Giuseppe Quintavalle

di TOMMASO VERGA
Si avvia verso la conclusione la lunga procedura di nomina dei direttori generali di alcune aziende – sei per l’esattezza – della sanità del Lazio (l’avviso pubblicato sul Bollettino della Regione, risale al 3 gennaio). I nomi dei prescelti sono stati trasmessi il 17 luglio dall’assessore Alessio D’Amato al Consiglio regionale con la richiesta di parere della Commissione sanità. La quale dovrà esprimere un giudizio obbligatorio ma non vincolante (i riti imperscrutabili della burocrazia).
Ed ecco i designati: Azienda ospedaliera San Giovanni: Massimo Annicchiarico (proviene da Modena); Azienda ospedaliera Sant’Andrea: Adriano Marcolongo (da Istituto nazionale tumori di Aviano); Asl di Frosinone: Stefano Lorusso (proviene dalla Sardegna); all’Ares 118 Maria Paola Corradi, Giuseppe Quintavalle alla Asl Roma 4 di Civitavecchia, entrambi trasformati da commissari a direttori generali.

Letti i curriculum, i sei direttori generali sono diventati cinque

L’elenco? Incompleto. Perché i sei direttori generali per altrettanti posti da occupare sono cinque. Ne manca uno. Quello della Rm5, la Asl della provincia a est di Roma con sede a Tivoli. Come per altri svolazzi del passato, nessuno spiega nulla, da via Cristoforo Colombo, sede del trono del silenzio, non trapela la benché minima motivazione.
Sarà che Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità regionale, sa che può far conto sull’abitudine locale. Subire senza fiatare. I più recenti avvicendamenti dei direttori generali sulla poltrona offrono un esempio esemplare. A Tivoli c’era una volta Giuseppe Caroli. Si presentò il 1° gennaio 2014 e il 12 ottobre 2015 scomparve (letteralmente). Al punto che c’è chi si domandò se fosse ancora dipendente o meno del Servizio sanitario nazionale. Un «chi l’ha visto?» che si consolidò con la mancata valutazione obbligatoria da parte della Regione. Nonostante ciò, poi Caroli riapparve. In qualità di «commissario» dell’azienda Sant’Andrea. E alla palazzina di via Acquaregna venne destinato Vitaliano De Salazar. Talmente felice della sede assegnata dal 1° novembre 2015 da presentarsi dopo il Natale successivo.

Giuseppe Caroli

Ciò per dire che, per un verso o per l’altro, la «solita» Regione Lazio viene favorita dalla complicità oggettiva del quadro politico e amministrativo locale. A cominciare dai primi cittadini – quelli assisi nella «conferenza dei sindaci» della Asl –. Giuseppe Proietti e Michel Barbet, i più anziani in carica, corrispondenti alle città più grandi, Tivoli e Guidonia Montecelio, nemmeno si saranno accorti della mancata nomina del direttore generale della struttura territoriale più importante del loro comprensorio. Oppure – vale sicuramente per il secondo –, perché si condivide la formula «inventata» dalla Regione Lazio, il «commissario part-time» («inventata» per il fatto che non soltanto nessuno ha motivato la decisione e fornito le «chiavi interpretative» ma perché non si trovano paragoni). Probabilmente Barbet e i 5stelle sperano che la mancata nomina del direttore generale della Rm5 si tramuti in una decisione permanente, affinché Giuseppe Quintavalle prosegua nel commissariamento. Simpatie.

Se la Regione Lazio «riconsegnasse» i terreni ai Comuni?

Vitaliano De Salazar

Il fatto è che un direttore generale full-time occorre, è indispensabile, non è più possibile una gestione della Asl che faccia perno sul tran-tran quotidiano. Perché, accanto ai problemi via via accumulatisi nel tempo, sempre più gravi, le questioni di più stretto periodo non appaiono di ordinaria amministrazione. A fatti come la carenza di personale (grave soprattutto per gli ospedali), le liste d’attesa, i pronto soccorso, la mobilità passiva Asl-Asl e interregionale, vanno aggiunte un paio di novità di recente conio.
Dell’ospedale di pianura abbiamo scritto – https://www.hinterlandweb.it/wordpress/2019/07/due-miliardi-di-euro-per-ledilizia-ospedaliera-del-lazio/ –. Si costruirà a «Cesurni» (anche se la «creazione» non sarà «prossima» come vorrebbe la propaganda), su 20 ettari di terreno di proprietà della Asl. Il che, di per sé, chiama in causa la Rm5. Che potrebbe doversi anche confrontare sugli spazi per i servizi e le infrastrutture necessari all’area, tenendo altresì in conto della «rivoluzione» che a breve apporterà la conclusione dei lavori del nodo di scambio gomma-rotaia nei pressi del futuro nosocomio.
Senza escludere che nel frattempo potrebbe andare a compimento quella che è allo stato soltanto un’idea della Regione, intesa a «riconsegnare» i beni dell’ex Pio istituto Santo Spirito – così come gli omologhi distribuiti nel Lazio – ai Comuni di Tivoli e di Guidonia Montecelio. Una presa d’atto del fallimento delle Aziende sanitarie in proposito.

La soluzione potrebbe venire da una donna, Silvia Cavalli

Silvia Cavalli

A precedere il «buco Rm5» nell’elenco del 17 luglio, le previsioni davano in contesa come direttori generali a Tivoli Giorgio Santonocito, a capo della Asp di Agrigento, 50 anni, un curriculum vitae lunghissimo che illustra un secchione nelle materie giuridico-economiche applicate alla sanità in particolare, una cultura valorizzata da una serie di saggi sul Sole24ore, il giornale di Confindustria. Tutto contenuto in un pdf del peso di 1.036,24 kb. Si consideri che quello di Vitaliano De Salazar, il pre-predecessore in via Acquaregna, pesava 100,87 kb, e Giuseppe Quintavalle, 124,06.
In «concorrenza» con Santonocito, veniva data Silvia Cavalli, laureata in Economia e commercio, un master universitario di II Livello in «Diritto e tecnica degli appalti pubblici» e un secondo in «Diritto del lavoro e delle pubbliche amministrazioni e gestione delle risorse umane» presso la Scuola superiore di pubblica amministrazione. Nata a Rieti, attualmente (dal dicembre 2016) Silvia Cavalli è direttore amministrativo della Rm2.
Entrambi avrebbero rinunciato (non definitivamente, almeno la donna) alla proposta della Regione Lazio. Forse convinti non valesse la pena cambiare l’esistente con il nuovo.
Di certo, Giorgio Santonocito ambiva a un incarico prestigioso, a Roma, da direttore generale del Sant’Andrea o del San Giovanni, una delle due aziende ospedaliere. D’altronde si tratta di un manager «pesante», aduso a veder transitare vessilli e casacche a Palazzo dei Normanni – la sede del Parlamento siciliano –, sopravvissuto a Totò «vasa vasa» Cuffaro e ai numerosi successori fino all’attuale Nello Musumeci. Sarebbe stata una bella partita a Tivoli…