SI APRIRA’ IL 5 maggio «L’arte di salvare l’arte. Frammenti di Storia d’Italia», la mostra delle opere trafugate ma recuperate dai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico. Tra i «tesori» esposti fa bella mostra di sé la Triade capitolina (nella foto), il “biglietto da visita” della manifestazione) temporaneamente trasferita dal museo Lanciani alla Palazzina Gregoriana. L’esposizione si concluderà il 14 luglio. L’esposizione è realizzata in occasione del 50° anniversario dell’istituzione del Comando dei carabinieri addetti alla tutela del patrimonio culturale, un reparto specializzato dell’Arma istituito il 3 maggio del 1969 per contrastare i crimini a danno al nostro patrimonio storico artistico.
«Saranno esposti alcuni dei più significativi beni culturali recuperati in mezzo secolo di intensa e proficua attività investigativa – si legge nel depliant illustrativo –, unitamente a opere restituite al patrimonio artistico nazionale grazie all’azione di diplomazia culturale messa in atto di concerto con il ministero per i Beni e le attività culturali». 
Tra i capolavori presenti in mostra la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, il Cratere di Euphronios, il Trapezophoros, la Triade Capitolina, Il giardiniere di Vincent Van Gogh, Le Cabanon de Jourdan di Paul Cézanne, le oreficerie Castellani, la Sacra Famiglia con una Santa di Andrea Mantegna.

di TOMMASO VERGA
LICENZIATA STAMATTINA. Una determinazione decisamente determinata e determinante che però non destituisce chi è in carica. Ma aumenta l’organico: da oggi c’è un «conservatore» al museo Lanciani di Montecelio. Il suo nome è Paolo Rosati, archeologo. Decisione quantomeno singolare visto che si ripristina un ruolo abolito con l’ultima riforma del regolamento museale, risalente alla determinazione del commissario prefettizio del 9 febbraio 2017. Tanto che l’ennesimo bando di esame – il terzo consecutivo se non si va errati; questo però concluso positivamente – prevedeva (come è stato) l’assegnazione dell’incarico di «direttore» a Ilaria Morini, tiburtina, dell’«Una quantum», associazione della quale (ops!) Paolo Rosati è presidente. Si era all’inizio del novembre 2018.
La scelta della Morini al museo Lanciani, si ricorderà, fece molto discutere visto che non si trattava di un’archeologa. Tanto più che l’indifferenza dell’ente locale relativa alla questione-titolo non sarebbe stata di gradimento della Sovrintendenza. Il ricorso al condizionale si rivelerebbe superfluo se non fosse che i reperti di maggior pregio sono «confinati» sotto chiave al secondo piano del museo Lanciani, visitabili ma solamente nella forma «guidata», e a seguito dell’autorizzazione della sovrintendenza.
Di qui il conflitto tra il ministero e il Comune di Guidonia Montecelio. Il quale sarebbe ricorso alla nomina del «conservatore» in sostanza per dotarsi di un archeologo. Con ciò immaginando di applicare il regolamento del 2017. Nel quale, all’articolo 5, si descrivono le caratteristiche della «Direzione scientifica del museo», «affidata – si legge – ad un soggetto che assumerà la qualifica di Direttore del museo». Il quale «verrà individuato, secondo le procedure di legge, fra i soggetti in possesso di adeguate e specifiche doti professionali, come risultanti dal titolo di studio, dalle esperienze maturate e dagli incarichi ricoperti».
Il «conservatore» come si vede non può sostituirsi al direttore del museo Lanciani, all’occorrenza potrà fregiarsi del titolo di archeologo, presumendolo adeguato al profilo richiesto nel regolamento. Quanto si vedrà.
Come si legge nella determinazione di questa mattina, la numero 72 a firma della dirigente Carola Pasquali, l’«incarico sarà svolto a titolo completamente gratuito e fino alla scadenza dell’affidamento, fissata al 18 aprile 2020», tanto «che il presente provvedimento non comporta impegno di spesa o diminuzione di entrata e non ha riflessi sul bilancio dell’ente»; infine, il provvedimento viene trasmesso «al conservatore e gestore dei servizi museali, dott. Paolo Rosati; al direttore del Museo Civico Rodolfo Lanciani, dott.ssa Ilaria Morini; alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale».
L’impressione è che non finirà così. Secondo Renzo Piano «un museo è un luogo dove si dovrebbe perdere la testa». Non intendeva sicuramente per crearne un’altra. In laboratorio, artificiale.