di TOMMASO VERGA
A COSA SERVE E A CHI il raddoppio della via Tiburtina extraurbana? Per chi intendesse l’interrogativo una provocazione, si consiglia di verificare il «contenuto», i fatti. Constaterebbe che il «via ai lavori» non modificherà nulla della non più sopportabile viabilità della pianura tiburtina. Il progetto ignora sia i punti critici che il «divenire» dell’area. Inutile quindi cercare miglioramenti sul tragitto Tivoli-Albuccione, il più «fastidioso» per chi percorre l’arteria.
Alla pari delle risposte al quesito su «Cesurni: chi se l’è inventato?» trattando in sequenza piattaforma logistica, Terme Acque Albule, stazione del treno metropolitano, ospedale di pianura. Tutto «sistemato» lì.
I numeri. Importo base dell’appalto, Iva esclusa, 28.150.852,96 euro. Per 3,2 chilometri.
Che, ad ovest, vengono misurati partendo dal Car (il Centro agroalimentare romano) decisamente interessato all’opera visto che il 2020 segnerà la fase attuativa del «Piano strategico industriale 2019-2021», progetto di sviluppo di assoluta rilevanza. Previsto l’ampliamento della superficie aziendale di 60mila mq. Necessari per far posto non soltanto (era ora!) al mercato dei fiori e al mattatoio (trasferiti da Roma, rispettivamente da via Trionfale e da via Palmiro Togliatti al Quarticciolo), ma anche al «biologico» e alle cucine per la preparazione e la lavorazione del cibo: il Car «verticalizza» l’attività.
Sul lato opposto, il rifacimento della strada termina all’altezza della «Pista d’oro».
Così, schematicamente, oltre agli insediamenti produttivi – e ci sta – dei due Pip di Tavernelle e di quello dirimpetto di Santa Sinforosa, a beneficiare saranno appunto il Car e qualche migliaio (si dice 5.000) di nuovi residenti sui 45 ettari della lottizzazione «Santarelli costruzioni» sulla collina di Castell’Arcione. Proprietà che Felice Santarelli ha acquistato dagli eredi Del Fante. A costoro, la Tiburtina-raddoppiata entra in direttamente in casa.
Sono i carichi (anche se non gli unici) geografici e fisici sulla ex statale (da anni la Tiburtina è stata «retrocessa» a strada provinciale; tanto che l’appalto è stato finanziato dalla Regione Lazio ma gestito dalla Città metropolitana). A smentire la vulgata che vuole l’Italia ferma agli ordini del «generale agosto», il cantiere del primo lotto (1,439 km) è stato attrezzato e i lavori iniziati.
Il progetto preliminare risale alla delibera della giunta provinciale 1520/49 del 31 dicembre 2009 (presidente a Palazzo Valentini Nicola Zingaretti; assessore ai Lavori pubblici Marco Vincenzi, ex sindaco di Tivoli). Il proposito originario immaginava il prolungamento delle sei corsie della Tiburtina-Portonaccio fino a Bagni di Tivoli (poi «retrocesso» alla «Pista d’oro»; ignoto il motivo). Con le due carreggiate centrali riservate ai mezzi pubblici non si escludeva la sostituzione dei bus con i tram. «Autore materiale», Michele Civita, assessore ai Trasporti di Palazzo Valentini.
Dopo che la Provincia di Roma aveva inserito il rifacimento nel programma triennale delle opere pubbliche 2010-2012, si convenne di inserire il raddoppio – in un «modello» radicalmente diverso dall’iniziale – nel fata viam invenient, il Prusst dell’area tiburtina (Programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio). Sancito da un protocollo deliberato l’8 marzo 1999 dai Consigli comunali di Roma, Tivoli, Guidonia Montecelio e Castel Madama. Che individuava, «tra l’altro, i settori e gli obiettivi prioritari di intervento nonché i criteri e gli strumenti tecnici ed istituzionali per la formazione concertata del Prusst». A tutti gli effetti, pratici e teorici, un tentativo – a memoria, l’unico – di pianificazione dell’area vasta tiburtina. Fallito. Per il prevalere di interessi derivanti dallo sventolio delle bandierine dei campanili locali.
«Cesurni», nuova «centralità» dell’asse tiburtino. Una stradina unico collegamento
L’illustrazione potrebbe arrestarsi qui, alla sommaria descrizione dell’opera e degli «effetti collaterali». Non fosse che il raddoppio «Tiburtina Car-Albuccione» così come l’ha licenziato il Prusst tradisce l’attesa dei benefici aspirati. A quel tempo, ai due estremi della Tiburtina così come rappresentata oggi, si trovavano l’insediamento (ancora in divenire) dei mercati generali, mentre, a est, sul «confine», c’era l’ospedale psichiatrico di «Martellona». Dal 2002 sostituito dall’Ihg (Italian Hospital Group). Sui terreni agricoli del manicomio utilizzati per la terapia dei disagiati mentali, nel 2009 venne costruito il centro commerciale. Nello spazio limitrofo, si programmò la edificazione dei palazzi della «Stradaioli srl» di Aprilia, costruttori appunto del «Tiburtino Shopping Center».
Ancora in termini di interessi, quelli di Felice Santarelli non erano riservati soltanto alla collina della famiglia Del Fante – la lottizzazione ospiterà ville e villette (ammesso vengano superate le limitazioni dettate dal «vincolone» su 1.700 ettari apposto dal Mibac su Guidonia Montecelio) –, ma anche ai 7,1 ettari dell’ex kartodromo «Pista d’oro», destinato a palazzi. Consegnata ai ricordi la «culla» di piloti di formula 1 quali De Angelis, Cheever, Pirro, Fisichella, fino a Lewis Hamilton.
Le modificazioni degli assetti originali, per quanto in itinere, evidentemente costituirono il motivo portante per gli estensori del Prusst. Che consegnarono alla «politica» la fotografia di «quella Tiburtina», priva di ogni mutamento quanto ad attività che di residenze. Oggi quella «lettura» si traduce nella valutazione della bontà di un progetto che a tutti gli effetti risulta sostanzialmente superfluo quanto a utilità collettiva. Tanto che per i residenti, il raddoppio costituirà un ulteriore aggravio delle condizioni di vita. Riequilibrare l’assetto del territorio? – principio informatore dei Prusst –: un buon titolo per un incontro in un centro culturale. Pessimismo? si veda il «concreto». Con buona pace dei polpettoni cucinati dalla propaganda.
IL «NODO DI SCAMBIO» della ferrovia metropolitana. Nel convegno promosso dal Pd il 14 giugno 2018 venne annunciato il transito dei convogli della F2 a Tivoli Terme dal 2021. Ciò in base all’accordo Regione-Rfi del 22 giugno 2018 (a firma dell’assessore regionale Michele Civita). Incontro che rigorosamente evitò di approfondire il «nodo di scambio» di Collefiorito di Guidonia, la stazione successiva, rinviato a chissà quando. Un rimando dalle pesanti conseguenze, che provocherà il concentramento della domanda dell’intero comprensorio su Tivoli Terme. Dove faranno capo non solo i pendolari della pianura ma anche della Sabina, delle Valli dell’Aniene e del Giovenzano. Un capolinea che dovrà sopportare il traffico veicolare ma anche disporre d’uno spazio adibito ai parcheggi. Tutto ciò ricorrendo al sistema viario attualmente in uso.
Paradosso: il limite «Pista d’oro» della Tiburtina-raddoppiata non sarà collegato alla nuova stazione Fs di Tivoli Terme, per quanto distante un solo chilometro. Un prolungamento che potrebbe benissimo ricavarsi sul terreno interamente di proprietà pubblica sul quale quindi non sarebbe necessario il ricorso alle procedure burocratiche né ai rimborsi relativi agli espropri.
LA LOGISTICA. Alzando lo sguardo (e passando ad altro; anzi: oltre), già adesso, aldilà dei binari della stazione delle Terme, si trova il lungo edificio orizzontale della «Passalacqua trasporti». In via Cesurni. Il che introduce il successivo capitolo del tema – come ci si arriva? –. Interrogativo pesante allorquando interverranno le molte trasformazioni programmate che faranno di «Cesurni» una nuova «centralità» dell’asse tiburtino.
Perché, intanto, quella strad(in)a, sarà percorsa dai camion che alimenteranno i moltiplicati complessi dedicati alla logistica e all’outsourcing. Il numero attualmente limitato salirà quando le procedure avviate dal Comune di Tivoli sfoceranno nel benestare alla costruzione della piattaforma logistica – una sessantina di ettari – che potrebbe costituire l’interesse della «Euroiset Italia» – tuttora non si è a conoscenza degli obiettivi della srl –, la società che a marzo 2014 ha rilevato dal fallimento i beni già di proprietà della «Interporto Roma est» (il condizionale si riferisce al fatto che oggi la piattaforma logistica deve fare conti con l’interporto di Fara Sabina, nemmeno immaginato ai tempi del progetto d’origine).
LE TERME ACQUE ALBULE. In via Cesurni si entra e si esce esattamente al termine del recinto delle terme Acque Albule sulla Tiburtina, coincidente con il «confine» del Prusst. Una frazione dello stabilimento termale priva di ogni attività eccetto la cura delle palme care al ragionier Bartolomeo Terranova, amministratore della società mista pubblico-privata (il Comune di Tivoli è in possesso del 60 per cento delle azioni).
Il «fatto curioso» è che, nella «spartizione» dei beni, il privato ha chiesto ed ottenuto il controllo anche di quella porzione dell’azienda, nei fatti soltanto un aggravio in termini di imposte. Il che lascia pensare il finanziere al vertice della società abbia in serbo progetti di espansione dell’offerta termale. In ogni caso dopo aver ri-cavato in superficie un liquido coerente con la ragione sociale, l’acqua solfurea per intendere. Ciò fosse, Cesurni potrebbe annoverare un’ulteriore crescita dei contatti, non soltanto nella stagione estiva.
L’OSPEDALE DI PIANURA. Da ultimo, la dotazione più recente, l’ospedale di pianura. Indicata dalla stessa Regione Lazio la zona dove verrà costruito, «Cesurni» appunto. La messa in opera costerà 76 milioni 521.531 euro, metà dei 145 miliardi di lire che vent’anni fa vennero stanziati dall’allora presidente Piero Badaloni. La singolare corrispondenza delle cifre a distanza di tanto tempo è dovuta al fatto che il nosocomio verrà edificato su venti ettari di terreno dell’ex Pio istituto Santo Spirito, di proprietà pubblica quindi, area limitrofa alla piattaforma logistica.
I volumi di traffico e la mancanza di un accesso ottimale dalla via Tiburtina rischia di penalizzare l’utilizzo del policlinico sia nell’ordinario che nelle urgenze. Con ricadute significative sulla mobilità passiva dalla Rm5 verso altri nosocomi della capitale.
La costruzione del raccordo anulare interno tra i quartieri di pianura
Qualcosa potrebbe comunque ricavarsi dal raddoppio della Tiburtina. Ponendo la questione del riequilibrio, sulla quale pesa la dislocazione delle attività. Come «Cesurni», tutte collocate sul «lato Aniene» del comprensorio. Non soltanto l’ospedale. L’ottimizzazione dell’utilizzo potrebbe essere soddisfatta da un raccordo autostradale interno ai quartieri di pianura. Ristrutturando la viabilità esistente. Un «lavoro pubblico». Che richiede l’impegno delle amministrazioni locali. Di Tivoli e di Guidonia Montecelio. Si spera non costituisca la vera difficoltà.