando di gara) aggiudicato a febbraio 2018 alla Ati (associazione temporanea d’impresa) comprendente la «Scamo», la snc del 40enne Antonio Scarsella e Luigi Susini. Oggetto, costruire e gestire loculi nel cimitero cittadino utilizzando lo strumento del project financing. Per tutta la durata dell’appalto, la «Scamo snc» incasserà i proventi della gestione dei sepolcri da edificare. Un compito del tutto identico a quello che l’azienda tiburtina – sede a Pontelucano – dal 2015 svolge a Isola del Liri, ugualmente in provincia di Frosinone, con l’ausilio dell’ingegnere Davide Carrarini (già assessore a Tivoli e a Fonte nuova).
L’operazione dei carabinieri della Compagnia di Tivoli, stamattina dall’alba, ha portato a cinque arresti tra le province di Roma e di Frosinone. Tra questi, scrive il giudice per le indagini preliminari, la «mente» dell’operazione, un consigliere comunale di Ferentino. I provvedimenti sono contenuti in un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica-Direzione distrettuale antimafia. Estorsione l’accusa, aggravata dal ricorso al metodo mafioso.
La richiesta della «mazzetta», scrive il Gip, ha seguito le «procedure» previste dal «metodo classico». 300 mila euro l’importo inizialmente richiesto dall’amministratore del Comune di Ferentino, «vero artefice ed ideatore della condotta estorsiva, sebbene incensurato il suo ruolo appare fondamentale: grazie a lui l’organizzazione camorristica fagocita un’impresa sana e la asserve ai suoi desiderata – prosegue il gip –; il suo inserimento oramai pluriennale all’interno dell’amministrazione di Ferentino ne garantisce il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di condotte anche per reati di pubblica amministrazione».
«Immediatamente dopo la firma del contratto – d’appalto a Ferentino, si legge nell’ordinanza –, il consigliere comunale di maggioranza con delega ai servizi cimiteriali, reclamava dal co-titolare della ditta (Antonio Scarsella, ndr), a titolo di tangente, la somma di euro 300.000, pari al 5% dell’importo totale dei lavori stimati. Richiesta respinta dall’imprenditore, nonostante le insistenze del consigliere comunale che, a questo punto, sollecitava esponenti della camorra per costringerlo a pagare. In particolare l’interfaccia di un clan camorristico di Napoli centro che sottoponeva l’imprenditore di Tivoli a reiterate richieste estorsive, anche mediante l’uso di armi e perfino a mezzo di veri e propri raid nella sede dell’azienda» a Pontelucano.
Dalle iniziali 300mila per l’appalto a Ferentino, la somma lievitava fino «all’esorbitante cifra di un milione di euro quale “sanzione” per i supposti “ritardi” nei pagamenti dell’imprenditore, dal quale, in aggiunta, veniva addirittura “preteso” l’esborso del 10 % del fatturato per i futuri lavori della sua ditta in cambio della “protezione” del “clan”».
Dopo aver corrisposto 44mila euro di acconto, angosciato per le minacce alla sua persona e ai suoi familiari, l’imprenditore presentava una denuncia ai carabinieri della Compagnia di Tivoli. Indagini complesse, utilizzo di sofisticate tecnologie, osservazione e pedinamenti, con il coordinamento della Dda (direzione distrettuale antimafia) e della procura della Repubblica di Roma. Stamattina, la conclusione per tutti e 5 gli arrestati: il portone di Regina Coeli.